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Vita come passione: per Foscolo l'importanza dell'uomo consiste nell'energia e vigore delle passioni, queste, infatti, esaltano l'individuo e giovano a quelli che la contemo; perciò l'amore, la bellezza, la gloria, la patria, la libertà, la giustizia, sono per lui sempre delle esperienze grandiose che possono giovare anche agli altri.
Sensismo e materialismo: perduta la fede cristiana Foscolo aderisce alle dottrine sensistiche e materialistiche; ritiene valide e sicure solo le conoscenze che gli derivano dai sensi e dalla ragione sperimentale; crede solamente che sia reale ciò che viene percepito dai sensi (materia): l'universo quindi è un ciclo perenne di nascita, di morte, di trasformazione da parte di forze meccanistiche ed irrazionali (vita = moto). Perciò, Dio, l'anima, ogni piano provvidenziale, sono esclusi da questa concezione: dopo il travaglio della vita, subentra "il nulla eterno".
La religione delle illusioni (attraverso il volontarismo): tuttavia Foscolo avverte nel profondo del suo animo l'ansia di superare il destino mortale, sente una sete di ideali grandiosi, di verità, giustizia, bellezza, libertà, amore, patria:essi solo gli appaiono capaci di dare un significato all'esistenza. La ragione gli dice però che sono illusioni, il cuore non si rassegna a considerarli come tali, e nasce così la nuova fede, la religione delle illusioni, il culto dei valori spirituali continuamente contraddetti dalla realtà e tuttavia continuamente risorgenti nell'animo (essi soltanto rappresentano la vera dignità dell'uomo).
Poesia come espressione di questi valori di umanità e civiltà: la poesia diviene scoperta e la rivelazione delle illusioni e lo strumento della loro eterna perennità nel tempo: essa, infatti, li fa vivere nel mondo e li sottrae alla rovina del tempo, al nulla della morte, rendendo eterni nei secoli gli spiriti grandiosi di eroi e poeti, che li hanno affermati.
ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS
È un romanzo composto da lettere che Foscolo immagina scritte da un giovane suicida, Jacopo Ortis, ad un suo amico, Lorenzo Alderani.
La trama
Rifugiatosi sui colli Euganei, dopo che Napoleone, col trattato di Campoformio, ha venduto Venezia all'Austria, Jacopo esule, senza patria, vi conosce Teresa e se ne innamora, riamato.
Ma il padre della ragazza l'ha già destinata in sposa al ricco Odoardo,
URA - PENSIERO - POETICA DI FOSCOLO
Egli stesso si definì "ricco di vizi e di virtù", tale definizione è in fondo applicabile ad ogni uomo, con prevalenza dei vizi sulle virtù o viceversa. In Foscolo però i due elementi, positivo e negativo, si riscontrano con intensità. Egli soprattutto fu un irrequieto, ma la sua irrequietezza non va intesa solo in senso materiale, cioè fisico, ma anche e soprattutto spirituale, quindi genera sovente nel poeta uno stato d'insoddisfazione.
Foscolo si formò sulla base delle dottrine illuministiche, diffuse dalla rivoluzione proprio negli anni della sua adolescenza, aderì quindi ai principi del materialismo scientifico, che individuava la verità nella ragione, base indispensabile per la scienza. Tuttavia tali rigidi principi non potevano soddisfare completamente Foscolo, nel quale esistevano sentimenti, passioni e un ansia di conoscenza circa il rapporto uomo - natura, finito -infinito. Egli perciò si abbandonò, come egli stesso dice, per sopravvivere alle illusioni, delle quali si creò una vera e propria religione (pur rendendosi conto di quanto valga l'illusione).
Sotto l'aspetto poetico Foscolo è un neoclassico, in senso però diverso da Monti; infatti, nel poeta di Zacinto, il neoclassicismo non è giunto dal sentimento, poiché nei suoi versi, oltre ai riferimenti mitologici non esagerati, troviamo impegno e commozione. Però, si può anche definire un preromantico, appunto per i forti sentimenti che lo agitano, fra i quali il patriottismo, la giustizia, la libertà.
Tale movimento si sviluppò contemporaneamente all'illuminismo, ebbe origine in Germania, con la partecipazione di celebri letterati, come Goethe, Shiller, Herder.
I SEPOLCRI
L'opera rileva la piena maturità di Foscolo, scritta nel 1806, in seguito di una lunga discussione avvenuta nel salotto della nobile Isabetta Teotochi Albrizzi, amica del poeta.
Si discuteva sul recente editto di Saint Cloud, emanato da Napoleone, esso riguardava le sepolture, che dovevano essere extraurbane anonime, con solo una croce, secondo il principio di uguaglianza. Ippolito Bindemonte, amico di Foscolo e traduttore dell'Odissea, condannava la legge, sostenendo che le sepolture hanno un valore morale. Foscolo in un primo momento sembrò non dare molto peso all'argomento, poi rivide il suo atteggiamento, e poiché l'amico gli aveva indirizzato un poemetto ("I cimiteri"), replicò con "I sepolcri". Nel 1700 era tornata di moda la poesia sepolcrale iniziata nel terzo secolo con Bardo scozzese Ossian, sospesa nel medioevo e ripresa ad opera di Young e Macpherson.
I sepolcri appartengono a tale poesia: sono un carme epistolare di 295 endecasillabi sciolti. Il contenuto si può idealmente dividere in tre o quattro parti, tenendo presente che in esso si trovano numerosi riferimenti neoclassici mitologici, ma anche concetti preromantico (la stessa poesia sepolcrale, la funzione civica delle tombe, l'amor di patria, ecc).
All'inizio il poeta nega l'importanza delle sepolture, poi l'illusione soccorre al pessimismo del poeta, il quale afferma che fra morti e vivi esiste una specie di "muto dialogo" che egli chiama «corrispondenza di amorosi sensi». Non si è veramente morti se si lascia un'eredità morale, per una vita vissuta rettamente o per grandi opere.
Dopo una descrizione piuttosto macabra, ma assai veritiera di un cimitero extraurbano, dopo la protesta di Foscolo contro l'anonimato delle tombe (a tal proposito egli richiama di Parini e della sua ignota sepoltura); dopo tutto ciò il poeta afferma che il culto dei morti risale agli albori della civiltà, insieme alla famiglia, alla legge, alla religione. Passa poi ad una seconda parte, dove sostiene una funzione civica ed educatoria delle tombe dei grandi: parla della chiesa dis. Croce a Firenze, città già famosa e bella, ma nobilitata dalle urne dei grandi italiani (Macchiavelli, Dante, Galilei, Michelangelo, Alfieri). Infatti il destino ha voluto che gli stranieri togliessero tutto all'Italia, ma non potessero mai privarla della memoria di un grande passato. Entra il poeta nella poesia, così detta onomatopeica, ciò avviene attraverso la descrizione della storica battaglia di Maratona (490 a.C.).
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