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RIASSUNTO:
Fare il riassunto di questo libro è facile e difficile allo stesso tempo.
Facile perché tutti conosciamo il poema omerico, facile perché l'autore scrive in modo ironico, scanzonato, colorando con le proprie considerazioni la rivisitazione dell'Odissea.
Difficile perché dover fare la sintesi di un così bel poema, mi mette in serio imbarazzo.
Così come scrive De Crescenzo nell'introduzione . .l'importante è partire.
De Crescenzo sceglie di intitolare questo libro "Nessuno" perché da giovane, essendo un appassionato delle letture dei classici, venne molto colpito dalla "trovata" di Ulisse di dire a Polifemo di chiamarsi Nessuno, tanto che chiese a suo padre di poter cambiare nome . ..ma lui gli rispose che invece di diventare Nessuno, facesse qualcosa per diventare Qualcuno.
De Crescenzo solleva qualche dubbio sulla data nella quale collocare la storia, a suo dire il 1200 a.C., mentre sui reali motivi che mossero la guerra di Troia De Crescenzo dice: . .I troiani erano un popolo di camorristi che sorvegliavano notte e giorno lo stretto dei Dardanelli e che imponevano il pizzo a chiunque vedessero passare. Un bel giorno i Greci si stufarono e li fecero fuori: tutto qui.
Secondo l'autore , Ulisse era l'unico vero uomo dei poemi Omerici, perché a differenza degli altri non era solo tutto muscoli, ma usava anche il cervello e aveva pregi e difetti degli uomini comuni.
E così comincia la storia:
Atena protestò con gli Dei per la sorte che ha toccato Ulisse, unico a non essere tornato in patria e consigliò a Telemaco, lio di Ulisse di mettersi in viaggio per trovare il padre.
Telemaco cercò di scagliare il popolo contro i Proci per cercare di scacciarli dal suo regno e richiese una nave per andare alla ricerca di notizie del padre verso Pilo dove avrebbe trovato Nestore e a Sparta dove avrebbe trovato Menelao.
Nestore accolse Telemaco, ma gli disse di non saper nulla del padre e di andare verso Sparta da Menelao, l'ultimo ad aver visto Ulisse.
Menelao dette notizia a Telemaco che il padre era prigioniero della ninfa Calipso nell'isola di Ogigia.
Intanto che Telemaco era in viaggio, a Itaca i Proci gli tramavano contro, perché il loro obiettivo era conquistare il regno, sposando Penelope, prima che lui tornasse, anche perché credevano che Ulisse fosse morto.
Dopo 8 anni di prigionia Hermes, messaggero degli Dei, ordinò a Calipso di liberare Ulisse e di aiutarlo a costruire una zattera con la quale avrebbe potuto ripartire per Itaca.
Purtroppo il suo viaggio venne interrotto da una grande tempesta scatenata da Poseidone e la zattera di Ulisse naufragò sull'isola dei Feaci.
Ulisse dopo il naufragio incontrò Nausicaa con la sue ancelle e la pregò di portarlo dal padre.
Nausicaa alla vista di Ulisse "perse del tutto la testa" e fece un'esplicita proposta di matrimonio a Ulisse . .Omero ci offre un'esempio di come fin da allora furoreggiasse il pettegolezzo. "Adesso andremo in città" disse Nausicaa a Ulisse. "Io ti guiderò a Scheria, nella reggia di mio padre, dove incontrerai i più nobili dei Feaci. Tu, però, di grazia, o straniero, non startene al mio fianco. Non vorrei che qualcuno malalingua cominciasse a pensare:" Ma chi è quell'uomo così bello che sta seduto accanto a Nausicaa? E' lui che l'ha avvicinata o lei che l'ha cercato?". In tal caso credimi, proverei una gran vergogna.
Alcinoo offrì Nausicaa in sposa a Ulisse e promise una nave per ritornare a Itaca.
Alcinoo organizzò inoltre una grande assemblea in onore di Ulisse per dimostrargli che i Feaci non erano un popolo solo dedito a bere e a mangiare, dove Atena fece da promoter dicendo a tutti quelli che incontrava di correre in spiaggia per vedere lo straniero simile a un Dio.
Ulisse chiese a un aedo di raccontare l'episodio del cavallo di Troia e assistette allo spettacolo di due giovani danzatori acrobatici.
Dopo aver lasciato l'isola dei Feaci, Ulisse e i suoi comni approdarono nella terra dei Ciclopi dove vennero fatti prigionieri da Polifemo, che incominciò a mangiarseli. Ulisse decise allora di far ubriacare il ciclope e quando egli gli chiese quale fosse il suo nome Ulisse rispose "Nessuno, mi chiamo Nessuno".
