PENA DI MORTE
Oggi giorno vi sono
molti problemi che preoccupano il mondo dalle continue carestie nei paesi sotto
sviluppati alle guerriglie molto frequenti in quei paesi dove lo Stato non ha
ancora ben delineata la sua politica. Le cause a questi problemi mondiali sono
svariate come le soluzioni che migliaia di scienziati, politici e filosofi
propongono ogni giorno. Alcune di queste soluzioni basano la loro forza su un
mezzo ahimè molto usato soprattutto contro piccole minoranze etniche o
contro esponenti politici scomodi, in altre parole la violenza. Il tema
principale del XXI secolo che riguarda la violenza è l'abolizione sulla
pena di morte in alcuni stati dove questa è ancora presente. La pena di
morte rappresenta, quindi una delle grandi questioni che preoccupano il mondo e
che nello stesso tempo dividono l'opinione pubblica in favorevoli e contrari.
Per la mia educazione cristiana e per le informazioni che sono riuscita a
ricavare da ricerche e dai media sono arrivata alla conclusione che sono contraria
alla pena di morte e favorevole alla sua abolizione, in quanto penso che sia
diritto d'ogni essere umano vivere, e non vedo come un qualsiasi uomo possa
prendere decisioni sulla vita o sulla morte di un suo simile. Noi abbiamo
l'unico, ma gravoso, compito di rieducare, e non punire, chi ha sbagliato.
"Qual può essere il diritto che si attribuiscono gli uomini di trucidare
i loro simili?" dall'opera "Dei delitti e delle pene". In paesi come Iran,
Iraq, India, Cina e inaspettatamente negli Stati Uniti, nonostante un sistema
giudiziario assai evoluto, la pena di morte è presente e molto usata per
punire crimini come l'omicidio o lo stupro, e in quelli politicamente meno
sviluppati come per l'appunto Iran o Cina questa è usata per punire
anche un banale furto. Su quest'argomento come ho detto poc'anzi il mondo si
divide in due fazioni ben distinte, i favorevoli e i contrari. Le motivazioni
contrarie al reintegro della pena di morte sono basate soprattutto su motivi
morali, che sono appoggiati dal diritto alla vita d'ogni singolo uomo. Dai
molti documenti e dai resoconti degli anni passati è possibile
evidenziare come questi principi erano calpestati; infatti, le sentenze non
erano solo una violenza fisica ma anche psicologica. Ad esempio chi era condannato
alla sedia elettrica era messo tre giorni, prima della sua esecuzione, in una
cella da dove si vedeva la stanza dove era posto lo strumento di morte. In
questo modo il prigioniero moriva ancor prima di morire, si aveva in altre
parole l'annullamento della persona stessa, una così detta doppia morte.
Non sono da sottovalutare gli errori giudiziari che possono condannare e di
conseguenza uccidere un innocente o un vero pentito.Molti di questi casi sono
avvenuti negli USA, dove centinai di detenuti a tutto oggi, sono stati uccisi
ingiustamente mentre, il vero colpevole, girava libero per le strade. Un
esempio lampante c'è stato riproposto dai media che riguarda la vicenda
di due nostri connazionali, Sacco e Vanzetti,
condannati ingiustamente per motivi politici e per favorire la carriera di un
procuratore, riabilitati dopo circa 50 anni dalla loro morte. Per evitare di
utilizzare la pena di morte molti stati, compreso l'Italia e tutta l'Europa,
hanno preferito come pena l'ergastolo più educativo della pena capitale.
