italiano |
MADAME BOVARY e ANALISI PSICOLOGICA di FLAUBERT
La sua struttura risulta di tre parti: la prima è di nove moduli; la seconda di quindici; la terza di dieci. Flaubert nel libro usa la poetica dell'impersonalità. Mentre i narratori dell'Ottocento di tipo romantico, come Manzoni, Stendhal e Balzac erano onnipresenti sulla scena intervenendo continuamente nell'azione con commenti e giudizi, stabilendo un rapporto continuo e diretto con il lettore, Flaubert invece, anticipando in questo gli autori del naturalismo e del verismo, esce di scena, rinuncia ad intervenire nei fatti narrati commentando o giudicando, costruisce una rappresentazione oggettiva ed impersonale della realtà. Lo stesso Flaubert in una lettera alla sua amica Louise Colet del 1852, nell'affermare il principio della assoluta oggettività ed imparzialità della narrazione, scriveva: 'L'autore, nell'opera sua, deve essere come Dio nell'universo, presente dappertutto e visibile in nessun luogo. Essendo l'arte una seconda natura, il creatore deve agire con procedimenti analoghi".
Passiamo ora ad esaminare la prima parte del romanzo i cui primi otto moduli possono essere così riassunti: 1) infanzia ed adolescenza di Charles; 2) incontro con Emma 3) dichiarazione d'amore; 4) il matrimonio 5) la casa Bovary a Tostes; 6) l'educazione di Emma; 7) la vita quotidiana e la routine matrimoniale; 8) il ballo al castello di Vaubyessard su invito del marchese di Andervilliers; 9) conclude la prima parte, raccoglie le fila dei moduli precedenti e prepara la seconda parte del romanzo che comincia con l'arrivo dei Bovary a Yonville.
Incontriamo dunque la nostra eroina per la prima volta nella casa del padre in camna. Quando Charles Bovary alza gli occhi su di lei Emma gli appare con un sorriso gentile sulle labbra mentre indossa un vestito azzurro guarnito di tre balze. L'azzurro, il cilestrino, il blu accomnano spesso le descrizioni della bellezza di Emma: sebbene i suoi occhi siano neri, qualcosa di celeste l'avvolge sempre: é l'indizio per Flaubert della sua ambigua personalità, della sua nascosta sensualità.
Emma dunque al capezzale del padre, intenta a cucire delle bende, si punge le dita proprio come la bella addormentata nel bosco, ed entra con quella puntura nel letargo del matrimonio finché non verrà a svegliarla il bacio dell'adulterio. Flaubert inoltre ci mostra che Emma ama recitare. La prima recita con cui si presenta ai lettori é proprio quella della giovane ingenua e pudica, brava e obbediente, in cerca di un marito.
Flaubert manovra i suoi personaggi in modo che tanto Charles che il vecchio papà Rouault siano convinti che Emma é un fiore troppo prezioso per vivere in camna: pelle bianchissima, mani delicate, piedini da parigina, vestiti azzurri ed eleganti, la pettinatura raffinata, tutto porta alla costruzione di un ritratto femminile di ragazza dolce e remissiva, ma un particolare contraddice la visione iniziale: 'Ella portava, come un uomo, trattenuto da due bottoni del corsetto, un occhialetto di tartaruga'. Questo occhialetto da uomo é una delle prime spie con cui Flaubert ci mette sull'avviso: Emma è una donna dalla personalità fortemente contraddittoria. Nel terzo modulo della prima parte, assistiamo ad una scena di seduzione, rappresentata con ampiezza di dettagli visivi: da una parte Emma è intenta a cucire, da brava ragazza, dall'altra con la scena del liquore si mostra una esperta seduttrice.
Tuttavia Flaubert spiana la strada alla sua eroina: Charles resta improvvisamente vedovo.
Torniamo al racconto dell'infanzia di Emma che é tra le ine del romanzo più illuminanti per capire la psicologia di questo personaggio. La sua infanzia é trascorsa in un convento di Orsoline dove oltre al ricamo, la danza ed il disegno ha sempre letto molto: leggeva di nascosto libri d'amore in cui si parlava di amanti lontani, di turbamenti di cuore, di giuramenti, di singhiozzi, di lacrime e baci e di signori coraggiosi come leoni ma dolci come agnelli.
Oltre alla lettura il convento le propone la vocazione religiosa: ma Emma non é interessata al rapporto con Dio: il suo rapporto con la fede é solo estetico e sensuale: le piaceva pensare a Cristo come al 'fidanzato, lo sposo, l'amante celeste'.