In preda all'ebbrezza Polifemo si addormentò e Ulisse ordinò ai comni superstiti di conficcare un palo nell'unico occhio del ciclope.
Il Ciclope urlò cercando di richiamare l'attenzione dei fratelli. I fratelli gli chiesero: "chi è stato a farti del male?" e lui rispose "Nessuno, è stato Nessuno a farmi male" e allora i fratelli gli dissero: "e allora che urli a fare?"
Polifemo aveva bloccato l'entrata della caverna con un masso gigante che impediva a Ulisse e i suoi comni di uscire.
Il mattino seguente Polifemo si svegliò, doveva portare a pascolare le pecore, tolse il masso ma era cieco e quindi per contare le pecore prese a toccarle una a una, Ulisse e gli altri, approfittarono della situazione e si appesero sotto le pecore riuscendo così a fuggire.
Successivamente ci fu il fatidico incontro di Ulisse con la maga Circe, la quale servì la coppa con la pozione magica che però non ebbe effetto su Ulisse perché Hermes gli diede un erba speciale che avrebbe contrastato gli effetti della pozione.
La maga Circe si invaghì di Ulisse e lui fece lo stesso . Da un eroe, francamente, ci saremmo aspettati un comportamento più distaccato: Perché far l'amore con una come Circe? E Penelope? Ce la siamo forse dimenticata? Circe, però, doveva essere davvero molto bella se Ulisse, malgrado i pericoli, ci va a letto senza starci troppo a pensare. La scusa che dovesse liberare i comni non ci convince più di tanto. A mio avviso Circe li avrebbe liberati lo stesso, anche se Ulisse fosse rimasto sulle sue.
Dopo molto tempo Ulisse scese nell'Ade e fece un incontro importantissimo perché rivide sua madre.
Ripartì per il suo viaggio dall'Ade, Odisseo e i suoi comni furono costretti a superare due prove terribili: l'isola delle Sirene e lo stretto di Scilla e Cariddi.
Nella prima prova Ulisse e i suoi comni dovevano superare le sirene che al passaggio delle navi stregavano i marinai emettendo un canto soave per attirarli verso di loro e poi farli naufragare sugli scogli appuntiti.
Ulisse ordinò ai comni di tapparsi le orecchie e si fece legare all'albero centrale della nave così potè ascoltare il soave canto delle sirene senza essere attratto da loro.
L'altra prova era quella di superare lo stretto di Scilla e Cariddi, la prima Scilla, era un drago con molte teste che divorava le navi che passavano, la seconda invece, era un'enorme bocca che si apriva nel bel mezzo del mare. Alcuni dei comni di Ulisse furono divorati dalla prima e altri caddero all'interno della seconda, solo Odisseo e pochi altri si salvarono.
Ulisse fu recuperato dai Feaci e condotto sulle spiagge di Itaca ancora dormiente. Svegliatosi ci mise un po' a riconoscere la sua isola e Atena lo trasformò in un vecchio mendicante perché i Proci non lo riconoscessero.
Atena nel frattempo mise in guardia Telemaco del possibile agguato dei Proci, mentre Ulisse fremeva per andare alla sua reggia.
Telemaco ritornò a Itaca e giunse nel capanno di Eumeo (guardiano dei cani e dei porci) e invitò quest'ultimo a annunciare l'arrivo del lio a Penelope, intanto Ulisse incontrò Telemaco e gli rivelò le sue vere sembianze. Dopo qualche attimo di titubanza e dubbi Telemaco abbraccio suo padre..a vederli con le lacrime agli occhi . .dovevano sembrare gli ospiti di uno di quei programmi televisivi, oggi tanto di moda, dove si fanno incontrare, a loro insaputa, due persone che si vogliono bene ma che non si vedono da moltissimi anni.
Ulisse entrato nella sua reggia, travestito da mendicante, viene maltrattato da due Proci (Melanzio e Antinoo) solo perché era sporco e stracciato. Mentre il cane Argo, che invece lo riconobbe, dall'emozione morì.
Ulisse fece a pugni con Iro, l'attaccante di corte e venne coperto da ingiurie da Melanto, l'ancella di Penelope alla quale rispose per le rime dicendo che l'avrebbe riferito a Telemaco . come per dire: va bé che mi debbo far insultare per strada, va bé che devo fare a pugni con i mendicanti, va bé che mi devo far sputare in faccia dai Proci, ma che ora pure le colf si mettano a insultarmi mi sembra un po' esagerato. Insomma quando è troppo è troppo.
Penelope sentendo le ingiurie di Melanto rivolte al mendicante, la riprese e chiese al vecchio di avvicinarsi e di dirle il suo nome e le sue origini. Lui le rispose inventando una storia e disse di aver incontrato Ulisse, al che lei si mise a piangere, ma Lui però, il bugiardone, era molto più restio a commuoversi . .