Ciò è stato dimostrato anche da un gruppo di criminologi,
infatti, la pena di morte può addirittura in certi casi avere effetti
contrari e l'unico modo per soffocare la violenza, non è altra violenza,
ma sta nell'aumentare le probabilità di scoprire il reato aumentando di
conseguenza la sorveglianza. Gli stessi
parenti e amici della vittima del crimine hanno dichiarato che non si sentono
per nulla soddisfatti se l'omicida è stato ucciso dalla "Legge", lo sarebbero
solo se ciò servisse a riportare in vita la vittima se servisse
cioè realmente a ristabilire un equilibrio naturale. In più tale
procedura è molto più costosa dell'ergastolo, basti pensare che
in Florida uccidere un uomo viene a costare ben 3,1 milioni di dollari. Oltre
quindi ad essere una procedura amorale è anche dannosa all'economia
dello stesso paese non è in pratica sinonimo di risparmio come in molti
pensano. Dalla parte dei contrari è indispensabile citare il grande
Cesare Beccaria, economista e filosofo milanese, che divenne famoso per aver
denunciato pubblicamente, tramite un suo libro ," Dei delitti e delle pene", la
pena di morte e la sua inutilità, riuscendo a smuovere la politica di
quel tempo e dando così il via a una rivolta globale. Egli stesso
confida nell'animo di pochi suoi sostenitori con queste parole:"La voce di un
filosofo è troppo debole contro i tumulti e le grida di tanti che son
guidati dalla cieca consuetudine, ma pochi saggi che son spersi sulla faccia
della terra mi faranno eco nell'intimo de' lor
cuor". Dall'altra fazione
l'argomentazione più frequente a favore della pena di morte è la
deterrenza cioè condannare a morte un trasgressore com'esempio per tutti
coloro che vorrebbero trasgredire anch'essi alla legge. Ma quest'affermazione
è stata più d'una volta screditata da scienziati, che dopo aver
fatto svariati studi, hanno dimostrato la sua inefficacia " lo studio non ha
mai potuto offrire sostegno scientifico alla tesi che le esecuzioni capitali
producono effetti maggiori del carcere a vita è improponibile che una prova
del genere possa essere presto disponibile. L'insieme dei dati, infatti, al
momento non concorda in alcun modo con la tesi della deterrenza". I sostenitori
trovano ragioni diverse a sostegno della loro tesi, ragioni d'ordine etnico,
sociale ed anche economico. Pensando infatti che sia compito fondamentale dello
Stato difendere ad ogni costo i singoli individui e la comunità.
Quest'idea ha radici antiche, infatti dal medioevo alla monarchia la pena di
morte oltre ad essere considerata legittima e necessaria, era una vera
"vendetta di Stato" poiché si aveva violato una legge del sovrano
oltraggiandolo. In quanto offesa propria questa doveva avere la maggior
pubblicità possibile così da trasformare le esecuzioni in lugubri
spettacoli per i sudditi divertiti. In relazione alla pena di morte le teorie
sulla funzione della pena si possono distinguere in due filoni: quello della
retribuzione e quello della prevenzione. Per il primo, ossia la retribuzione,
la pena di morte non è altro che la reazione morale e giuridica al male
che è stato commesso con il reato, proporzionato alla gravità del
reato; per il secondo, lo stato non restituisce male con male, ma si limita a
difendere la società dalla pericolosità degli autori dei reati,
cercando, attraverso la pena di impedire, a soggetti socialmente pericolosi, di
commettere altri reati. In conclusione affermano che la pena di morte è
l'unico modo possibile per educare la popolazione. Ma tutto ciò a mio
parere , cioè che la pena è necessaria per giungere ai suoi
fini,non lo trovo giusto. Infatti numerosi studi hanno confutato la sua
inefficacia nel dissuadere la gente alla violenza, anzi in questi stati la
criminalità è in continuo aumento. Basti pensare al terrorismo,
il prof. Ezzat A. Fattah,
docente di criminologia all'università Simon Fraser
in Canada, ha osservato: coloro che realmente pensano che la reintroduzione
della pena di morte, porrà fine, oppure produrrà una diminuzione
del numero degli atti terroristici, sono ingenui o illusi. Le punizioni
consuete, compresa la pena di morte, non provocano alcun timore nei terroristi
o negli autori di crimini politici, i quali sono motivati ideologicamente e
votati al sacrificio per amore della loro causa. Inoltre, le attività
terroristiche sono pericolose e il terrorista affronta coscientemente rischi
letali e tende a non essere intimorito dalla prospettiva di una morte
immediata. Com'è possibile allora che possa essere scoraggiato dal
rischio di essere condannato alla pena capitale?"Penso che la pena di morte è
come se fosse una sfida dell'autorità alla criminalità che senza
timore l'accoglie a piene mani. In più c'è da dire che
l'uccisione di un detenuto oltre ad istigare ancor più la folla, non
produce in loro nessun insegnamento. L'omicidio in se, a meno che non sia un piano
omicida fatto da un killer, è mosso da sentimenti istintivi quali l'ira,
la passione o la pazzia mentale quindi il trasgressore non sa a che cosa va in
contro dunque l'idea che la pena sia un deterrente è completamente
sbagliata. Spero che negli stati dove ancora vige questo castigo si elimini,
convincendosi sempre più che, così facendo, lo Stato si
comporterebbe in modo criminale, come il criminale stesso. Quindi concludo
riaffermando la mia posizione, cioè la mia disapprovazione contro la
pena di morte e il suo reintegro ricordando ancora una volta la posizione che
deve avere l'uomo, ovverosia quella d'educatore dei suoi simili e non di
semplice esecutore di condanne. "La pena di morte non è altro che la
guerra delle nazioni contro un cittadino, perché giudica necessaria o utile la
distruzione del suo essere."