Morta la madre, la recita del convento non regge più ed Emma viene rispedita a casa. Dopo il matrimonio con Charles la vita coniugale prende il suo ritmo fatto di rituali ripetitivi che annoiano rapidamente la giovane sposa. Le parole 'felicità', 'amore', 'ebbrezza', su cui aveva sospirato e che le erano apparse belle nei romanzi letti in convento le appaiono ora 'ingannevoli e prive di senso'.
Un fatto inatteso spezza la nebbia del menage coniugale: l'invito ad un ballo da parte del marchese d'Andervilliers. Nelle poche ore trascorse nell'ambiente ricco e raffinato del castello Emma respira l'aria a lei più congeniale: tutto é splendido ai suoi occhi, solo la ura del marito ne esce ancora più ridimensionata.
Tornata dal grande evento del ballo, Emma tenta di costruirsi una vita fittizia di lussi e di divertimenti: compra una carta topografica di Parigi e inventa delle passeggiate da compiervi, si abbona a riviste femminili, segue da lontano le serate all'Opera, l'apertura di un nuovo negozio parigino, una riunione mondana. Non suona più il pianoforte, diventa capricciosa, non mangia quasi più, beve aceto, si inonda di colonia, deperisce.
Il buon dottor Bovary, malgrado la cosa gli procuri un danno economico decide di trasferirsi a Yonville, sicuro che il cambiamento d'aria gioverà ad Emma che é incinta.
Pochi giorni prima della partenza, Emma mettendo ordine in un cassetto, si punge le dita (è la seconda puntura delle sue dita) con il filo di ferro del suo bouquet da sposa; Emma lo scaglia nel fuoco e lo vede consumarsi: questa immagine metaforica della distruzione del suo matrimonio è quella con cui Flaubert conclude la prima parte del romanzo. Nella seconda parte del romanzo, in attesa di sistemarsi nella nuova casa i Bovary alloggiano in una locanda dove incontrano il giovane Léon, praticante notaio, con il quale entriamo nel vivo del tema centrale del libro: l'adulterio.
Al modulo terzo vi è il racconto della nascita della lia di Emma: questa non la guarda neppure, 'voltò la testa e svenne'. La bambina viene chiamata Berthe e mandata a balia in una casa povera fuori Yonville. Nel visitare la lia, Emma si imbatte un giorno in Leon che chiede di accomnarla; questa è più interessata al casto corteggiamento del bel giovane che dalla presenza della neonata che la infastidisce.
Emma si innamora di Léon ma non osa confessarlo neppure a se stessa. Più si accorge di amarlo e più respinge questo amore: è trattenuta dalla pigrizia e dalla paura, non certo dalla lealtà nei confronti del marito.
Emma torna a casa sconvolta e l'autore ci fa assistere ad uno degli episodi più penosi del romanzo: Emma rifiuta il tentativo della piccola Berthe di abbracciare la madre che la respinge brutalmente causandone la ferita ad una guancia. Flaubert ci mostra che malgrado la recita, nel cuore di Emma non vi é amore ma solo insofferenza ed odio. Berthe per Emma è il simbolo dell'unione con Charles, l'uomo che l'ha portata alla sofferenza e ad una vita monotona e priva di significato. Così come con il bouquet, la rifiuta come del resto in tutto il poema; l'unico momento in cui lei stessa vorrà vederla è al giungere della morte.
Emma dunque non si concede a Lèon, detesta il marito e la lia, per consolarsi indulge in acquisti che soddisfano la sua vanità ed il gusto per l'esotico che era lo stesso di cui si era nutrita in gioventù attraverso le letture. Cambia anche pettinatura prendendo ad arrotolarsi i capelli come un uomo, userà anche oggetti da uomo: pantaloncini alla turca, corsetto da cacciatore, cappello con la piuma, a simboleggiare una profonda mancanza di ordine interiore nella vita della protagonista. Léon intanto é partito; Emma deperisce, sviene, sputa sangue, passa le giornate stesa a letto a guardare la vita dalla finestra dalla quale un giorno appare finalmente la novità. Un bel giovanotto, vestito di velluto verde, attira l'attenzione di Emma.
Rodolphe, trentenne brutale e disinvolto con le donne, adocchia la sua preda; riesce a convincere Charles a mandarla a cavallo con lui per farla distrarre: ed ecco Emma, con un cappello da uomo in testa fermato da un velo azzurro, cavalcare al fianco del bel Rodolphe verso la perdizione. Le parole dell'uomo sono false e di cattivo gusto ma Emma non si accorge della loro falsità: é come se cadesse dentro uno dei romanzi d'amore di cui ha sognato di essere la protagonista. Nelle parole dell'uomo riconosce il linguaggio della sua cultura e cade nella trappola.
