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Riassunto
"Cerio"di Primo Levi
Il brano intitolato Cerio risale al 1975,ma i fatti che
sono narrati in prima persona, risalgono all'epoca della
seconda guerra mondiale.
Egli lavorava nel Lager Auschwitz come chimico e per
sopravvivere provò ad inventare varie soluzioni per
guadagnare delle razioni di cibo.
Nel Lager si pativa la fame e Primo Levi fu costretto a
bere soluzioni particolari che sapeva di poter digerire.
Un giorno mentre era nel laboratorio trovò
un barattolo senza etichetta e si incuriosì moltissimo,
perché i Tedeschi erano molto precisi, infatti ogni
contenitore era etichettato in modo accurato; quando lo
aprì vi trovò dei cilindretti di piccole dimensioni fatti
di una sostanza incolore e inodore.
Egli decise di prenderli per mostrarli al suo più fedele
amico Alberto e di scoprire assieme di cosa erano composti.
Provarono ad inciderne uno: era duro, provarono allora a
raschiarlo e provocò delle scintille; capirono così che era
ferro-cerio (la materia di cui sono fatte le pietrine per
accendisigaro).
Alberto gli spiegò che quei cilindretti sarebbero stati
utilizzati sulla punta dei cannelli ossiacetilenici per
accendere la fiamma.
Nel cantiere esisteva un'industria clandestina di accendini
che venivano venduti alle persone importanti e agli operai
civili.
Primo Levi e il suo amico si misero a riflettere ed ebbero
l'idea di assottigliare i cilindretti per trasformarli in
pietrine che sarebbero servite per la costruzione di
accendini.
In questo modo avrebbero potuto vendere le pietrine
all'industria clandestina e in cambio sarebbero riusciti a
procurarsi il cibo.
Il giorno seguente, quando suonò l'allarme di avvertimento
dell'armata Russa, in pochissimo tempo Primo Levi
rimase da solo nel laboratorio e ne approfittò per rubare tutto
il cerio, e si unì insieme agli altri.
Dopo il bombardamento assieme ad Alberto calcolarono che:
una pietrina da accendino poteva equivalere a una razione di
pane; Primo Levi riuscì a rubare quaranta cilindretti, dai quali
avrebbero
ricavato centoventi pietrine, cioè due mesi di vita per ciascuno.
Tutte le notti, nella baracca di legno, si misero a raschiare i
cilindretti senza farsi vedere né sentire, sotto le coperte e sopra
il saccone pieno di trucioli, rischiando che prendesse fuoco da
un momento all'altro.
Lavorarono per tre notti e con il ricavato riuscirono a
sopravvivere fino all'arrivo dei Russi.
Alberto dovette partire con i tedeschi e da quel momento in poi,
nessuno lo rivide più; solo un imbroglione continuò a dare
false notizie alla disperata madre.
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