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Rousseau
La situazione francese del 1700.
In Francia il XVIII secolo è sicuramente un periodo di grande effervescenza intellettuale caratterizzato da grandi pensatori e filosofi illuministi, quali Montesquieu, Voltaire e Rousseau (perlopiù borghesi).
Questi grandi scrittori propongono un utilizzo della ragione, della filosofia e della creazione letteraria (esempio comune a tutti: l'Enciclopedia) che esalta il sapere scientifico e mette quindi in crisi la monarchia e il cattolicesimo, elementi su cui si era fondata la società del XVII secolo. Si hanno quindi persone che appaiono come nuove ure ideali aperte ai problemi della società. Infine non bisogna dimenticare che presto scoppierà la grande rivoluzione del 1789, con la quale si apriranno le porte del mondo moderno.
La vita
Jean Jacques Rousseau nasce a Ginevra nel 1712 da una famiglia di ugonotti rifugiatasi in Svizzera e rimane presto orfano. Messo a lavorare in una bottega come incisore, a sedici anni fugge iniziando un vagabondaggio avventuroso, che sarà comunque un'importante tappa della sua formazione, durante il quale farà numerosi mestieri e incontrerà varie persone, tra cui la baronessa de Warens, giovane vedova, che sarà la sua amante, ma che verrà spesso da lui chiamata anche madre e che lo porterà a convertirsi al cattolicesimo. Nel 1742 abbandona M.me de Warens (la cui storia sarà in futuro motivo di una struggente nostalgia) e si trasferisce a Parigi, dove conosce illustri personaggi e scambia idee con loro. La sua vita rimarrà sempre umile e povera poiché con gli scarsi proventi delle sue attività di musicista e scrittore dovrà provvedere anche al mantenimento della vasta famiglia di sua moglie. Muore nel 1778 e nel 1794 le sue ceneri verranno trasportate trionfalmente al Pantheon.
Il pensiero.
Rousseau può sicuramente essere considerato un illuminista, anche se con lui si comincia a vedere che qualcosa nel modo di pensare sta cambiando rispetto ai precedenti Montesquieu e Voltaire. Siamo infatti sulla via che presto porterà al romanticismo.
Le opere.
Il Discorso sulle scienze e sulle arti (1750): è la prima opera a stampa di rilievo e fu scritta per partecipare ad un concorso nazionale dell'accademia di Digione, poi vinto, come risposta a: "se lo sviluppo delle scienze e delle arti abbia contribuito a migliorare i costumi". Rousseau rispose in senso negativo affermando che il progresso allontana l'uomo dallo stato di natura e quindi dal benessere e rompe l'equilibrio tra uomo e realtà interiore ed esteriore.
Il Discorso sull'origine e il fondamento della disuguaglianza tra gli uomini (1755): opera scritta per partecipare al solito concorso della precedente, di cui sono simili anche alcuni argomenti trattati. Qui Rousseau dice che non esisteva disuguaglianza quando non esisteva la società, ma che la sua origine risale a quando qualcuno ha dovuto chiedere aiuto, per qualsiasi motivo, a qualcun altro e alla nascita della proprietà privata (T56 .399 vol.C).
Il contratto sociale (1762): Rousseau, attraverso quest'opera, propone un nuovo modo di organizzare la società completamente opposto a quello in atto all'epoca secondo cui ognuno cede i propri diritti rimettendosi alla volontà generale e in cambio ottiene parte dei diritti degli altri e una maggiore forza dovuta all'unione.
Da queste tre opere emerge un'importante teoria: quella del "buon selvaggio", secondo cui l'uomo è buono per natura, ma viene poi corrotto quando fa il suo ingresso nella società.
Giulia o la Nuova Eloisa (1756): è un romanzo amoroso epistolare (v. gr.1 "Pamela") intitolato così in omaggio a Elisa e Abelardo, due amanti del medioevo che vissero una tragica storia d'amore. Si apre con questa opera una nuova visione del mondo.
L'Emilio o dell'educazione (1759): in questa opera pedagogica Rousseau spiega come crescere un bambino dalla nascita fino ai vent'anni circa per prepararlo attraverso varie fasi a diventare un uomo resistente alla corruzione e a tutti gli altri fattori negativi presenti nella società. Quest'opera venne condannata al rogo dal parlamento di Parigi e Rousseau fu costretto a rifugiarsi presso il re Federico II di Prussia.
