italiano |
:: SAGGI BREVI ::
Il sapere scientifico ha conosciuto
nel corso del ventesimo secolo un inarrestabile sviluppo e profonde modificazioni
nell'applicazione pratica delle conoscenze. La diffusione della cultura su
larga scala, il progresso tecnologico e le grandi innovazioni hanno delineato
un clima di fiducia nelle possibilità dello scienziato e più in
generale dell'uomo. Pertanto la scienza dandoci gli strumenti per spiegare e
conoscere il reale ci consente anche di dominarlo asservendolo ai bisogni
dell'uomo. Sebbene sia un ideale positivista, nasconde il fatto che il
progresso delle scienze naturali è avvenuto sullo sfondo di paure e
sospetti. Infatti, una nuova scoperta scientifica pur producendo effetti
positivi dal punto di vista economico e sociale può comportare
conseguenze pratiche e morali imprevedibili, se non catastrofiche. La ragione
umana, quindi, non è ancora riuscita a piegare le forze della natura e
deve riconoscere che ci sono ancora un'infinità di cose che la
sorpassano.
Ciononostante, bisogna ammettere che la scienza ha fatto passi da gigante in
tutti i campi e nelle più svariate applicazioni, suscitando elogi, critiche
e dibattiti in tutto il mondo. Durante il secondo conflitto mondiale si
è visto l'interesse, da parte degli stati coinvolti, per l'utilizzo
della scienza a scopi politici e militari. Malgrado gli sforzi e la
disperazione degli scienziati per evitare l'immane catastrofe, fu sganciata la
prima bomba atomica, dimostrando come le pressioni politiche avessero
interferito nella ricerca scientifica per la costruzione della bomba. Questa
tendenza nell'intimidire gli scienziati a 'manipolare' le attività
di ricerca nel corso degli anni si è sempre più diffusa; per
esempio in diversi stati totalitari sono stati introdotti metodi di tortura
spietati, che sfruttano appunto tecniche e mezzi 'moderni'.
Oggigiorno, si sente parlare spesso di clonazione, ossia tecniche di
modificazione genetica delle cellule staminali
destinati a fini di ricerca e terapeutici.
Ma siamo sicuri che ci si accontenterà della semplice
'sperimentazione'? Naturalmente no, perché le aspirazioni
fondamentali dello scienziato medio sono il bisogno di sentirsi confermato
dalle masse e la verifica dell'effetto dei suoi sforzi. Occorre tener presente
che la vita si evolve grazie alla diversità degli esseri e possibili
errori in laboratorio (come la clonazione umana), potrebbero portare all'insorgere
di danni irreversibili. In sintesi, la ricerca scientifica sembra manifestarsi
sotto un duplice aspetto: i progressi e l'innovazione entrano in contrasto con
gli svantaggi costituiti dai rischi, dalle pressioni politiche e dalle paure
della popolazione.
Sono stati commessi troppi errori in passato, l'interesse economico ha deviato
la strada alla ricerca scientifica verso attività che possono
perlopiù produrre effetti negativi. Lo scienziato deve in qualche modo
'ribellarsi' e cercare di partecipare alle decisioni politiche,
avviando progetti di ricerca nei soli campi che guardano al benessere
dell'umanità.
Il 5 luglio del 1996 si è
dato il via al discorso clonazione su larga scala, con la pecora Dolly, ormai il clone per antonomasia. La sua nascita
annunciata dal 'padre' Ian Wilmut è stata divulgata come evento entusiasmante ed
incredibile, ma poi, passati i primi bollori, l'entusiasmo si è
tramutato in paura e si è cominciato a vedere quell'evento
come spaventoso e mostruoso.
Il perché è semplice ma fondato: i ricercatori sostengono che presto
potrebbe arrivare il turno dell'uomo. Ecco perché la clonazione fa paura,
'rompe il tabù dell'unicità dell'individuo.'
È uno scenario apocalittico che finora si è visto nei film
fantascientifici, dove eroi morti tornano in vita per distruggere il mondo.
Nella maggior parte dei discorsi sulla clonazione umana si accenna al fatto di
poter resuscitare i morti, e altrettanto spesso si fa il nome di Hitler, temendo il ritorno del nazismo. Ma ecco che gli
scienziati unanimemente intervengono insegnando che un essere clonato non
dovrebbe necessariamente intraprendere la stessa strada del precedente. Il
comportamento, la personalità ed alcune caratteristiche fisiche sono
altamente influenzati dall'ambiente in cui vive e da cui trae il proprio stile
di vita. La genetica e l'ambiente sono in continua interazione, così un
nuovo Hitler potrebbe diventare anche ispettore di
polizia o un sacerdote.
