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La cattiva lia del titolo è l'io narrante di questo romanzo sul difficile rapporto tra una donna alle soglie della maturità e la madre ottantenne. Carla Cerati mette a fuoco conflitti, rancori, nodi irrisolti che si stemperano quando la lia spinge la madre a raccontarle la propria vita, nel tentativo di avvicinarsi finalmente a lei, di comprenderla e, forse, di rivalutarla.L'autrice mette fuoco gli anni che precedono la morte dell'anziana donna.
Mi domandavo se lei si mettesse nei miei panni, se cercasse di intuire le mie necessità senza vedervi l'intenzione di escluderla, ma semplicemente il bisogno di vivere"
Una donna cinquantenne si trova, nel periodo della propria esistenza in cui ha raggiunto la maturità psicologica e professionale ed è autonoma economicamente a dover convivere con la madre, rimasta vedova e ormai alle soglie degli ottant'anni.Ne scaturisce un rapporto difficile, complicato, contraddittorio, che porterà Giulia, la lia, ad interrogarsi sull'identità della propria madre..La convivenza tra le due donne è un periodo cruciale che evidenzia l'inconciliabilità tra il bisogno di vivere liberamente la propria vita e l'obbligo di sostenere un essere sempre più indifeso.La punta massima del conflitto si tocca il giorno in cui Giulia, ovvero la cattiva lia, arriva a pensare: "Tutto questo si fa anche per un bambino, ma un bambino cresce, un vecchio devi aspettare che muoia". Per vincere quest'insofferenza, Giulia, ricorre ad un espediente: spingere la madre a raccontarle la propria vita, soltanto così riuscirà a rivalutarne la ura. Infatti, soltanto dopo aver approfondito, con una ricerca rabbiosa, i connotati psicologici e caratteriali della madre Ida, attraverso la costruzione della sua biografia, Giulia troverà una seppur precaria tranquillità
Indagine sul delicato e difficile rapporto fra madre e lia e, soprattutto, sulla difficile convivenza fra persone appartenenti a generazioni diverse, La cattiva lia è un bellissimo romanzo, dove l'autrice affronta esperienze vitali radicali: la malattia, la vecchiaia, la morte.
Alla fine non vengono suggeriti al lettore rimedi infallibili o facili consolazioni. Le difficoltà persistono, i problemi non si annullano quasi per incanto: il conflitto fra madre e lia, pur attenuato, dura sino alla morte dell'anziana mamma, forse persino oltre, in un continuo avvicendarsi di rancori, rimorsi, egoismi, necessità, rimpianti, fraintendimenti, rabbie e delusioni.Non ho condiviso del tutto il comportamento della lia nei confronti della madre, forse troppo duro e freddo. Il vero volto della madre e solo alla fine del romanzo, una donna che in fondo aveva lavorato e sofferto molto con molta dignità.
Un romanzo coraggioso, in cui, se il colore predominante è quello dell'ostilità, del disorientamento e dell'angoscia, non manca lo spazio per l'amore, la pietà e la commozione. Una narrazione che non arretra di fronte a verità dolorose e nuove, che smentiscono l'epocale ottimismo conformista. Scritto con un linguaggio semplice è, a mio avviso, un romanzo ricco di riflessioni: sul senso della vita, sull'onore e sulle complesse dinamiche tra le generazioni.
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