Ulisse, ancora travestito, incontrò la nutrice e quest'ultima lavandogli i piedi lo riconobbe pur essendo quasi cieca.
Penelope invece, non avendo ancora riconosciuto Ulisse e dietro pressione dei Proci, decise di fare una gara di tiro con l'arco con lo scopo di riuscire a trovare tra i Proci qualcuno in grado di flettere l'arco e scagliare la freccia, questo qualcuno sarebbe diventato suo marito.
Se c'era un mestiere che Atena avrebbe fatto benissimo oggi, era quello del regista, tutta l'Odissea, infatti, dal primo all'ultimo verso, risente della sua direzione. Ma è nella scena risolutiva, quella della gara con l'arco, dove diventa davvero determinante. Era stata lei, infatti, a convincere Penelope a piantarla con la manfrina della tela, quella fatta di giorno e disfatta di notte e sempre lei a suggerirle di indire una gara di tiro con l'arco.
Tutti i Proci che cercarono di flettere l'arma, non ce la fecero tranne il mendicante che dopo aver fatto centro con la freccia rivelò a tutti la sua vera identità.
Dopo questa rivelazione, Ulisse insieme con suo lio Telemaco, Eumeo e Filezio si scagliarono contro i Proci e le ancelle infedeli e compirono una vera e propria carneficina.
Penelope era ancora incredula della identità di Ulisse, il quale per convincerla si mise a descrivergli dettagliatamente come era fatto il letto matrimoniale perché solo lui poteva sapere che era stato costruito scavando la corteccia di un albero, solo allora Penelope riconobbe il marito e emozionati si abbracciarono e la notte si amarono teneramente, mentre la Dea Atena prolungava di qualche ora la notte distraendo con le chiacchiere la Dea Aurora che doveva annunziare il mattino.
I Proci vennero accolti nell'Ade da Agamennone e dagli altri capi Achei.
A Itaca invece Ulisse, travestito sempre da mendicante, si recò insieme con i suoi amici fidati dal vecchio padre Laerte che viveva in camna. Anche in questo caso volle vedere se lo avrebbe riconosciuto e lo mise alla prova raccontandogli una delle sue bugie e alla fine vedendo il padre commuoversi si rivelò a lui.
Intanto a Itaca esplose una protesta nei confronti di Ulisse da parte dei parenti dei Proci, ma intervenne ancora una volta Atena e infine Zeus riportò la pace nella città.
Ma quale finale invece propone il nostro autore contemporaneo?
. dopo vent'anni di avventure, di mostri che ti vogliono uccidere, di cannibali che ti vogliono mangiare, di donne che ti vogliono sedurre, di tempeste e di duelli all'ultimo sangue, non è facile restare a casa con le mani in mano a guardar la moglie. Forse la sua vera patria non era Itaca, ma il mare. Ulisse scese giù al porto e vide una nave con la prua dipinta di rosso: era la stessa che aveva riportato Telemaco da Pilo. Ci pensò un po' su per qualche secondo, dopo di che disse ai marinai: "Ragazzi, coraggio, si parte."
L'ultima parte del libro è costituita da una serie di note relative a Ulisse che mettono in risalto gli aspetti negativi del suo comportamento e del suo carattere attraverso l'analisi di alcuni misfatti ai danni di Palameide, Aiace, Filottete e Diomede; racconti che da semi Dio lo fanno tragicamente scendere a livello di un criminale, un vigliacco, una persona inaffidabile e imbrogliona . ..potrei continuare nell'elenco delle infamie, ma temendo che l'animo di Ulisse possa tramare qualcosa anche contro di me, preferisco fermarmi qui.
PERSONAGGI:
ULISSE: Già ampiamente descritto sopra
TELEMACO: lio di Ulisse
PENELOPE: moglie di Ulisse
ATENA: la Dea supporter di Ulisse
LAERTE: padre di Ulisse
CIRCE: la maga
POLIFEMO: il Ciclope
NAUSICAA: lia di Alcinoo re dei Feaci
EUMEO: guardiano di cani e porci
HERMES: il messaggero degli Dei
NESTORE: l'uomo più saggio della terra
MENELAO: glorioso guerriero - Menelao il biondo
COMMENTO:
Una rilettura vivace, geniale, acuta di una grande opera. Mi ha molto intrigato perché è scritta in modo ironico e semplice, ma va a sottolineare aspetti e consuetudini che ancora oggi possiamo ritrovare nella quotidianità e che di fatto l'autore riporta alla quotidianità.
LORENZO BASSI - AGOSTO 2004
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