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Ricava dalla lettura dell'epistola "L'Ascesa al Monte Ventoso" il profilo psicologico, morale e intellettuale del poeta, ripercorrendo le varie fasi del suo percorso.
La lettera, che fa parte delle Epistole Familiari, è indirizzata a Dionigi da Borgo San Sepolcro, il monaco che fece conoscere al Petrarca le "Confessioni" di S. Agostino. È il racconto di un'escursione al Monte Ventoso fatta insieme al fratello Gherardo. Questa "ascesa" è "un'esperienza che deve servire da insegnamento".
La curiosità di scoprire e di vedere, spinge il Petrarca ad affrontare la salita ("spinto dal solo desiderio di vedere un luogo celebre per la sua altezza").
Durante la scalata Francesco e Gherardo incontrano un vecchio pastore che tenta di persuaderli a lasciare il cammino. A parer mio questo episodio è da far rispecchiare nella pigrizia e nella sfiducia del Petrarca, probabilmente dubbioso dinnanzi all'impresa.
Una volta raggiunta la cima, il significato allegorico dell'ascesa, che prima voleva simboleggiare la conquista del "mondo esteriore", si tramuta in una ricerca intrinseca che mira ad una conoscenza di se stesso, e della propria anima. Inizia così un travagliato esame di coscienza che porta Petrarca a disprezzare la stoltezza degli uomini " i quali trascurano la loro parte più nobile, si disperdono in mille strade e si perdono in vani spettacoli, cercando all'esterno quello che si potrebbe trovare all'interno . ".
Il tema fondamentale di questa lettera è da ricercare proprio in queste riflessioni dell'autore, dalle quali traspare la personalità di Petrarca, uomo che vive un costante conflitto interiore tra l'attaccamento alle passioni umane e il tentativo di elevarsi verso Dio. Sa che la beatitudine è "posta in alto", e capisce quanto sia difficile raggiungerla, vuole arrivarci ma sente che c'è sempre qualcosa a trattenerlo, e la monacazione del fratello rende ancora più fondata questa consapevolezza ("io soprattutto, che mi arrampicavo per la montagna con passo più faticoso, mentre mio fratello saliva sempre più in alto . io più fiacco, scendevo giù, e a lui che mi richiamava e mi indicava il cammino più diritto . " ).
Un'altra caratteristica della personalità del poeta che emerge dalla lettura del brano è il fatto che decide di sedersi a valle per meditare; questo fa capire quanto Petrarca amasse la solitudine, poiché gli permetteva di riflettere su se stesso (questo e anche nel passo del "Da vita solitaria" che esalta la solitudine).
Nel testo sono presenti anche citazioni di Ovidio, elemento che rimanda alla passione del Petrarca per la classicità romana, e di personaggi religiosi come S. Agostino e S. Paolo Apostolo che evidenziano la grande devozione che il Petrarca aveva per Dio.
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