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Pascoli e d'Annunzio

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Pascoli e d'Annunzio sono due grandi poeti italiani entrambi esponenti del Decadentismo, movimento artistico e letterario di fine '800 - inizio '900.

Giovanni Pascoli nasce nel 1855 a San Mauro di Romagna da una famiglia benestante e muore a Bologna, il 6 aprile 1912. La sua infanzia è segnata da avvenimenti tragici, quali la perdita del padre a soli 12 anni e la morte della madre, della sorella maggiore e del fratello Luigi. Questa dolorosa e precoce esperienza di morte alimenta in sé il sentimento del male e dell'ingiustizia del mondo e lo porta al desiderio di ricomporre il nucleo familiare tragicamente distrutto. Pascoli è un uomo dal carattere insicuro, riservato e schivo che lo costringe ad un'esistenza raccolta nonostante egli non viva con serenità la solitudine.

Pascoli segue fondamentalmente due filoni poetici: il primo intimista e familiare, il secondo impressionista, componendo alternativamente in entrambi i modi.

La sua poetica viene descritta nel Fanciullino, saggio del 1897, in cui afferma che il poeta è l'unico in grado di "dare senso e ragione" alle cose inanimate scoprendo le arcane corrispondenze, i legami tra gli oggetti. Per Pascoli, il poeta è colui che riesce a mantenere l'ingenua disposizione infantile nei confronti della natura. La poesia è, per lui, risarcimento delle ingiustizie subite e ha la funzione di stimolare i sentimenti buoni, eliminando tutto ciò che è brutto. Nel suo linguaggio utilizza parole umili e quotidiane ma allo stesso tempo liriche, ritrovando ovunque sensibilità. Arricchisce il lessico con i nomi scientifici di piante o animali. Egli vuole decodificare il linguaggio della natura umanizzandolo.



In ognuna delle sue poesie attribuisce significati diversi a simboli quotidiani (simbolismo); ad esempio, nel "Lavandare" l'immagine dell'aratro, presente nella prima strofa, rappresenta la solitudine della donna che aspetta il ritorno del suo uomo, in "X Agosto", le stelle cadenti simboleggiano il pianto del cielo per la morte della rondine e per la morte del padre mentre tornava a casa. In questo caso, la rondine e il padre, rappresentano a loro volta gli innocenti perseguitati dalla crudeltà umana.

Immagini spesso ricorrenti in tutte le sue opere sono:

il nido: visto come casa, luogo caldo, chiuso, raccolto in una sua esistenza senza rapporti con l'esterno, ma brulicante di complici intimità. ("X Agosto", "Il temporale, il lampo, il tuono"). Diviene espressione dell'incapacità di vivere che il poeta tenta di esorcizzare mitizzando l'idillio campestre.

la culla: simbolo della madre e del grembo materno. L'immagine femminile è molto spesso presente nelle sue poesie, appunto per la tendenza del poeta a regredire alla sua infanzia per recuperare uno stato d'animo di sicurezza e di felicità. ("La mia sera", "Il tuono")

il cimitero, il muro, la siepe: rappresentano i defunti. Il cimitero rappresenta anche una variante simbolica del nido, come casa dei morti, in cui si mantengono il legame e la comunicazione tra vivi e morti. ("Nebbia

uccelli: legati al senso di mistero e di morte. Infatti ne "L'assiuolo", il verso dell'uccello, il chiù, rappresenta, inizialmente il suo verso, successivamente un lamento ed infine la morte, rievocata anche dai suoni delle cavallette e dai sistri.

i fiori: o legati al mondo dei morti, o legati ad una sessualità ambigua e a tratti morbosa. Ne "Il gelsomino notturno" la simbologia floreale ha valenza erotica e il tema funebre vive attraverso sottili allusioni che si alternano con l'immagine del fiore che invita all'amore. Il poeta vuole esorcizzare il suo difficile rapporto con la sessualità con il richiamo alla morte e all'infanzia.

Pascoli propone un'immagine positiva della natura, "madre dolcissima", scagionandola da ogni responsabilità; in realtà il rapporto con la natura appare complesso e meno rassicurante perché continuamente insidiato dalla malattia e dalla morte. Per esempio in "X Agosto" il cielo vuoto, lontano e inaccessibile si rivela impotente di fronte al lutto personale e al male della storia. Elementi della natura di caricano di significati simbolici ed allusivi caratterizzando il paesaggio con ambiguità fino a far percepire il mondo come disgregato e dissolto proponendo una visione stravolta e caotica della natura ("Il lampo" e "Il tuono"). In essa proietta la sua disperata soggettività, i suoi traumi e i suoi tormenti interiori.


