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PRATOLINI

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PRATOLINI

Fiorentino, scrive molti romanzi sulla realtà fiorentina, in toscano (linguaggio delle classi popolari più basse). Ha una formazione da autodidatta per esigenze economiche. Appartiene a una famiglia operaia e si forma in maniera disordinata. Predilige Dante e gli autori del Realismo Francese, Machiavelli e altri. Manca in lui la formazione filologica, classica e classicistica. Nel '900 la ura del letterato cambia: anche Montale ha un'altra formazione, Svevo lo stesso. In questa formazione ha importanza anche l'aspetto politico, l'orientamento marxista di Pratolini. Egli scrive racconti e poi romanzi che insistono su alcune componenti: l'origine popolare di Pratolini influisce sulla narrativa stessa (l'individuo è sempre collocato nella realtà sociale > sicura coscienza di classe). Il mondo proletario ha diversi valori che si collocano comunque in una realtà di classe fondamentale. Ci sono tre categorie:

  1. Il quartiere (> spazio). Il primo romanzo, "Il quartiere" (1944), è una storia incentrata su un gruppo. Pratolini è attento nella descrizione toponomastica di Firenze, dei luoghi e delle strade. C'è solidarietà reciproca fra gli abitanti, rapporti affettivi e la concezione del quartiere come un mondo con la sua anatomia. La città "era al di là di questa nostra Repubblica, aveva per noi una senso di archeologia e di Eldorado insieme: per partecipare occorreva che fossimo rasati e avessimo indosso i vestiti migliori". Bertoncini definisce il quartiere un cerchio al cui interno c'è una vita particolarmente ricca e articolata. Pur non essendo esente dall'ambiente esterno (cultura, conflitti, ecc.), nello stesso tempo tutto ciò è compensato dalla consapevolezza di una comunanza di radici popolari. Si ha un'analogia tra questi rappresentanti del popolo con i ciompi (popolani della fine del '300). Questo rapporto è sentito con un senso di continuità tra passato e presente.
  2. La giovinezza (> personaggi). I romanzi di Pratolini sono quasi tutti incentrati su personaggi giovani. Da qui spesso i suoi romanzi hanno la struttura del bildungsroman riferito all'insieme. La crescita riguarda la collettività. I drammi pubblici sono assimilati insieme alle difficoltà private.
  3. La cronaca (> modalità narrativa). I romanzi hanno riferimenti storici precisi però tutti molto vicini alla contemporaneità (> ottica cronachistica). C'è anche una possibile analogia tra lo scrittore e gli scrittori di cronache del '300 (Dino Comni, Villani). Pratolini ha questi modelli. L'impostazione cronachistica fa emergere una dimensione di UMILE EPICITà in quanto questi personaggi possono essere come degli eroi (epica popolare e umile). Pratolini scrive una trilogia di romanzi "realisti": "Una storia italiana", formata da "Metello" (1955), "Lo scialo" (1960), "Allegoria e derisione" (1966). L'attenzione dell'autore si sposta quindi in un'ottica più storica.

PRATOLINI E IL CINEMA - molti di suoi romanzi sono stati proposti nel cinema ("Cronache di poveri amanti", "Metello", "Cronaca familiare", "Le amiche"). Comunque Pratolini si occupò della sceneggiatura ("Paisà") e del soggetto ("Rocco e i suoi fratelli" di visconti, 1960, un film melodrammatico). Il rapporto tra narrativa e cinema è molto sentito da Pratolini: "Se un consiglio io posso dare a coloro che conoscono il libro è di vedere il film senza pensare al romanzo [ . ]". Film e romanzo sono il frutto di due personalità artistiche differenti con due linguaggi specifici diversi.



CRONACHE DI POVERI AMANTI (1947) - la vicenda è ambientata nel momento iniziale del regime fascista (1925-26). L'ambiente è quello di via del Corno. Con questo romanzo Pratolini si allontana da una dimensione più autobiografica presente nei primi romanzi. Egli propone gli eventi in maniera immediata, è in terza persona, il narratore è esterno. Nel quartiere si vive una dimensione fortemente collettiva. In questo ambiente si ha una sorta di vita fraterna con scontri e conflitti. Il narratore si permette di andare avanti o di tornare indietro. C'è una dimensione oggettiva e mimetica (diverso dai Malavoglia). Russo insiste sulla coralità dei Malavoglia e dice che tale coralità si ha anche in Pratolini. L'accostamento tra i due romanzi nella mancanza di un protagonista e nel linguaggio regredito. Ma c'è una differenza nell'impostazione ideologica: nei Malavoglia si ha un'ottica pessimistica e fatalistica e una sensazione di atemporalità e ciclicità; in Cronache di poveri amanti si ha invece un'ottica di speranza. C'è fiducia nella determinazione del mondo operaio (> marxismo e socialismo umanitario). Questa dimensione dell'eroismo della classe operaia si ha soprattutto nella "notte dell'apocalisse". I personaggi appartengono al popolo ma ci sono delle differenziazioni:

