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La morte di Ermengarda
Fa parte della tragedia dell' "Adelchi", in questo atto Ermengarda sta per morire e Manzoni racconta come passa i suoi ultimi istanti di vita e ripercorre nel passato i ricordi di quando lei era felice. Ermengarda si trova in un convento, insieme alla sorella suora, nel quale si era rifugiata per scappare dal dolore e cercare un po' di pace interiore.
Manzoni, che ha a cuore la veridicità delle cose, ovvero vuole raccontare oggettivamente come si sono svolti i fatti realmente, per fare ciò usa il metodo del coro; si crea un cantuccio (spazio) in cui ferma l'azione e apre una parentesi in cui esprime le sue opinioni in modo da dire la sua senza esporsi troppo.
Questo coro si avvicina molto al "5 Maggio" dedicata a Napoleone, sia per la struttura dell'opera sia per come vivono entrambi i personaggi i loro ultimi giorni di vita.
Ermengarda è accomunata al fratello Adelchi da grandi sentimenti e dal loro animo più buono, entrambi vengono colpiti duramente nei loro affetti e, allo stesso modo, sono contro un atteggiamento propenso alla ragion di stato come il padre Desiderio e lo sposo di Ermengarda, Carlo Magno.
Manzoni nel descrivere la storia che vive Ermengarda con Carlo Magno, usa esplicitamente immagini e termini che fanno pensare ad un amore molto passionale e il testo e carico di valenze fortemente sessuali.
Con i capelli morbidi sparsi
Sul petto scosso dall'affanno
Con le braccia abbandonate e
Con il volto pallido imperlato dal sudore
Giace questa fanciulla così buona, che con lo sguardo
Cerca il cielo quasi a prendere coraggio per la morte così vicina.
Smettono le lamentele delle suore: all'unisono
Iniziano a pregare:
Viene posta sulla gelida
Fronte una mano dolce
Che tende sugli occhi azzurri l'estremo velo (le palpebre).
Si inserisce Manzoni che tende a sottolineare
la passione terrena di Ermengarda nei confronti del marito, passione che la
sconvolge
O fanciulla gentile, sgombra dalla
tormentata
Mente tutte le cose che ti tengono legata alla terra;
leva verso Dio un pensiero
di offerta e lasciati morire:
fuori dalla vita il tuo lungo cammino di sofferenza
è finito.
Descrive i momenti passati da Ermengarda prima di
morire, cos' come fa con Napoleone nel 5 Maggio
Ahi! Nelle notti insonni
Quando girava nel chiostro solitario
Tra il canto delle suore (vergini)
E andava a supplicare Dio,
Sempre nel suo pensiero erano presenti
Quei momenti mai dimenticati.
Quando ancora amata nel giorno del suo arrivo in Francia, inconsapevole
Di quel futuro tanto terribile che l'aspettava,
Ella era come ubriaca di gioia e di desiderio
E in tutte le altre donne franche
Suscitava invidia (per essere la moglie di Carlo Magno):
Mentre assiste alla scena di caccia da un lato
prova repulsione per una scena così cruenta dall'altra
è attratta dal marito che appare affascinante e virile in tutto il
suo splendore dal quale non riesce a staccare gli occhi di dosso.
Quando da una collina
Con i biondi capelli pieni di gemme
Vedeva nella vallata sottostante
La scena di caccia
E il re con i capelli lunghi
Chinato sulle briglia;
E dietro a lui la scia dei cavalli
Lo sbandarsi e il rapido
Ritorno dei cani da caccia;
E dai rovi frugati dai cani
Uscire il cinghiale;
Amabile terrore -> ura retorica È un ossimoro, ovvero
vengono accomunate due parole completamente opposte tra di loro
E la polvere battuta dai cavalli
Che si impregna di sangue del cinghiale
Colpito dal re: la dolce fanciulla
Girava il volto verso le sue ancelle
Resa amabile dal terrore .
Oh Mosa! Oh tiepidi
Bagni di Aquisagra!
Dove, deposta l'orrida
Maglia, il guerriero sovrano
Scendeva dal campo per togliersi
Il sudore di dosso e rinfrescarsi!
Così come la rugiada che bagna un cespuglio
D'erba inaridito gli ridà
Freschezza e gli steli da aridi tornano verdi
Nel tenue calore dell'alba
Allo stesso modo Ermengarda
Con l'animo bruciato dalla passione verso Carlo
Trae refrigerio(sollievo)
Dalla parola amica delle suore
Che cercano di deviare
Il suo pensiero d'amore verso il marito
A un amore eterno, fonte di gioia infinita.
Sgombra o dolce fanciulla
Dalla tua mente le passioni terrene,
Leva a Dio un pensiero
D'offerta e muori:
Manzoni secondo la sua visione cristiana condanna
la guerra perché è portatrice di morte, ma considera la guerra uno
strumento giusto solo se questa serve per liberare un popolo
dall'oppressione di un altro. La ragazza pur discendendo da una stirpe
importante di oppressori viene accomunata a tante
altre giovani che come lei hanno perso i loro cari.
Nel terreno che deve ricoprire le tue spoglia
Altre donne dormono
Consumate anche loro dal dolore come te;
Spose rese vedove dalla spada e fidanzate invano (vergini)
Che non si potranno mai sposare;
madri che i loro li hanno visto morire.
Descrive la stirpe dalla quale discende
Ermengarda. Quando scrive diritto si riferisce a
un qualcosa di superiore alla legge umana
Tu che provieni
Da una stirpe di oppressori,
Che si fecero forza del loro numero,
Che si diedero ragione con la violenza
E il diritto lo imponevano col sangue
Il destino di Ermengarda
è deciso dalla Provvida Sventura (ossimoro) in quanto la disgrazia e
la sofferenza che si abbattano su di lei fanno in modo che si purifichi,
sulla sua persona si abbatte una condanna morale in quanto proviene da una
famiglia malvagia (stirpe di oppressori). Ermengarda e Napoleone hanno un
destino simile in quanto entrambe queste storie sono basate sulla parabola
esistenziale della vita di un uomo che dall'apice del successo per
Napoleone e dalla gioia e l'amore per Ermengarda si ritrovano a soffrire e
a patire; negli ultimi giorni di vita si avvicinano entrambi a Dio anche
grazie alla loro sofferenza.
E si facevano vanto di essere spietati,
La provvida sventura ti ha collocato
In una famiglia di oppressori;
Muori compianta da tutti;
Scendi a dormire con tutte le altre persone
Non colpevoli
Ma le tue ceneri non saranno mai oggetto di offesa.
Muori; e la tua faccia pallida
Acquisti una serenità che ti è mancata negli ultimi istanti;
Come era quando quel giorno
Ignara del futuro terribile che l'aspettava,
Quando emanava (il viso) serenità e
Sperava in un radioso avvenire.
Paragona al viso di Ermengarda
che ritrova un po' di pace con la morte dopo le sofferenze patite ai raggi
del sole al tramonto che colorano il cielo di rosso, che secondo la
tradizione popolare è preludio di un buon tempo e di speranza.
Così come le nuvole
al tramonto di un giorno tempestoso
si aprono e dietro il monte il cielo
si colora di rosso verso occidente:
un augurio di un giorno
più sereno.
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