Finalmente Emma ha coronato il suo sogno identificandosi in una delle donne fatali che aveva tanto invidiato. La relazione tra i due va avanti; lei é sentimentale, ossessiva, indiscreta, impudica; lui volgare, annoiato, freddo, vendicativo. Lei gli impone la fuga. Lui prende tempo, finge di accettare ma pensa invece alle noie, alle spese, e le invia un cesto di albicocche con un messaggio nascosto.
A questo punto troviamo 2 sentimenti opposti di Rodolphe: da una parte il proprio orgoglio, per il quale rinuncia a Emma, divenuta ormai troppo ossessiva; dall'altra l'amore e la tenerezza: nonostante tutto si era infatti affezionato a lei che era anche passionale e sfrenata.
Il suo delirio dura quarantatrè giorni. Poi presa da una crisi mistica Emma si avvia verso la guarigione. A Bovary, per il bene della moglie, viene consigliato di farla svagare: i due decidono di andare a Rouen, a teatro. Qui avviene l'incontro fatale con Léon. I due si ritrovano e proprio Charles mette la moglie nelle condizioni di tradirlo. Egli torna a Yonville lasciando Emma a Rouen con Léon. I due si vedono in chiesa, lei é decisa a dirgli addio, ma nel consegnargli la lettera rimane sconvolta dalle parole giuste che lui sa usare per far breccia nel suo cuore: anche Léon sa usare lo stile del romanzo d'amore. Ancora una volta, Emma cade nella trappola del romanzo d'appendice. Ad Emma lui appare bellissimo. Léon non è più però un giovane inesperto come era quando abitava nel suo paese: ha conosciuto Parigi e l'alta società, le donne ed il successo.
Il romanzo si avvia ormai verso l'epilogo tragico. Tutta la sensualità repressa di Emma esce allo scoperto e Léon ne è prima attratto, poi spaventato: 'Vedendola così sfrenata in amore, Léon si dice che la signora Bovary deve essere passata attraverso chissà quali prove di sofferenza e di piacere. Ma quello che al principio lo incantava, adesso un po' lo spaventa'. In questa ultima parte del romanzo, la relazione con Lèon va avanti, dapprima in modo piano, poi la mancanza di soldi, il continuo firmare cambiali la rendono sempre più nevrotica e infelice. Casa Bovary ormai è una casa piena di debiti, la piccola Berthe gira con le calze bucate ma Emma, inguaribilmente, continua a procurarsi oggetti di lusso, sogna ancora amori principeschi, vende oggetti di famiglia con noncuranza; Léon, come a suo tempo Rodolphe, cerca ormai di liberarsi di lei, che, come dice Flaubert, è arrivata al fondo della sua depravazione, che non è solo l'adulterio, ma la scoperta compiaciuta del piacere e della libertà di procurarselo.
Il romanzo è ormai alle ultime battute. Emma di fronte alla richiesta ultima di saldare l'enorme debito che ha contratto con il mercante strozzino Lheureux, si abbassa fino a proporsi a lui; non ottenendo nulla, ricorrerà a tutti i suoi ex: Léon, Rodolphe, finanche il notaio Guillaumin dal quale si reca come ultima sponda e, di fronte alle viscide proposte amorose di lui, ella ha uno scatto di teatrale falsità che sembra riabilitarla agli occhi dei lettori. Emma, esauriti i tentativi di trovare soldi, si procura del veleno per topi immergendo le dita nel vaso di arsenico e ingurgitandolo rapidamente. Crede di morire subito, invece la sua agonia sarà lunghissima e terribile. Flaubert realisticamente si sofferma su ogni fase del supplizio della sua eroina; dal punto di vista del narratore realista questo è nelle regole, ma c'è qualcosa in più: Flaubert ci appare qui il giustiziere della sua protagonista.
Al capezzale della moribonda giunge il prete che unge con l'olio santo le parti del corpo di Emma che più avevano colluso con il peccato: la bocca, le mani, le narici, i piedi. Questa è la condanna finale dello scrittore nei confronti della sua eroina. La conclusione è raccapricciante: 'Una convulsione la ributtò sul materasso. Tutti si avvicinarono. Non esisteva più.' Emma viene vestita da sposa, con le scarpine indossate al celebre ballo e una coroncina di fiori in testa: gli oggetti-feticcio saranno sepolti con lei. Ma la perfidia di Flaubert non accenna a finire: il corpo di Emma sarà oltraggiato e descritto in modo orrido e grottesco, con le tempie ferite dalle forbici, gli occhi coperti da una tela di ragno bianchiccia. Infine gli ultimi due moduli riguardano gli avvenimenti succeduti alla morte della protagonista.