La clonazione degli animali oggi
è al centro di infinite discussioni e può essere vista come un
progetto da ampliare o come un modulo da chiudere immediatamente della
scienza. L'ingegneria genetica già prevede gli xenotrapianti
(innesto di organi animali in un organismo diverso), ad esempio utilizzare
organi di maiale o di scimmia nell'uomo. Ma questo può essere
considerato bene? A sentire il CSA (Comitato Scientifico Antivivisezione) no. In un comunicato stampa del giugno del '99, il CSA
'esprime il massimo dissenso' per decisione di procedere alla
clonazione animale presa dal CNBB (Comitato nazionale per
Il Consiglio dei Ministri dell'Unione Europea ha vietato l'allevamento in
Europa di animali modificati geneticamente, se non nei laboratori, come
esperimenti; alcuni giorni dopo questa decisione, il CNBB ha dato il via libera
alla clonazione. La clonazione di animali non è del tutto sicura sotto
l'aspetto medico, alcune malattie virali possono essere trasmesse
indipendentemente dal metodo usato. Siamo stati testimoni dell'epidemia della
diossina tra i polli e della 'mucca pazza'. Queste sono solo due
mutazioni alimentari e hanno causato gravissimi danni e hanno fatto ragionare
il mondo su possibili mutazioni genetiche. Alterare i livelli della natura ha
sempre portato gravi conseguenza (come, ad esempio, il buco dell'ozono)e
alterare geneticamente gli esseri che popolano
Ma perché clonare gli animali?
I motivi sono molti, giusti o sbagliati che siano, e molti di questi non
rispettano totalmente l'etica e la morale. Il più lampante è
sicuramente quello di usare gli animali geneticamente modificati per estirpare
la fame nel mondo. Più precisamente: oltre a portare animali dove ce
n'è bisogno, possono essere 'trasformati' e resi più
produttivi e inattaccabili dalle malattie, diventerebbero delle
'macchine' che producono cibo.
Questo sfruttamento può essere allettante se si pensa che può
essere alleviata, forse, la piaga più dolorosa del mondo o che si
possono salvare molte specie dall'estinzione, ma creare animali con l'unico
scopo di usarli solo ed esclusivamente per questo scopo; questi aspetti non ci
fanno sentire molto onesti. Comunque il Consiglio dei Ministri Europeo se
n'è reso conto in tempo.
Dato che ancora non si conosce la clonazione in tutte le sue sfumature, questa
la tecnica, gli animali clonati sono usati come cavie nei laboratori per
poterli studiare; e qui le associazioni animaliste combattono dalla mattina
alla sera. La scienza, in ogni modo, promette che grazie alla clonazione tra
non molto potranno esserci organi pronti per il trapianto senza dover
aspettarli in lunghe liste d'attesa.
E non dovranno essere necessariamente organi provenienti da animali, come fino
ad oggi si è detto: molti scienziati stanno lavorando a progetti per la
creazione, tramite la clonazione, a umanoidi privi di encefalo, proficua e
preziosissima banca di organi.
Tra i sostenitori di quest'ipotesi troviamo lo
scienziato americano Lee Silver della Princeton
University, che ha dichiarato la clonazione dell'uomo essere ormai una certezza
per il prossimo futuro.
In un'intervista rilasciata al Time nel gennaio del
Sono affermazioni molto dure e che fanno pensare leggendole. L'ultima
affermazione non sembra mettere in buona luce la questione; Lee
Silver liquida la discussione in modo troppo superficiale, non può
cavarsela semplicemente facendo sembrare 'normale' e
'naturale' creare essere umani senza cervello solo per usare i suoi
organi.
Allora la scienza se si dichiara disposta ad usare la biotecnologia per creare
esseri anencefali con lo scopo di prelevare solo gli
organi, non sembra essere così riguardevole e rispettosa dell'essere
umano e dell'etica annessa. Da questo discorso di etica e biotecnologia,
bisogna dedurre che il fine ultimo della clonazione animale sia la clonazione
umana?
Una risposta certa arriva dalla
Chiesa, anche se alcuni suoi membri non sono totalmente concordi con il
Pontefice. Il Papa si è sempre dichiarato contro le 'moderne
sperimentazioni che calpestano la dignità umana e mancano di rispetto
alla vita'. Non totalmente d'accordo troviamo il Cardinale Tonini, che afferma che 'i trapianti transgenici sono la via del futuro'.
Comunque
La clonazione oltre al poter portare problemi nell'applicazione del metodo e alle creature interessate, ne porterebbe anche a chi avrebbe la possibilità di scegliere se usarla o no. Ad esempio, come evitare che una coppia che ha perso un lio incidentalmente non richieda alla clonazione di rimpiazzarlo con un esemplare uguale? Può sembrare atroce, ma l'amore talvolta può portare a situazioni estreme: una coppia potrebbe decidere di avere un lio esattamente uguale ad uno di loro. Nel caso siano presenti malattie ereditarie nel corredo genetico di un genitore potrebbero essere corrette con l'intervento della biotecnologia. Sarebbe, inoltre, spaventoso il caso di una persona che avesse bisogno di un trapianto d'organo e che, per tale necessità, si facesse fabbricare una copia esatta di se stesso per non incorrere nel rischio del rigetto immunologico. Sarebbe possibile estrarre un organo da un feto, farlo crescere in vitro fino alle dimensioni richieste per poi sostituirlo a quello danneggiato. I problemi e le questioni da risolvere sono ancora molti.
