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MACHIAVELLI: IL SOVRANO GIUSTO
Grande ura che Machiavelli sceglie a rappresentare l'uomo giusto nel Novellino, è l'imperatore Traiano. Facendo ciò che era suo compito, l'imperatore romano si dimostrò essere un uomo giusto; tempo dopo lo stesso papa Ghirigoro lo onorò con gran lode. La cosa che forse più colpisce di ciò che viene detto da Machiavelli è che sebbene egli fosse stato ano, la sua anima, liberata dalle pene dell'inferno, gode di vita eterna.
L'uomo giusto non deve quindi avere particolari legami con il mondo cristiano: secondo l'autore anche chi è stato ano può dimostrare di essere giusto, magari molto più di altri cristiani.
Anzi, spesso emerge una critica nei confronti della chiesa cattolica, come ad esempio nei Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, dove l'autore confuta l'opinione secondo la quale sia essa il motivo del benessere delle città italiane. La chiesa è vista come un possibile sovrano che però non ha avuto abbastanza virtù da prendere il potere su tutto lo stato italiano esercitando il suo potere temporale, ma, allo stesso tempo, non ha concesso che altri prendessero tale potere. Il suo errore è quello di aver cercato di unire il potere temporale con quello spirituale, di unire la ura dell'uomo con quella del principe.
Permane sempre un'implicita opposizione tra le virtù degli antichi e il diverso comportamento etico-politico del principe, e questo si può notare soprattutto nella lettera al Vettori: raccontando la sua giornata, l'autore, spiega come per lasciare la sua "veste quotidiana piena di fango e di loto" egli si rifugi "entro le antique corti delli antiqui uomini", indossando, però, panni "reali et curiali", denotando, così, una concezione della regalità anche nel presente, ma legata al passato.
Dal racconto riguardante Traiano che Machiavelli fa nel Novellino, si può vedere come nella sua ura si fondano intersecandosi quella dell'imperatore e quella dell'uomo; allo stesso tempo si può capire come la categoria dell'imperatore, del principe, venga individuata a partire da quella, più ampia e complessiva, degli uomini tutti.
Il principe, essendo anch'esso un uomo e, soprattutto, dovendo esercitare il suo potere su degli altri uomini, per Machiavelli non può dimostrarsi sempre e in ogni caso buono: deve saper osservare, e, soprattutto, capire quale sia il momento esatto per utilizzare la vitrù e quale il momento adatto a sfruttare il vizio.
E lo stesso discorso vale riguardo alla crudeltà e alla pietà.
Concludendo con le parole di Machiavelli stesso: "se non acquista lo amore, che fugga l'odio".
Si capisce qui quanto non sia semplice la ura del sovrano, che deve essere in primo luogo capace di comprendere, e di come possa essere multiforme a seconda delle necessità.
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