La
cultura del primo novecento
Nei primi anni del secolo maturano le condizioni economiche,
politiche e ideologiche che porteranno l'Europa al primo conflitto mondiale. I
rapporti internazionale tra gli stati europei divennero sempre più tesi
a causa del disfrenarsi delle tendenze
imperialistiche. Alla crisi dei rapporti internazionali si accomna
all'interno dei singoli stati, quella dei rapporti sociali. In quest'età, infatti, s'inasprisce il conflitto tra
capitale e lavoro e divampa la lotta di classe. Anche l'Italia veniva investita
da questa crisi, erano quelli gli anni in cui il problema sociale diveniva
l'elemento determinante della politica italiana. Assistiamo, infatti
all'apparsa dei partiti socialisti di massa che rendevano sempre più debole
il funzionamento oligarchico della rappresentanza politica con il risultato di
una trasformazione del sistema liberale classico in quello liberale
democratico. A tal proposito non bisogna dimenticare che in quegli anni la
scena politica italiana fu determinata da Giolitti.
Chi colse meglio la verità di quel periodo fu proprio la cultura, quindi
gli intellettuali, i quali di fronte a questa nuova situazione politica ed
economica, furono tutti d'accordo nell'affermare che era necessario un profondo
rinnovamento in modo da offrire alla borghesia strumenti di cultura adeguata
alla fase di espansione che l'Italia attraversava in quegli anni. Tale
rinnovamento prendeva l'avvio con i movimenti letterari che si andavano
formando agli inizi del secolo. In una prospettiva di polemica antidannunziana
va infatti vista la produzione di quei poeti che dal Borghese furono tutti
detti "Crepuscolari", i quali, vistosi distrutto gli ideali, la fedi e le
ragioni dell'operare, si rifugiavano nel passato o nel sogno. Questa condizione
dell'animo, i poeti appartenevano al crepuscolarismo, la esprimevano attraverso
episodi tratti dalla banalità quotidiana attraverso un linguaggio
semplice e vero. Ma la vera ribellione si ebbe con il Futurismo. I futuristi
sostenevano che la vera strada, da imboccare per l'Italia era
l'industrializzazione per cui puntarono la loro attenzione alle macchine, alle
città moderne, all'automobile e all'elettricità. Dal punto di
vista letterario i futuristi abolirono tutte le poetiche e il culto della tradizione,
nel linguaggio rispettarono le sintassi, le parti qualificative del discorso
come gli aggettivi e gli avverbi, usarono il verbo all'infinito, esaltarono la
guerra che definivano "la sola igiene del mondo".