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Le foibe erano fosse comuni per esecuzioni collettive dove i prigionieri venivano solitamente legati a coppie sull'orlo della foiba e falciati con la mitragliatrice.
I primi esempi sono stati registrati nel '43 nei territori dell'Istria, dove partigiani delle formazioni slave, ma anche gente comune, per lo più delle camne, fucilarono o gettarono nelle foibe centinaia di cittadini italiani, perché considerati "nemici del popolo". Queste esecuzione, però, ebbero la loro massima intensità nei quaranta giorni dell'occupazione jugoslava di Trieste, Gorizia e dell'Istria, nel '45. I crimini ebbero per vittime militari e civili italiani, ma anche civili sloveni e croati, che furono arrestati, deportati, torturati e infine fucilati.
Il perché di tutte queste stragi è
molto complesso e parte da molto lontano. La conclusione della I guerra mondiale
mutò radicalmente gli equilibri politici internazionali e
ridisegnò i confini geografici di numerose nazioni. Il fascismo al
potere in Italia significò per tutte le minoranze nazionali presenti nel
paese, l'inizio di una violenta camna di discriminazione, di negazione di
diritti fondamentali e di italianizzazione forzata. E questa camna
portò ad un accanimento proprio verso la minoranza slava, nei confronti
della quale il regime mostrò un'ostilità dettata da un profondo
disprezzo razzista. Il programma di snazionalizzazione imposto dal fascismo
portò alla soppressione totale delle istituzioni nazionali slovene e
croate, al divieto dell'uso del serbo-croato e all'imposizione dell'italiano
come unica lingua nelle scuole e negli uffici pubblici. Venne attuata
l'italianizzazione delle principali città con il trasferimento in esse
di popolazione italiana. Nelle scuole furono licenziati gli insegnanti di
madrelingua e vi fu una forte limitazione all'assunzione di impiegati sloveni
negli uffici pubblici. Sso ogni diritto a tutela della identità
slava, si arrivò perfino alla italianizzazione forzata dei cognomi.
Anche la gerarchia ecclesiale vaticana aderì a questa politica
rimuovendo dall'incarico i vescovi slavi di Trieste e Gorizia e abolendo l'uso
della lingua slovena nelle funzioni liturgiche e nella catechesi. In seguito
l'occupazione nazifascista scatenò in
Jugoslavia una vera e propria camna di terrore e dopo l'invasione si
inasprì ulteriormente la repressione poliziesca e giudiziaria, alle
quali si aggiunse anche quella dei reparti militari. Nacquero organizzazioni
per difendere i diritti sloveni e croati e per ottenere l'indipendenza dagli
altri stati, come il Movimento di Liberazione che proclamò nel '43 i territori delle
province di Trieste e Gorizia e di Pola e Fiume
annesse rispettivamente alla Slovenia ed alla Croazia. Fu tale situazione,
tutt'altro che stabilizzata sul piano della sicurezza e del controllo militare,
che in Istria nel settembre 1943 alcune centinaia di persone tra cui fascisti
italiani, slavi e soldati tedeschi, molti dei quali già sul punto di
scappare per non dover rendere conto del proprio operato, furono giudicati
colpevoli di crimini contro la popolazione locale e quindi passati per le armi
dai partigiani slavi e italiani e i loro corpi infoibati.
La proanda fascista parlò, allora come oggi, dello sterminio etnico
di migliaia di italiani. Ma ci è anche noto che nelle foibe finirono non
solo i fascisti italiani, ma anche i traditori del popolo croato.
Le foibe non
furono che l'espressione dell'odio popolare compresso in decenni di oppressione
e di sfruttamento, che esplose con la caratteristica violenza delle
insurrezioni di popolo''.
Sul piano della verità, le foibe non rappresentano affatto il simbolo
del genocidio della popolazione italiana e dell'odio antiitaliano.
Non ci fu nessuno sterminio etnico contro gli italiani, ma una comune rivolta
contro gli aguzzini fascisti, nazisti, ustascia e
collaborazionisti macchiatisi di ogni sorta di crimini.
Una lotta di Liberazione contro la barbarie nazifascista
e per la riappropriazione della libertà e
dell'indipendenza nazionale
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