C'è una scena in Madame Bovary che divide il romanzo in due parti e con la sua ineluttabile forza decide il destino della protagonista. È quella dell'operazione andata a male, eseguita dal marito di Emma, il dottor Charles: un'operazione di strefopodia (raddrizzare un piede storto) di cui resta vittima Ippolito Tautin, stalliere all'albergo del Leon d'oro. È un'azione misera, meschina, l'ultimo episodio di un'esistenza già fallimentare ma che s'ingrandisce iperbolicamente nella struttura del romanzo, ne occupa simmetricamente il centro, e finisce con l'assumere lo stesso rilievo che l'assassinio ha in una tragedia greca o in un romanzo di Dostoevskij.
L'autore ebbe coscienza dell'importanza di questo episodio quale momento decisivo che prepara il ritmo discendente dell'azione e l'avvia verso la catastrofe? Senza alcun dubbio. E lo preparò con molta cura. Chiese a suo fratello, medico all'Hotel Dieu di Rouen, tutte le informazioni che dal punto di vista chirurgico avessero potuto essere utili. Non fu soddisfatto. Ricercò il libro che un dottore in medicina, direttore dei trattamenti ortopedici degli ospedali civili di Parigi, Vincent Duval, aveva dedicato all'argomento: Traité pratique du pied-bot. E, dopo aver letto e utilizzato quel volume e dopo averlo prestato al suo personaggio (anche Charles si fa arrivare da Rouen il trattato del dottor Duval), situò ironicamente l'azione come in un ideale teatro anatomico, tra i grandi numi della scienza chirurgica. Così, in un'attesa che raggiunge lo spasimo, Charles diventa l'eroe fasullo di una lezione d'anatomia degradata a fatto provinciale e grottesco.
Baudelaire, nell'articolo che preparò su Madame Bovary lo stesso anno della sua pubblicazione, dette a questa scena un rilievo ancora maggiore di quel che le avesse assegnato Flaubert. Dopo l'operazione fallita, una nera collera - scrive Baudelaire - da molto tempo accumulata e repressa, esplode nella sposa, in tutte le sue fibre. Le porte sbattono. Il marito interdetto, sbigottito per non aver saputo soddisfare con alcuna gioia dello spirito l'esaltata immaginazione della moglie, è relegato nella sua stanza. È in penitenza, il colpevole, l'ignorante! E Madame Bovary, disperata, grida: "Ah! perché non sono almeno la moglie di uno di quei vecchi scienziati calvi e curvi i cui occhi protetti dagli occhiali verdi, sono sprofondati eternamente negli archivi della scienza! Potrei incedere con fierezza al suo braccio".
Questo breve monologo, così come lo leggiamo in Baudelaire, è declamato con la voce terribile della delusione e dell'ira da un personaggio che realizza finalmente, attraverso il destino di un altro, il proprio fallimento.
Per tenersi al corrente il marito s'era abbonato a un
nuovo giornale: 'L'Alveare
medico'. E se lo leggeva dopo aver mangiato. Ma, trascorsi pochi
minuti, per il calore della stanza, aggiunto alla digestione, egli
s'addormentava e restava lì, col mento appoggiato sulle mani e i capelli
come una criniera sparsi fin sotto la lampada. Ed Emma lo guardava scrollando
le spalle, pensava che avrebbe desiderato di avere almeno per marito uno di
quegli uomini ardenti e taciturni che lavorano di notte sui libri. Avrebbe
voluto che il nome di Bovary, ch'era anche il suo,
fosse illustre, esposto nelle vetrine dei negozi e conosciuto in tutta
È una scena dunque dominata dal silenzio, pieno di cose pensate e senza grida o porte che sbattono. È qui che Baudelaire ha operato le sue trasgressioni evidenziando il rapporto col marito che si va distruggendo. Prima Emma pensava al marito. Ora non pensa che a sé. È se stessa che vuole salvare.
Per chi legge Madame Bovary, è infatti evidente che tutti gli uomini sono per una ragione o per l'altra una massa di abbietti o di presuntuosi imbecilli o di vili o di teneri fanciulloni senz'anima. Nessuno di questi uomini si salva, l'unico essere dotato di qualità virili è una donna: Emma Bovary.
È questa che ha dato poi il suo nome a una certa maniera di sentire e di vivere, che pur essendo caratteristica d'un età, ha nondimeno le sue radici profonde nell'uomo umano d'ogni tempo. Senza nulla perdere della sua definitezza e concretezza individuale, essa, la povera donna, si è tramutata in simbolo, e rappresenta un mo'di vivere che è chiamato appunto bovarismo.