Le Confessioni: è un opera autobiografica, scritta con estrema sincerità e usata anche per rispondere alle critiche a lui mosse dal Misantropo di Moliere e da Voltaire.
Le Confessioni, Preambolo.
Mi inoltro in un'impresa senza precedenti, l'esecuzione della quale non troverà imitatori. Intendo mostrare ai miei simili un uomo in tutta la verità della sua natura; e quest'uomo sarò io. Io solo. Sento il mio cuore e conosco gli uomini. Non sono fatto come nessuno di quanti ho incontrati; oso credere di non essere fatto come nessuno di quanti esistono. Se pure non valgo di più, quanto meno sono diverso. Se la natura abbia fatto bene o male a spezzare lo stampo nel quale mi ha formato, si potrà giudicare soltanto dopo avermi letto. La tromba del giudizio finale suoni pure, quando vorrà: con questo libro fra le mani mi presenterò al giudice supremo. Dirò fermamente: «Qui è ciò che ho fatto, ciò che ho pensato, ciò che sono stato. Ho detto il bene e il male con identica franchezza. Nulla ho taciuto di cattivo e nulla ho aggiunto di buono, e se mi è occorso di usare, qua e là, qualche trascurabile ornamento, l'ho fatto esclusivamente per colmare i vuoti della mia debole memoria; ho potuto supporre vero quanto sapevo che avrebbe potuto esserlo, mai ciò che sapevo falso. Mi sono mostrato così come fui, spregevole e vile, quando lo sono stato, buono, generoso, sublime quando lo sono stato: ho svelato il mio intimo così come tu stesso l'hai visto. Essere eterno, raduna intorno a me la folla innumerevole dei miei simili; ascoltino le mie confessioni, piangano sulle mie indegnità, arrossiscano delle mie miserie. Scopra ciascuno di essi a sua volta, con la stessa sincerità, il suo cuore ai piedi del tuo trono; e poi che uno solo osi dirti: «Io fui migliore di quell'uomo.»
Il contratto sociale, il patto sociale.
'Trovare una forma di associazione che difenda e protegga le persone e i beni degli associati sfruttando al massimo la forza comune, associazione nella quale ogni uomo, pur unendosi a tutti gli altri, non obbedisca che a se stesso e resti libero come prima'. Questo è il problema fondamentale di cui il contratto sociale offre la soluzione. Le clausole di questo contratto sono talmente determinate dalla natura dell'atto, che la minima modificazione le renderebbe vane e di nessun effetto, sicché, anche se tali clausole non fossero mai state formalmente enunciate, esse sono dovunque le stesse, dovunque tacitamente ammesse e riconosciute, fino a quando - nel caso che il patto sociale venisse violato - ciascuno rientri nei suoi diritti originari e riprenda la propria libertà naturale, perdendo quella libertà contrattuale per la quale aveva rinunciato alla prima.
Queste clausole, ben interpretate, si riducono tutte ad una sola, e cioè alla cessione totale di ogni associato con tutti i suoi diritti alla comunità tutta; poiché ciascuno dona l'intero se stesso, la condizione essendo uguale per tutti, nessuno ha interesse di renderla più pesante per gli altri. Essendo inoltre tale cessione fatta senza riserve, l'unione che ne risulta è la più perfetta possibile e nessun associato ha alcunché da reclamare, infatti, se restasse qualche diritto ai singoli, dato che non vi è nessun superiore comune che possa decidere tra costoro e la collettività, ciascun uomo, potendo essere in qualche caso il suo stesso giudice, pretenderebbe di esserlo per ogni fattispecie che lo riguardasse; in tal caso lo stato di natura sussisterebbe e l'associazione diverrebbe di necessità o tirannica o inutile.
Infine, poiché ciascuno si dà a tutti, non si dà a nessuno in modo particolare, e, poiché non vi è un associato sul quale ciascuno non acquisti lo stesso diritto che egli gli cede, si guadagna sempre l'equivalente di ciò che si perde e in più un aumento di forza per conservare quello che si ha. Se dunque si leva al patto sociale ciò che non gli è essenziale, si troverà che lo si può ridurre ai seguenti termini: 'Ciascuno di noi mette in comune la propria persona e ogni potere sotto la suprema direzione della volontà generale; e noi riceviamo ogni membro come parte indivisibile del tutto'.
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