Gabriele d'Annunzio nasce nel 1963 a Pescara da genitori borghesi benestanti e muore a Gardone Riviera, il 1 marzo 1938. È estroverso e con i suoi gesti teatrali vuole attirare su di se l'attenzione, al fine di porre l'accento sulla propria eccezionalità e grandiosità. La solitudine è, per lui, distacco ed innalzamento rispetto alla mediocrità piccolo-borghese. Aspira a diventare il modello del nuovo eroe esteta segnalandosi per un'esistenza lussuosa, contraendo debiti e circondandosi di amicizie aristocratiche. La sua vita è caratterizzata da vicende amorose e dall'infedeltà. Raffinato cultore dell'estetismo può essere considerato uno dei più noti esponenti del decadentismo internazionale. Il suo stesso panismo, la tendenza vale a dire ad identificarsi con la totalità della natura, non è che un aspetto del simbolismo decadente che cerca segrete corrispondenze tra l'uomo e la natura. Nel panismo ritroviamo due processi fondamentali:

la natura che si umanizza come si può vedere nella lirica "Stabat nuda aestas" che si fonda sull'evocazione di una ura femminile in cui è personificata l'estate, la quale viene inseguita dal poeta. L'estate e la natura vengono rappresentate come potenze erotiche ed è continuamente presente il desiderio di unione tra uomo e natura.

l'uomo diventa parte integrante della natura, processo visibile ne "La pioggia nel pineto"

La sua opera principale è "Il piacere", romanzo che narra le vicende dell'amore di Andrea Sperelli per la bella Elena Muti. Il tema dominante è la sensualità. Il protagonista è un giovane che, seguendo la tradizione di famiglia, ricerca il bello e disprezza il mondo borghese, conduce una vita eccezionale, vive la sua vita come un'opera d'arte e rifiuta le regole basilari del vivere morale e sociale. L'estetismo consiste nel vedere l'arte come rappresentazione di sé stessa; l'artista vuole trasformare la sua vita in opera d'arte andando alla ricerca di piaceri raffinati circondandosi solo di arte e bellezza. Andrea Sperelli è il riflesso di d'Annunzio in quanto anche il poeta è esteta nella vita ed è un vinto perché si ritrova solo e abbandonato da tutti.

Secondo d'Annunzio, l'unico scopo del poeta è "fare la propria vita come si fa un'opera d'arte" e infatti si dedica al culto della bellezza e alla ricerca del piacere.

Altri esteti, oltre ad Andrea Sperelli, sono:

Dorian Gray, protagonista de "Il ritratto di Dorian Gray" di Oscar Wilde

Des Esseintes, protagonista di "À rebours" di Huysmans. Questo è considerato la Bibbia dell'estetismo.

Entrambi indicano il fallimento dell'estetismo (distruzione del quadro che rafura l'invecchiamento del protagonista nel primo, bisogno di ritornare a vivere in mezzo alla gente comune nel secondo), perché l'unica cosa a rimanere bella nel tempo è l'arte.

In d'Annunzio ci sono due facce:

con la scoperta di Nietezsche, elabora una nuova poetica, il superuomo. L'estetismo è una componente del superomismo, filosofia di vita antidemocratica e anticlericale che si prege di far vivere il superuomo al di sopra delle regole, cercando di comandare e di prevalere sugli altri. Romanzo manifesto del superomismo è 'Le vergini delle rocce'.

l'inetto, che indica l'uomo inadatto a vivere un'esistenza normale commisurata agli standard borghesi perché incapaci di essere padroni di sé e del proprio destino.

D'Annunzio al contrario di Pascoli, è un poeta vate perché ha la missione di indirizzare il popolo.

Sia "La sera fiesolana" che "La mia sera", rispettivamente di d'Annunzio e di Pascoli, finiscono con la morte; nella prima il poeta fa riferimento alla sensualità panica, cioè la sensualità della natura, utilizzando un linguaggio colto, raffinato e dal lessico prezioso mentre Pascoli usa un linguaggio quotidiano con un lessico più semplice. D'Annunzio, proprio per il suo stile ricercato e raffinato è rifiutato dai crepuscolari, il cui massimo esponente è Guido Gozzano che, utilizzando una poesia prosaica ironica, si contrappone al dannunzianesimo rifiutandone i temi e i personaggi.

Infatti, sceglie temi e linguaggi legati alla quotidianità e racconta di persone comuni con esistenze grigie e morbose, molto lontani dai protagonisti dei racconti del poeta abruzzese.

Le avanguardie sono dei movimenti dei primi decenni del '900 nati per indicare delle produzioni letterarie, artistiche che propongono soluzioni innovative, rompendo in modo provocatorio con il passato. Tra le avanguardie, sicuramente la più rilevante è il futurismo, fondato nel 1909 da Marinetti, che ha due funzioni principali: la rottura con le tradizioni e l'esaltazione dei miti industriali, del dinamismo della città. Creano una nuova idea di bellezza completamente diversa dal passato. Nel manifesto del futurismo vengono elaborati i punti per la nuova poetica, tra cui l'abolizione dell'io e quindi della soggettività e di ogni tipo di poesia sentimentale, l'uso di verbi all'infinito e di parole in libertà. È una polemica, voluta, contro il classicismo .




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