Pena di morte? No, grazie!
La
pena di morte rappresenta una delle grandi questioni che preoccupa il mondo e
che nello stesso tempo divide l'opinione pubblica in favorevoli e contrari.
Dopo una prima reazione istintiva e forse superficiale sull'argomento, ho
deciso di documentarmi per poter ampliare le mie conoscenze e formulare una
propria opinione su tale tematica. In seguito a questa operazione e in
considerazione delle argomentazioni che sono in procinto di scrivere, sono
contrario alla pena di morte, dunque favorevole alla sua abolizione.
L'argomentazione più frequente a favore della pena di morte è la
deterrenza: condannare a morte un trasgressore dissuaderebbe altre persone dal
commettere lo stesso reato. L'elemento deterrente della pena di morte non
è però così valido, per diversi motivi. Nel caso, per
esempio, del reato di omicidio, sarebbe difficile affermare che tutti o gran
parte degli omicidi vengano commessi dai colpevoli dopo averne calcolato le
conseguenze. Ritengo infatti che molto spesso gli omicidi avvengono in momenti
di particolare ira oppure sotto l'effetto di droghe o di alcool oppure ancora
in momenti di panico. In nessuno di questi casi si può pensare che il
timore della pena di morte possa agire da deterrente. Inoltre la tesi della deterrenza
non è assolutamente confermata dai fatti: infatti se la pena di morte
fosse un deterrente si dovrebbe registrare nei paesi mantenitori un continuo
calo dei reati punibili con la morte; inoltre i paesi che mantengono la pena di
morte dovrebbero avere un tasso di criminalità minore rispetto ai paesi
abolizionisti. Nessuno studio è però mai riuscito a dimostrare
queste affermazioni e a mettere in relazione la pena di morte con il tasso di
criminalità. I molti studi effettuati sull'argomento hanno quindi
dimostrato come sia impossibile affermare con chiarezza che la pena di morte
abbia un potere deterrente. La maggior parte di coloro che sostengono e
difendono la pena capitale ammette che si tratta di una pratica orribile e
incivile ma che è nonostante tutto necessaria per proteggere la
società. Molti di questi sostenitori sono infatti consci della natura
arbitraria e discriminatoria della pena di morte come pure dei pericoli
connessi alla sua applicazione, per fare un esempio il rischio di mettere a morte
un innocente. Infatti è risaputo che tale pena non colpisce solo i
colpevoli, ma anche, forse più spesso di quanto si immagini, persone
innocenti. Tuttavia essi( i sostenitori) rimangono in suo favore perché la
considerano un deterrente necessario senza il quale ci sarebbero piu' omicidi.
Tale affermazione, se fosse vera, costituirebbe un potente argomento a favore
del mantenimento della pena capitale. Ma gli antiabolizionisti non sono
riusciti mai a produrre valide prove scientifiche per dimostrare che la pena
capitale è un efficace deterrente, superiore ad altre pene quali il
carcere a vita. In altre parole, mi sembra che le richieste di conservare o
reintrodurre questa pena sono basate su null'altro che affermazioni prive di
fondamento e discorsi basati su impressioni personali sul suo
'insostituibile' potere deterrente. Ci sono anche alcuni dei suoi
sostenitori che trovano più facile difenderla sul terreno della sua
funzione neutralizzante o eliminatoria. Essi fanno riferimento al potere
neutralizzante assoluto e permanente della pena di morte, poichè essa
assicura che un individuo giustiziato per omicidio, non compierà
ulteriori delitti. Ma a questo punto viene legittimo chiedersi il motivo per
cui non si preferisca la detenzione: senza dubbio risulta un mezzo efficace per
neutralizzare la pericolosità di assassini o altri delinquenti violenti.
