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RIASSUNTI:
Dopo l'atto 1- scena 1:
Questa scena è un buon punto di partenza per inserirsi nella commedia, in quanto è ambientata all'interno della bottega del caffé, nella quale si svolgono la maggior parte dei fatti, e perchè vengono introdotti due dei personaggi chiave dell'opera: Ridolfo, il proprietario della bottega del caffé, che discute con il suo garzone Trappola, e Eugenio, un piccolo borghese che la notte precedente, giocando d'azzardo contro il conte Leandro, aveva perso tutti i suoi soldi.
Atto 1- scena 2:
In questa scena Ridolfo colloquia con il proprietario della bisca, Pandolfo, affermando che non dovrebbe accanirsi contro il povero Eugenio, e che non è leale vivere sulla rovina del prossimo.
(Eugenio è il lio del vecchio padrone di Ridolfo, nei confronti del quale questo prova rispetto e si sente in debito; per questo motivo vuole aiutare Eugenio).
Nella scena successiva apparirà per la prima volta Don Marzio, un nobile napoletano.
Atto 1- scena 4-5-6-7-8:
Dopo questa discussione Don Marzio chiama Trappola e gli chiede di andare a valutare da un orefice gli orecchini della moglie di Eugenio, raccontandogli che Eugenio è ormai sul lastrico, pur sapendo che Trappola non era in grado di mantenere un segreto [4]. Don Marzio, inoltre, chiede al garzone se aveva informazioni sulla ballerina Lisaura, e quest'ultimo gli dice che sotto la protezione del conte Leandro, con il quale ha anche una storia d'amore [5] e Don Marzio va subito a raccontare a Ridolfo che la ballerina è una prostituta, ma quest'ultimo è un uomo riservato che non vuole intromettersi degli interessi degli altri [6]. [7 saltata] Nella scena successiva Pandolfo invita Eugenio, che nel frattempo si è recato a prendere un caffé, a are i suoi debiti di gioco e questo gli promette che gli darà il ricavato delle vendita di alcune stoffe, ma prima deve trovare un acquirente; Eugenio è talmente agitato che continua ad ordinare e poi a rifiutare i caffé che gli porta Ridolfo [8].
Nella scena che rappresenteremo adesso Don Marzio racconta anche ad Eugenio la storia della ballerina.
Atto 1- scena
[10: Eugenio chiede a Ridolfo se crede a quello che dice Don Marzio, ed egli risponde che non ci si deve fidare di quell'uomo]. Nella scena seguente Ridolfo si offre di vendere per conto di Eugenio i panni il cui ricavato servirà per saldare i suoi debiti, come riconoscimento nei confronti del padre di Eugenio, che è stato il suo ex padrone, e, per il momento, gli impresta 30 zecchini; il bottegaio, inoltre, gli consiglia di abbandonare il gioco d'azzardo perchè lo sta rovinando economicamente e sta mettendo a rischio il suo matrimonio [11]. Eugenio in un primo momento prova compassione per la moglie, ma poi vede la ballerina affacciata alla finestra e credendo ingenuamente a ciò che gli aveva raccontato Don Marzio, cerca di convincerla ad aprirgli la porta per farlo salire [12], ma viene interrotto dal conte Leandro che vuole i suoi soldi [13]. Nel frattempo è arrivata nella piazzetta una pellegrina che è in cerca del marito che l'ha abbandonata: si chiama Placida e il marito è il conte Leandro, che in realtà si chiama Flaminio ed era un contabile piemontese. Placida viene accolta da Eugenio, che le fa la carità [14] e Don Marzio, vedendoli insieme, fa il malizioso e sostiene, parlando con Eugenio, di aver già conosciuto quella pellegrina l'anno prima [15-l6]. Nella scena seguente Don Marzio racconta alla moglie di Eugenio, Vittoria, che il marito è sul lastrico e che ha impegnato anche i suoi orecchini, dicendole anche che, secondo lui, il marito la sta tradendo sia con la pellegrina che con la ballerina [in realtà lo dice Trappola - 17-l8-l9]. In seguito Vittoria, scorgendo il marito, si maschera per vedere se l'avrebbe corteggiata ed Eugenio rispetta i timori della moglie, facendo il dongiovanni; allora scoppia un litigio tra i consorti, nel quale Vittoria fa capire al marito che sa tutto su tutto, dicendogli anche che l'aveva informata Don Marzio [20].
