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La
guerra all'occidente Giovedì
7 Luglio '05 i terroristi hanno compiuto un nuovo attacco terroristico, questa
volta a Londra colpendo
la metropolitana, bruciando i treni nei tunnel, uccidendo con le bombe decine
di persone, fino a paralizzare la città nel terrore allargando l'allarme
a tutta l'Europa. In realtà il bersaglio simbolico e politico delle
bombe erano i leader dei grandi Paesi del mondo che aprivano il G8, proprio
nello stesso Paese. Ormai la sfida al
nostro mondo corre con un percorso realistico dentro il pensiero occidentale,
le sue scadenze e le sue procedure simboliche.
E tuttavia, nonostante il bersaglio proandistico che mirava
a bloccare il G8, resta la sensazione che il vero obiettivo sono proprio i
piccoli gesti quotidiani di ognuno di noi, che formano la banalità della democrazia di ogni giorno. Ormai dovrebbe
essere chiaro a tutti, che siamo dentro una stessa storia, da quel giorno di
settembre del
Se è così, bisogna dire che non basta ripetere
il no alla guerra. Bisogna prima dire no anche al terrorismo, perché l'attacco al
metrò londinese, dopo quello di Madrid e New York universalizza la
minaccia ma rende visibile anche il bersaglio comune,che ricerca le ragioni del
conflitto tra Occidente e Medio Oriente.
La vera guerra dura da quasi quattro anni, anche se nei ripari
nelle nostre capitali e nel nostro 'modo di vivere' ci siamo forse
illusi di essere ai margini, spettatori, capaci di tenere la crisi all'esterno.
I morti delle torri di Manhattan dell'11 settembre 2001, come i passeggeri dei treni di Madrid e oggi di Londra, erano persone qualsiasi che stavano lavorando. Così come molti dei civili che muoiono a Baghdad nella zona sunnita. Questo è un modello di confronto bellico al quale non eravamo abituati. L'orrore che colpisce persone del tutto innocenti assomiglia a quello che nasce per le strade, quando la malavita organizzata spara per colpire un avversario ben preciso e sacrifica passanti e bambini innocenti.
Penso più che uno scontro fra nazioni per questioni di confine, di modelli di vita o addirittura di religione, ci troviamo di fronte a un ad una mossa feroce, barbarica che definisco come un disequilibrio chimico di un corpo che è il pianeta.
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