Di conseguenza perché non abolire la pena di morte? Tale abolizione non risulta
nemmeno in un aumento del comportamento omicida o aggressivo in quelle istituzioni
penali dove sono detenuti i condannati per omicidio. Inoltre credo che coloro
che presentano il maggior rischio di recidiva sono gli omicidi mentalmente
infermi; tuttavia questi assassini sono per definizione esclusi dalla possibile
applicazione della pena di morte. Dunque si capisce che la capacità
neutralizzante ed eliminatoria della pena di morte è invalidata dal
fatto che non è applicabile a quei soggetti che con maggiore
probabilità ripeteranno la loro condotta criminosa. E sicuramente se
l'imprigionamento è un mezzo efficace per neutralizzare gli assassini
infermi di mente, credo sia altrettanto valido per neutralizzare i
'normali'. Tra i favorevoli alla pena di morte, specie negli Stati
Uniti, vi è una larga maggioranza che si basa sull'aumento degli omicidi
attraverso gli anni e deducono che questo costituisce una pressante ragione per
non abolire la pena capitale o per reintrodurla là dove la si è
abolita o sospesa. L'intento è chiaro: allarmare il pubblico sperando di
spingerlo ad appoggiare le esecuzioni legali. Le richieste, volte a mantenere o
reintrodurre la pena di morte, sono basate su nient'altro che affermazioni
prive di sostanza, infatti tutti i dati disponibili suggeriscono che la pena di
morte non ha in realtà effetti sul tasso di omicidi. Il
'partito' dei sostenitori della pena capitale sostiene tuttavia che,
se verso alcuni criminali non ha effetto, verso altri potenziali assassini
l'effetto ce l'ha, incutendo paura. La pena di morte avrebbe quindi un effetto
'sedativo' e sarebbe una sorta di 'calmante sociale'
benefico. Ma tengo particolarmente a ricordare che secondo me la pena di morte
è un arma troppo potente in mano a governi sbagliati: può infatti
essere sfruttata dal governo per eliminare personaggi politicamente o
religiosamente scomodi, alterando persino il concetto di gravità di
certi atti. Dal punto di vista evolutivo della società l'applicazione
della pena di morte non incentiva la ricerca di nuovi sistemi per la
prevenzione al crimine. Ovvero quando viene applicata la pena di morte, la
gente prova quasi un sentimento di soddisfazione, quasi che in questo modo il
crimine commesso fosse riato, espiato, dimenticando in realtà che la
vittima ha subito una ingiustizia che non potrà mai essere riata.
Tuttavia la gente è come soddisfatta. E lo stato? Lo stato si mostra
così 'giusto' ed efficiente contro il crimine. In questo modo
si corre il rischio che lo Stato possa sentirsi dispensato dal ricercare una
soluzione che prevenga il crimine stesso. Mentre invece credo che lo stato
dovrebbe contribuire a rimuovere le situazioni di indigenza estrema, a
promuovere la dignità umana, eliminando conflitti razziali troppo spesso
causati da leggi poco democratiche. Inoltre lo stato dovrebbe promuovere una
migliore umanizzazione della società, combattendo il diffondersi di una
mentalità lassista e immorale. Purtroppo lo stato è troppo spesso
vittima della sua economia che gli impedisce di combattere la battaglia della
prevenzione fino in fondo ed è in queste situazioni che soddisfa la
società solo ricorrendo ad un ulteriore crimine. Dovendo giudicare la
pena capitale dal punto di vista umano, bisogna sottolineare per prima cosa
l'importanza del diritto alla vita che è un principio fondamentale su
cui si basa la nostra società. Come nessun uomo ha il diritto di
uccidere un suo simile per qualsiasi motivo così lo Stato, che agisce
razionalmente, non spinto dall'emozione del momento, e in quanto garante della
giustizia, non deve mettersi sullo stesso piano di chi si macchia del più
orribile dei crimini: l'omicidio. Così facendo si fornirebbe a tutti un
esempio di atrocità compiuto dalla legge stessa, mentre essa è
stata creata proprio per la tutela dei diritti umani e quindi per quello della
vita. Dunque penso che appoggiando la pena di morte lo stato si comporterebbe
in modo criminale come il criminale stesso.Le leggi, infatti, moderatrici della
condotta degli uomini ed espressioni della pubblica volontà, che
detestano e puniscono l'omicidio, ne commetterebbero uno esse medesime e, per allontanare
i cittadini dall'assassinio, ordinerebbero un pubblico assassinio. Di
conseguenza posso affermare che la pena di morte non ristabilisce alcun
equilibrio. Per quanto autori e filosofi illustri quali Kant ed Hegel giungano
a giustificare, anzi ritengono necessaria la pena di morte su basi retributive,
ci pare che agli effetti i parenti, gli amici e i conoscenti della/e vittime
non si sentano sufficientemente riati dalla morte dell'assassino. Lo
sarebbero se ciò servisse a riportare in vita la vittima, se la morte
dell'assassino servisse veramente a ristabilire una situazione di
equità. Infine vi è anche una questione economica che segna un
punto a favore dell'abolizione della pena capitale: la pena di morte è
sinonimo di risparmio? Una delle argomentazioni a favore della pena di morte si
basa sul fatto che è meno costoso uccidere i colpevoli piuttosto che
tenerli in carcere. Invece è stato dimostrato, attraverso alcuni studi
svolti in Canada e negli Stati Uniti, che l'applicazione della pena di morte
è più costosa del carcere a vita. In base alle precedenti
considerazioni posso concludere che la pena di morte va contro ogni principio
etico,morale e non porta alcun beneficio alla comunità, poiché invece di
cercare di affrontare il problema alla radice, lo elimina per pochi attimi
senza educare il prossimo a non commettere uno stesso crimine. 'La pena di
morte non è altro che la guerra della nazione contro un cittadino,
perchè giudica necessaria o utile la distruzione del suo essere' (Cesare
Beccaria - Dei delitti e delle pene, paragrafo sulla Pena di morte).