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La pena di morte

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La pena di morte


Ancora oggi nei Paesi più civilizzati si assiste a condanne a morte. L' America, che da sola "controlla" il mondo, dimostra di non essere poi così moderna, dando la pena capitale a coloro che commettono uno o più omicidi. Qualche tempo fa un politico italiano ha proposto l'abolizione della pena di morte ma purtroppo questo non ha portato a niente. Si vede spesso, navigando su Internet, di amici e parenti di assassini (o persone innocenti accusate ingiustamente) che chiedono a chiunque legga quelle ine di firmare la petizione, da inviare al governatore dello Stato in questione, per annullare la sentenza.

Penso che la pena di morte sia esagerata: in Italia si da', anzi si dava, l'ergastolo alle persone che commettevano un omicidio, mentre ora si danno solo pochi anni perché tutti vengono giudicati come malati mentali o incapaci di intendere e di volere al momento del compimento del fatto. Si dovrebbe cercare di adottare lo stesso "grado" di condanna in tutti i Paesi, o almeno in quelli più civilizzati o che hanno i mezzi per farlo: evitare la pena capitale è il punto da cui partire. Bisognerebbe aprire un dialogo con quelli che decidono, far capire loro che giustiziare un assassino non riporta in vita le persone che ha ucciso: magari, all'inizio, può dare la soddisfazione ai genitori delle vittime di aver reso giustizia ai propri cari. Ma bisogna pensare che dopo l'esecuzione un'altra famiglia soffrirà. Secondo me, allora, si dovrebbero giustiziare anche i boia che ogni settimana, fanno l'iniezione a un condannato. Lo Stato non può dare il diritto ad un uomo di ucciderne un altro, lo Stato non può rendere legale un omicidio, perché è sempre di questo che si tratta.



Il boia diventa carnefice a sua volta.

La sera scorsa ho visto su Italia 1 una puntata di "Borders" dedicata ad una prostituta (diventata famosa grazie al film ispirato alla sua storia), condannata alla pena capitale nel 2000 per aver ucciso sette dei suoi clienti. Le testimonianze raccolte erano veramente scioccanti: la donna ha dimostrato in diverse occasioni di essere pazza. Ha accusato la stampa di aver organizzato tutto per farla imprigionare, ha confessato, ha ritrattato, è persino andata contro ciò che i testimoni da lei scelti dicevano. Pazza o no, non meritava quell'iniezione, non doveva morire; sarebbe stato sufficiente metterla in isolamento.

Un altro caso eclatante è quello di Anna Maria Franzoni, condannata a trent'anni per l'uccisione del lio di quattro. Io mi chiedo: "Come mai questa grandissima differenza di condanna?"; logicamente in Italia non c'è la pena di morte, ma trent'anni non sono troppo pochi per una madre responsabile di aver ucciso il lio?

A mio avviso, tutti i Paesi dovrebbero adottare un documento che vieti la pena di morte e che stabilisca una condanna, uguale in tutti gli Stati, adeguata al reato commesso, perché così si passa da un estremo all'altro.




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