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PRIMO LEVI

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PRIMO LEVI


Primo Levi nasce a Torino nel 1919, si laurea alla facoltà di Scienze nella sua città natale e frequenta circoli di studenti antifascisti ebrei e non.

Terminati gli studi trova lavoro come chimico, ma nel '43 decide di unirsi ad un gruppo partigiano ed il 13 dicembre dello stesso anno viene arrestato tuttavia entra nel lager di Aushwitz solo nel 1944.

Torna a casa nel '45 dopo un estenuante viaggio che racconterà nel libro "La tregua".

I suoi libri sono delle testimonianze e vengono tradotte in diverse lingue.Tra le sue opere ricordiamo: "Se questo è un uomo", "La tregua", "I sommersi e i salvati".

L' 11 aprile 1987 muore a Torino suicida.







SE QUESTO E' UN UOMO


Quest'opera è la testimonianza di un sopravvissuto ai lager: risulta essere un documento storico, ma anche un'analisi sul funzionamento dei campi di sterminio.

Levi decide di scrivere questo romanzo per il suo bisogno di liberazione interiore; i moduli infatti sono stati scritti in ordine di urgenza, per via del senso di angoscia e di disperazione di questi uomini che non si sono sentiti più come tali.

Levi viene catturato dalla milizia fascista alla fine del '43 e deportato solo nel '44, pochi mesi prima della liberazione, in uno dei più tristemente famosi lager: Auschwitz.

Il titolo del libro fa notare come i nazisti siano riusciti a svuotare completamente un uomo dalla sua anima: coloro che resistevano fisicamente, infatti, spesso non resistevano a livello psichico. Tutti i temi trattati dalla famiglia, alla salute e alla vita sono stati violati in modo permanente.

All'inizio Levi racconta il viaggio nei treni merce, l'inizio della fame e della sete, infine l'arrivo.

La prima selezione fa in modo che venga tolta la possibilità di ragionare, di trovare un motivo logico a ciò che stava accadendo.

L'autore viene spogliato di tutti i suoi averi, rivestito di una divisa a righe e battezzato con un numero tatuato su di un braccio, quindi spedito in uno dei tanti block. Levi si sente già annientato come uomo.

Quelli appena arrivati sono pieni di dubbi, che di solito sarebbero ovvi, ma nessuno spiega loro come comportarsi, si parlano lingue diverse ed i pochi che capiscono per l'estrema stanchezza o per lo sfinimento di mesi o anni nel lager non se la sentono di rispondere.

Il lavoro è durissimo e l'unico modo per sottrarvisi è entrare in Ka-Be, l'infermeria. Levi ha questa "fortuna" perché dotato di una "buona" ferita, il ricovero gli permette infatti di riposarsi e di non essere percosso.

Uscito dal Ka-Be, però, si ricomincia da capo, è di nuovo tra gli altri "uomini senza anima", in un block diverso.

Levi racconta quasi con raccapriccio le notti del lager, il sonno è disturbato, il letto di legno è da dividere in due, gli incubi non danno tregua, il giorno arriva in un baleno senza la possibilità di riposo.

È la fame però uno dei problemi maggiori, si mangia poco e male, gli sforzi sono tanti e il corpo è ogni giorno sempre più denutrito. Per mangiare si fa di tutto ed il pane è talmente prezioso che viene usato anche come moneta.

Ad un certo punto l'autore parla di sommersi e salvati, di quegli individui che si sono lasciati travolgere dalle circostanze e che non hanno resistito e di altri che hanno usato qualsiasi mezzo pur di sopravvivere. Egli parla del suo rapporto con Alberto con il quale si aiutavano reciprocamente ma che non è riuscito a sopravvivere: questo amico è uno dei tanti motivi che hanno spinto Levi a scrivere questo libro, è uno dei tanti sommersi dalle atrocità ma sopravvissuto nell'anima.

Levi riuscì a sopravvivere perché nel campo ebbero bisogno di chimici e lui fu impiegato in questo nuovo lavoro.

Quando i russi furono troppo vicini, a tutti coloro che potevano camminare venne ordinato di partire per una marcia di venti chilometri; Levi malato di scarlattina non vi prese parte. Dei ventimila uomini che partirono non si ebbe più notizia.

I tedeschi abbandonarono il campo e nell'attesa di essere trovati dai soldati russi nacque una certa solidarietà tra i sopravvissuti, solo le malattie non perdonarono.

Infine arrivò la liberazione ed il grande bisogno di risentirsi uomini.

A seguito di "Se questo è un uomo", Levi ha scritto "La tregua", in cui racconta il suo viaggio verso casa ed i postumi del trauma subito.

Più tardi scrisse anche"I sommersi e i salvati". tutte queste si possono definire opere per la liberazione interiore, la ricerca dell'uomo perduto e forse ritrovato.













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