Bovarismo è un tumulto di desideri repressi, di ambizioni stroncate, di invidie personali, gusto per il disordine, fantasia per l'impossibile e fastidio del quotidiano. Questo; ma anche la desolata coscienza di essere così e di non poter cambiare.
Tra i romanzi francesi di metà '800, impegnati ad analizzare la realtà complessa della società del tempo, 'Madame Bovary' occupa un posto particolare: perfeziona gli strumenti tecnici del linguaggio realista e, tra questi, la descrizione degli ambienti, precisa fino al dettaglio.
Lo spazio nel romanzo è rappresentato soprattutto dall' ambiente provinciale della Normandia, che non si riduce mai a semplice sfondo, ma fa parte integrante della storia e della caratterizzazione dei personaggi.
Le descrizioni sono estremamente precise e nulla sfugge allo sguardo del narratore, che si posa su luoghi e oggetti, con un' analisi tanto minuziosa e formalmente perfetta da aver fatto dire a qualche critico che tale stile 'pietrificava il reale'.
Molte sono le descrizioni di luoghi, sia spazi aperti (ampi paesaggi ed esigui villaggi di camna, la città di Rouen ), sia spazi chiusi (le tre case abitate da Emma, il castello del marchese della Vaubyessard, la casa della balia, di Rodolphe, la stanza d'albergo dove Emma incontra Léon ) ambienti pubblici e non: tutti fanno riferimento a precisi ambienti sociali e culturali e, allo stesso tempo, contribuiscono a rappresentarli. Oltre che alla rappresentazione di ambienti, essi contribuiscono a quella dei personaggi.
Accanto a luoghi reali, nel romanzo sono rappresentati molti luoghi immaginari, che Emma vive in sogno e nel desiderio, e che, pur spesso tratti dalle sue letture, vengono a concretizzare quella rappresentazione del tutto artificiosa che la protagonista si è creata della realtà ( si pensi all' episodio del ballo, ai luoghi che Emma immagina di visitare con Rodolphe o ai suoi sogni sulla città di Parigi).Una caratteristica peculiare è anche la descrizione degli oggetti ,che non ha mai una funzione decorativa ; spesso, infatti, gli oggetti hanno una loro storia, oppure hanno un ruolo importante nella vicenda narrata e/o una funzione simbolica ( si pensi all'immagine ricorrente della 'finestra', cui spesso è associata Emma: rappresenta il luogo di confine tra il mondo esterno, quello della vita sognata, e il luogo interno-chiuso della non-vita, della realtà, dove il suo animo intristisce. La finestra unisce così la prigione alla fuga, l'illimitato al circoscritto).
La vicenda si svolge nell'800, all'interno di una classe sociale piccolo-borghese, caratterizzata dall'autore con estrema precisione. I riferimenti cronologici espliciti sono molto rari nel testo, tuttavia Flaubert dissemina in tutto il romanzo allusioni ad avvenimenti storici, pubblici e mondani, a personaggi celebri che permettono di situare nel tempo la vicenda narrata. Altri elementi, più legati alla vita quotidiana, permettono di situare gli avvenimenti indipendentemente da dati cronologici: l'abbigliamento, la cura dei neonati, l'istruzione dei giovani, i trasporti, l'illuminazione, la medicina e il ruolo del farmacista.
MESSAGGIO
Credo che il messaggio sia che a volte farsi travolgere delle passioni può essere pericoloso,può condurre anche alla morte.
COMMENTO
Per concludere questa schedatura, vorrei inserire il mio commento personale che non è positivo. Il libro non rientra nel mio genere preferito essendo un romanzo tragico e amoroso. Ritengo comunque che Flaubert abbia scritto un capolavoro che condanna e ci informa sulle condizioni delle donne borghesi dell'epoca. Sottolineo dell'epoca poiché il romanzo non è più attuale. Oggi le donne non sono più casalinghe chiuse in casa a badare ai li. Sono uscite da questo ruolo e hanno ottenuto un lavoro fuori dalle mura familiari, hanno la possibilità di svagarsi e sono molto più libere. Oggi, sinceramente penso che sia molto difficile trovare un'Emma Bovary. Posso quindi dire che questo libro va oggi letto in chiave storica e non tanto come un manuale per una rivolta femminile del proprio ruolo.
Privacy
|
© ePerTutti.com : tutti i diritti riservati
:::::
Condizioni Generali - Invia - Contatta