Recensione de "L'ottava vibrazione" di Carlo Lucarelli
"L'ottava vibrazione"
è l'ultimo romanzo di Lucarelli, edito nel
2008. Romanzo che ha come sfondo un tragico episodio della storia italiana, che
,raccontato e discusso di generazione in generazione, è ormai entrato a far parte della memoria degli
italiani: la battaglia di Adua, scontato finale di una sciocca impresa.A Massaua, in Abissinia,
convivono diversi colori, odori, persone, e tutto è contaminato da un
un'aria rovente, una mal'aria che non lascia scampo a nessuno. Una febbre che
porta con sé qualcosa di infernale, un Male malato che rende perverso ogni
gesto e pensiero. Ed è così che i personaggi, con la loro irrefrenabile volontà di riversare
sugli altri il Male che li attanaglia, fanno passare in secondo piano perfino
l'orrore di una guerra devastante. Questa è la terra dell'ottava
vibrazione dell'arcobaleno: il Nero. È
il lato oscuro della luna, portato
dalla luce. Ultimo
colpo di pennello nel dipinto di Dio. (Medhin, Home-coming son ) Il
maggiore Flaminio, Serra, Vittorio, Cristina: questi sono solo alcuni tra i
dannati di Massaua. Ognuno con il proprio bersaglio,
che deve soccombere al fine ultimo, al compimento del Male. Niente potrà
fermare questo mostruoso impeto che raggiungerà il culmine in un
crescendo irrefrenabile. In
questo romanzo Lucarelli sembra voler stupire il
lettore raccontandogli del Male, quello contro il quale non si può far
niente se non imbracciare le armi e tentare un'impresa persa in partenza, e
dell'altro Male, quello agghiacciante, pieno di sfaccettature, prodotto dalla
follia di cui solo l'uomo è capace. E
"L'ottava vibrazione" non denuncia tutto questo, non condanna i personaggi, né
il loro male. Il romanzo mostra solo il peggior volto della natura umana. Ma a che
scopo tutto questo? Nessuno. Non si fa niente di più che raccontare una
storia, tante storie, tante vite, tante tragedie nella tragedia. Ma questo non
basta a giustificare un mio giudizio negativo: in fondo sono proprio quei
romanzi che non fanno altro che raccontare una storia, senza un preciso fine, a
lasciare qualcosa di più al lettore. Dunque
è la storia in sé a generare sensazioni negative; sensazioni alimentate
da uno stile che non aiuta di certo il lettore a cogliere le tante storie che
compongono il romanzo nella loro unità, stile frammentario e facilmente
dispersivo in particolari fastidiosi. Nemmeno il
lato storico è trattato in modo tale da lasciare particolari suggestioni
al lettore, e le ambientazioni abbissine ,una volta
rievocate, portano inevitabilmente con sé gli echi delle tristi gesta dei
personaggi del romanzo. Così sfuma perfino la magia che sta dietro alle
ambientazioni così distanti dalla realtà italiana, a una luce
diversa dalla nostra. Dopo
aver letto questo romanzo, ciò che si vuole fare è scordare
l'orrore contenuto tra le sue ine, e cercare di trattenere solo oggettive e
fredde nozioni di storia. Ma queste sono facilmente riscontrabili in un
qualunque testo scolastico. Un
romanzo insomma che non lascia niente al lettore, neanche quel gusto nel
momento della lettura che contraddistingue altre opere di Carlo Lucarelli, come Almost Blue, che
seppur contenente anch'esso particolari scabrosi, non manca del tradizionale
sviluppo del romanzo giallo, col consueto lieto fine, anche se amaro. Ancor
più piacevole "Il giorno del lupo", in cui e la simpatica ura
dell'ispettore Coliandro.