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Recensione: La Solitudine dell'Occidente, Khaled Fouad Allam

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Molti anni fa passeggiavo con un amico per le strade di Algeri. Non era uno dei momenti migliori della mia vita:mentre l'adolescenza stillava le sue ultime inquietudini,il mondo che mi si apriva era difficile e complesso": in questo mondo comincia "La solitudine dell'Occidente" di Khaled Fouad Allam.

Già dalle prime righe è possibile scorgere il paesaggio doloroso e conflittuale che questo autore tenterà di esplicare attraverso quello che è il suo viaggio,oltre che esteriore,interiore,attraverso il racconto di un algerino trapiantato da vent'anni in Italia.



L'Algeria,Algeri,un altro mondo con cui ogni giorno,attraverso i mass-media veniamo a contatto,di cui sentiamo freneticamente parlare a causa dei diversi diverbi e lotte che si alternano su uno sfondo di civili innocenti le cui vite vengono stroncate per cause quasi irreperibili,e fondamentalisti conservatori,inneggianti la guerra e il ritorno alla purezza che l'Occidente pare abbia depredato.

C'è qualcosa di estremo nella storia della civiltà islamica: come se paradossalmente l'ombra costante di una minaccia obbligasse noi musulmani a vivere nell'incertezza, la minaccia del dissolversi delle cose come degli esseri, dell'amicizia come dell'amore; tutto può sire da un giorno all'altro, e la storia ti può respingere là da dove sei venuto,farti tornare al deserto. Il mondo islamico intrattiene uno strano rapporto con l'amore e la storia: l'infanzia degli arabi, il luogo e l'uomo che un giorno predicò quella religione nuova,uscita dal deserto per conquistare il mondo, ma che ritorna al suo deserto psicologico e mentale. Oggi parliamo dell'immensa solitudine dell'Islam,della sua incapacità di uscire dal cerchio .

Islam e Occidente rappresentano di sicuro il grande bivio che divide le coscienze di due mondi che continuamente si incontrano e si scontrano tra guerra e tentativi di dialogo, un dialogo che, all'indomani del discorso sulla provocazione fittizia del discorso di Papa Ratzinger pronunciato all'Università di Ratisbona suscitando il furore dell'opinione pubblica, la dice lunga su questa difficoltà di comunicazione. Secondo il letterato Samir Khalil Salir si è 'alimentato quel senso di vittimismo,che conferma davanti al mondo che con 'loro' non si può ragionare,mentre la critica del Papa è indirizzata all'Occidente che ha allontanato la ragione da Dio.'

Vien da chiedersi spontaneamente se si fa bene o male,a ritenere già da un primo impatto,questa società chiusa,giacchè un appartenente stesso ne evidenzia questa caratteristica.

Chiusura che noi occidentali abbiamo spesso associato al velo. Quante volte noi donne italiane,ci siamo chieste quanto soffrano quelle donne nel rispettare queste "assurde leggi". Eppure non è una legge. Secondo quanto afferma Allam,sul Corano,nulla invita o obbliga la donna a portare questo marchio. È solo con l'incontro-scontro Oriente-Occidente che il musulmano deve cercare di distinguersi dai non musulmani,impiegando anche questi mezzi,divenendo quasi un'esigenza di identificazione con le proprie origini. Come spesso accade però,ogni situazione viene portata alla strenua del suo significato,a causa del continuo inserimento di materiale esterno in questa civiltà,che delinea una vera e propria contaminazione. È per la difesa di sé che dopo il XX secolo comincia ad essere impiegato il velo come dogma e dovere: "il velo si fa così segno distintivo dell'identità islamica e della separazione tra i sessi". Separazione tra i sessi che è alla base della cultura islamica. Il velo designa quella che è la scissione uomo-donna: la donna anche se in pubblico non può essere guardata,ella deve coprirsi,perché altrimenti il suo comportamento sarebbe immorale. E questo non è ammissibile in "una società che è ossessionata dall'idea di impurità".

Questo atteggiamento però non fa altro che offuscare delle crisi. Spesso i conservatori "ciceroniani",si sentono minacciati dalle mutazioni "cesariane",e altrettanto spesso,le innovazioni,non viste di buon occhio,le si cerca di sopprimere,ma . fino a quando? Quanto è possibile vivere in gabbia,evitare l'influenza di altri mondi e culture? La Roma antica aveva cercato di difendersi dal contatto con i cartaginesi,ma alla fine,l'impatto e lo scambio sono stati inevitabili.

È necessario ripristinare una certa dimensione,poiché,continuando in questo modo "il rischio è quello di passare da una società multirazziale a una società multirazzista".

In ciò si potrebbe incedere nel momento in cui continuassimo a scindere nella politica islamica tra  integralisti e moderati. Esistono davvero queste due fazioni? Qualcuno le ha create,chi di preciso,e perché,non lo sappiamo. Probabilmente si cerca di dividere tra buoni e cattivi,anche se,è una linea di confine troppo sottile,rappresentata da un unico oggetto: il Corano. Nonostante sia una sola fonte,si creano continuamente dei nodi di incomprensioni,che sfociano in lotte e conflitti,per stabilirne il vincitore. Ciò che si ottiene non è altro che disapprovazione e disprezzo per costoro,che si evidenziano come guerrafondai.

Paul Valéry afferma che "sfortunatamente per il genere umano,è nella natura delle cose che i rapporti tra i popoli abbiano sempre iniziato attraverso un contatto tra gli individui meno adatti a ricercare le radici comuni e a scoprire,prima di ogni altra cosa,la corrispondenza delle sensibilià"; in parte quest'affermazione cerca di giustificare ciò che precedentemente è stato detto,cercando di unificare e addolcire una situazione aspra e pungente.

La chiave di lettura di Khaled Fouad Allam,forse è stata anche quella musica di Bach che sin da piccolo lo ha affascinato,che lo ha aiutato a capire la logica nascosta del mondo,in islamico 'batin'. "Bach non rivela Dio,ma testimonia la vita in sé. Per questo Bach è forse l'unico compositore che possa essere letto e interpretato sotto tutti i cieli della Terra". Sarà grazie all'arte dei suoni che l'autore è riuscito a dare ordine alle sue idee,tanto da creare un'opera quanto più oggettiva possibile.

Articolata,per certi versi complessa è l'opera di Allam,che cerca di spiegare quelli che sono i fraintendimenti tra Oriente e Occidente,che mostra quanta genericità ci sia attorno alla descrizione e indicazione di una cultura,quale quella islamica,soprattutto dopo avvenimenti come l'11 Settembre che segnano un metamorfosi nelle coscienze umane. È da quel momento che l'islam ha cambiato spessore ai nostri occhi,conformandosi sotto un'unica espressione,quella di terrorismo e terroristi. Il nostro autore ci invita a prendere distanza da quelli che sono gli stereotipi che la società ci propugna in ogni istante,e forse a cercare da soli alcune risposte,in modo che siano esenti da manipolazioni esterne. E forse è proprio questa la chiave di lettura dell'islam:un'interpretazione globale,a cui ognuno attinga secondo i propri principi,senza farli divenire dogmi per la collettività.






PASSI GRADITI:


14: "che cosa [ . ] vento?"

50: "c'è qualcosa [ . ] psicologico e mentale"

154 "come i nostri [ . ] sue utopie"

181 "Michel Foucault [ . ] categorie"




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