  1. sottoproletari, ambulanti, lavoratori saltuari.
  2. proletariato
  3. commercianti
  4. impiegati (> ottica manicheistica).
  5. borghesia

Bertoncini confronta la Signora con Manzoni. Ci sono poi coppie che si creano in una dimensione manicheistica tra la Signora e Maciste. Il romanzo racconta episodi di squadrismo fascista. Pratolini presenta vari tipi di fascismo:

  1. fascismo interventista
  2. fascismo piccolo-borghese

Pratolini mostra una notevole sensibilità politica. ci sono anche componenti cicliche (> epica) come gli epiteti. Si ha una temporalità storica e una temporalità più determinata. Nella "notte dell'apocalisse", Maciste e Ugo sono sulla sidecar e vanno ad avvertire i comni. Il sacrificio di Maciste lo rende un eroe. Maciste ha la dimensione dell'eroismo, ma non è uguale a quello mitologico. Maciste è l'epiteto di un personaggio mitico del fascismo, il Maciste cinematografico. Egli assume le caratteristiche di una SACRA RAPPRESENTAZIONE (linguaggio cristianizzante). C'è una solidarietà trasversale tra le classi. 

METELLO (1955) - racconta la vicenda di un giovane operaio orfano che giunge a Firenze e cresce con amici in ambito politico (Betto, anarchico, ura paterna). Questo spostamento dalla camna alla città da l'idea di crescita del protagonista (> bidungsroman). Ci sono ure femminili materne da un punto di vista politico, morale e sessuale. C'è la crescita sul piano ideologico (grazie a Betto): Pratolini guarda all'anarchismo come un fenomeno da superare, ma non in senso negativo. La presenza di Betto è necessaria. Una coscienza civile matura si ha per Pratolini nel socialismo e nel sindacalismo (> sciopero nell'edilizia). Ci sono varie prove. È un'ottica un po' ingenua. Il romanzo dette adito a molte polemiche: Salinari apprezzò il romanzo e vide in esso il riscatto della classe operaia. Altri critici videro i limiti del romanzo nel manicheismo delle situazioni. Secondo Muscetta, Metello è fin troppo ingenuo e non può essere ritenuto emblema della classe operaia che si riscatta. Lukacs proponeva per una letteratura militante personaggi emblemi di una classe. Per Lukacs il personaggio deve essere depositario della classe sociale a cui appartiene. E secondo alcuni critici Metello non lo è. In questo romanzo si torna un po' indietro in senso stilistico. Ma il Neorealismo è un fenomeno più di costume che non letterario e per questo ha più importanza il contenuto.

OSSESSIONE (ripreso nel film "Il postino suona sempre due volte") - è una situazione melodrammatica.

Dopo questo film Visconti giunge a LA TERRA TREMA nel 1948, in dialetto catanese, considerato un capolavoro cinematografico. Il partito comunista chiese a Visconti di realizzare un documentario sui pescatori siciliani, sulle miniere e sulla terra (> trilogia di Zola e sentimento di denuncia). Rimarrà solo quello sui pescatori che diventerà poi un film. Visconti si fa aiutare da Franco Rosi e da Franco Zeffirelli. La proposta del documentario venne da Antonello Trombadori. Il film deriva quindi quasi da una commissione. C'è una didascalia che annuncia già l'ideologia. La famiglia Valastro (> Malavoglia) è la protagonista del film. Visconti disse che doveva servirsi di Verga per descrivere la Sicilia: "Per affrontare la sicilianità come ètnos e come ètos non si poteva che assumere Verga come punto di partenza". Per Visconti Verga è un mito. Ci sono nel film i vinti dalla storia, la disgregazione della famiglia, l'esclusione del ribelle. C'è il senso verghiano di fatalismo e l'idea del nuovo come perturbante. Tutti questi motivi sono però riletti in termini marxiani. C'è una volontà di messaggio (diverso da Verga). C'è il concetto base di struttura e sovrastruttura. È un'ottica di rivalsa diversa da quella di Verga. A livello ideologico non c'è pessimismo, ma nelle situazioni c'è fatalismo. Gli attori non sono noti e hanno partecipato attivamente alla stesura dei dialoghi. È conseguente a ciò l'uso del dialetto. La scelta del dialetto fu una scelta ideologica molto precisa (il dialetto è la lingua dei poveri). L'italiano è la lingua del potere (> Manzoni). Da molti critici ciò fu considerata una scelta snobistica. C'è un'esigenza mitica di recuperare la Sicilia verghiana da un lato, dall'altro c'è la spinta ideologica marxista che rimanda alla contemporaneità. Il romanzo di Verga viene riletto alla luce di Gramsci. C'è una sorta di registro stilistico tragico e religioso: il tutto si svolge con una profonda sacralità (> ritmo delle onde del mare, canti dei pescatori).





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