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Lamento per il sud di Salvatore Quasimodo:
Salvatore Quasimodo, nato a Modica, trascorre l'infanzia in varie città della Sicilia per via dei continui trasferimenti del padre capostazione delle ferrovie. Studia a Messina e a Roma dove frequenta l'università di ingegneria, senza però finirla.
Nel 1941 diventa professore di letteratura italiana a Milano dove si trova nel momento in cui scrive la poesia "Lamento per il sud". Dal momento che da alcuni anni vive nel Nord Italia, i ricordi della sua terra natia sono ormai un po' sbiaditi; per questo con grande nostalgia ricorda i pastori, il mare, i verdi prati sorvolati da gru e aironi.
Il paesaggio che vede a Milano è del tutto opposto a quello siciliano, infatti la luna è rossa per la caligine che ne attenua lo splendore, il vento è forte e freddo, il terreno è coperto di neve, le donne hanno tutte la pelle pallida.
Il poeta sente che ormai la sua vita è legata alla Lombardia, a Milano, in cui l'acqua dei fiumi è grigia per il riflesso delle nuvole e della nebbia, ma comunque prova nostalgia per la sua terra, di cui a causa del troppo tempo passato lontano da là, ha addirittura dimenticato il mare, le usanze del popolo, il suono della conchiglia in cui suonano i pastori, le cantilene della gente che torna dai campi dopo aver lavorato, ha dimenticato anche la sua isola e il volo degli uccelli.
Il poeta pensa che non tornerà più nella sua terra natia, la Sicilia, che è stanca di veder morire il suo popolo di malaria ed è stanca di essere dimenticata e di essere sottomessa agli altri popoli; i siciliani da secoli sui monti, costringendo i cavalli a dormire all'aperto, a mangiare fiori bianchi lungo i vari sentieri. Il poeta perciò è consapevole che nella sua terra non tornerà mai più, ma nonostante ciò è nostalgico e malinconico, poiché gli manca fortemente la propria terra, ha il cuore pieno di tensione e agitazione; ormai si è abituato a vivere al Nord, col freddo e la nebbia, non tornerà più al sud tra il sole caldo e gli altopiani.
Per questi motivi nel suo cuore si mischiano dolcezza e rabbia, amore e angoscia: la dolcezza e l'amore per il dolce ricordo della sua terra natia, dell'isola in cui è nato e in cui ha trascorso l'infanzia e la giovinezza; la rabbia e l'angoscia per la consapevolezza di non tornare più in quella terra da lui tanto amata e tormentata dal dolore causato dalla malaria e dala sorte sfortunata.
La poesia di Quasimodo è un inno alla bellezza della Sicilia, ma è soprattutto un lamento, un lamento per le circostanze che lo hanno allontanato dalla sua isola, e per le condizioni in cui si trova questa, abbandonata da tutti nella solitudine. Negli ultimi versi il poeta esprime tutta la sua rabbia sottolineando la disuguaglianza sociale tra il nord e il sud italia, per cui un meridionale ha prospettive di vita peggiori e spesso è costretto all'emigrazione.
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