Atto 2- scena
[1:no] All'inizio
dell'atto 2° la scena si sposta nuovamente nella bottega del caffé, dove
Ridolfo, dopo aver venduto le stoffe, restituisce ad Eugenio una parte del
ricavato, tenendo lui la restante per paura che lo stolto ritorni a giocare
d'azzardo; infatti così accade: Eugenio,infatti, viene convinto dal
furbo conte Leandro a giocarsi un cioccolata, e, dopo pochi minuti, ha
già perso tutti i quattrini [3] e, non trovando Ridolfo per chiedergli
un prestito, rischia di venire truffato da Pandolfo[4-5-6]. Fortunatamente il
caffettiere arriva in tempo ed evita che l'amico venga raggirato nuovamente.
Eugenio promette a Ridolfo che non entrerà più nella bisca ma
mantiene la promessa solo per pochi minuti[7-8]. Don Marzio, nel frattempo,
cerca di convincere la ballerina a farlo salire in casa sua, ma questa lo
scaccia, indignata; il nobile napoletano, non soddisfatto, cerca quindi di far
colpo su Placida offrendole delle castagne e dei soldi, e viene scacciato e
insultato [
Atto 2- scena
Il pranzo si svolge nella stanza sopra la bisca, e vi partecipano Eugenio, Don Marzio, Lisaura e il conte Leandro; la stanza ha le finestre aperte, quindi dall'esterno si può vedere chi vi è dentro. Così succede a Vittoria, che vede il marito che festeggia in comnia di un'altra donna, e desidera suicidarsi. Poco tempo dopo Placida riconosce la voce del marito e va a vedere se ha ragione; appena Flaminio la riconosce cerca di ucciderla, ma viene fermato da Eugenio. Eugenio, arrabbiato con la moglie, se ne và.
Atto 3- scena
L'ultimo atto inizia con Lisaura che scaccia di casa Flaminio, dal momento che non sapeva che era sposato; la scena è osservata da Don Marzio, che ride tra se delle disgrazie dell'amico al quale, dopo, volta le spalle nel momento del bisogno. Ridolfo, nel frattempo, cerca di ricongiungere sia Eugenio e Vittoria che Placida e Flaminio. Nella scena seguente Pandolfo chiede protezione a Don Marzio, poiché si trova nei guai con la polizia, e gli dice di non raccontare niente a nessuno. Don Marzio, invece, inizia a parlare confidenzialmente con un uomo in borghese, che, in realtà, è il capo dei poliziotti e che, grazie alle informazioni del nobile napoletano, arresta Pandolfo. Nel frattempo Ridolfo cerca di convincere Flaminio a ricongiungersi con la moglie ed Eugenio e Vittoria si sono riappacificati. Don Marzio, nel frattempo, sparla di tutti i suoi amici alle loro spalle, dicendo che Eugenio si è riappacificato con la moglie solo perchè non ha più niente. Nelle ultime scene Don Marzio viene smascherato per quello che è: un gran bugiardo e vile; infatti Placida e Lisaura scoprono che il gentiluomo napoletano le descriveva alla gente come due prostitute ed Eugenio scopre che aveva raccontato a sua moglie che la tradiva con la ballerina e la pellegrina. Don Marzio, però, nega tutto e cerca di addossare la colpa agli altri, continuando a sostenere che lui è un bravo uomo che non ha mai tradito la fiducia di nessuno e non ha mai raccontato bugie.
Nell'ultima scena Don Marzio Viene insultato da tutti i personaggi, e viene costretto ad abbandonare la città.
Eugenio:
Eugenio è un piccolo imprenditore tessile che rovina il suo matrimonio e le sue risorse finanziare perchè dipendente dal gioco d'azzardo. Egli è lio dell'ex padrone di Ridolfo (il proprietario della bottega del caffé), verso il quale quest'ultimo è molto riconoscente e, quindi, mosso da devozione, aiuta il lio nel superare il momento di crisi, aiutandolo anche finanziariamente. Eugenio rappresenta l'immagine della borghesia che si è arricchito ma che rimane lo stesso ingenuo e poco accorto, fidandosi infatti del conte Leandro, che invece, barando al gioco, lo rovinava economicamente.
È la critica che Goldoni muove alla borghesia, che è sì la classe vincente della commedia, ma è viene rappresentata durante la sua perdita di valori. In una Venezia economicamente in rovina, l'apprezzamento o meno di un personaggio dipende dalla sua situazione economica; in questo modo Eugenio è negativo fino a quando perde i soldi nella bisca, ma, dopo il pentimento e la decisione di smettere di giocare d'azzardo, diviene positivo.
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