Tornando al discorso degli xenotrapianti, sorge una domanda molto ovvia: un organo
animale e uno umano funzionano in modo diverso, hanno dimensioni e resistenza
differenti. Sono totalmente compatibili?
Gianni Tamino, professore di biologia a Padova e
membro del CSA, è un po' perplesso, sottolinea che il maiale, ad
esempio, cammina a quattro zampe e noi no, la postura è diversa, ma con
qualche modifica tutto è possibile. Invece Emanuele Cozzi, ricercatore
alla Cambridge University e consulente della Imutran,
società che sviluppa un tipo di animali transgenici
con patrimonio genetico modificato in modo da risultare immunologicamente
più vicino all'uomo, afferma: ' . non abbiamo ancora esperienza
nell'uomo, dagli studi svolti finora sui primati ci rendono ottimisti: scimmie
con organi di maiale riescono a vivere per parecchi mesi'. Speriamo che
l'ottimismo aumenti. Ma i due studiosi confidano che esistono anche altre vie
di ricerca oltre la clonazione e, cosa molto importante, che la clonazione non
è da prendere come rimedio. Bisogna ricordare il detto 'Prevenire
è meglio che curare', poter prevenire con tecniche meno incisive,
ridurrebbe il bisogno di xenotrapianti.
Ufficialmente l'uomo ancora non
è stato clonato, ma ci siamo vicini. Nel dicembre del 1998 su '
È giusto o sbagliato clonare animali in previsione di clonare gli uomini?
Ecco un nuovo esempio di saggio breve, stavolta sull'umanesimo. Come al solito prima di cominciare è necessario stilare l'intestazione e la scaletta.
Destinatario: il docente
Argomento: la visione dell'uomo nell'umanesimo in contrapposizione a
quella medievale
Lunghezza: due facciate di foglio protocollo
Fonti: volumi 'A' e 'B' de 'Dal testo alla
storia dalla storia al testo' di Baldi, Giusso, Razetti, Zaccaria
Nella seconda metà del quattordicesimo secolo e per tutto il quindicesimo, si assiste alla nascita di un nuovo movimento di pensiero in quasi totale contrapposizione con il periodo medievale. Incominciando con Petrarca si va delineando in maniera pittosto completa, la nuova ura letteraria sulla scena europea. Il nuovo ambiente culturale che viene a svilupparsi riguarda la rivalutazione della ura dell'uomo nei rapporti con i suoi simili eprincipalmente con il divino. L'uomo non è più visto come un essere debole sia nella sfora morale, per il fatto di nascere nel peccato originale, sia nella sfera fisica per le sue malattie e di conseguenza bisognoso di una guida come espresso nel pensiero medievale della scolastica e quindi una visione tomistico-aristotelica della vita, tendente a valorizzare l'esistenza ultraterrena. L'uomo adesso è forte, infatti l'umanesimo propone una visione antropocentrica e non più teocentrica della vita. La prima riguarda la centralità dell'uomo in quanto essere pensante capace di dominare il creato, nella seconda è Dio stesso a essere al centro della vita. Questo concetto viene ripreso da Copernico che nel 1543, pubblica la sua tesi che vede la terra ruotare attorno al sole; dimostrata in seguito da Galilei. L'uomo può vivere nella gioia terrena che non va in contrapposizione con la salvezza eterna; le due teorie possono coesistere evitando la repciproca contraddizione. Di conseguenza il periodo storico guida è l'epoca classica, quindi le opere degli autori latini e greci. Il medioevo è di conseguenza visto come un eclissarsi dei veri valori umani. L'affermarsi di molti di questi si ha con Petrarca che aspira ai beni mondani, amche si in continua contrapposizione con la sua vera spirazione nel totale ascetismo religioso. Dopo aver riscoperto e imparato la lingua degli autori classici, incomincia lui stesso a scrivere nello stile di Virgilio (per la poesia), e di Cicerone (per la prosa). Lui stesso è fondatore della filologia, una disciplina che prevede la ricerca e la ricostruzione delle versioni originali delle antiche opere classiche. Grazie a questa, scopre la falsità della donazione di Costantino, ritenuto risalente al quarto secolo e invece scritta dalla cancelleria papale. Allievo e amico di Petrca è Boccaccio, maggiormente proiettato verso gli ideali umanisti con la sua visione gioiosa della vita e la quasi totale assenza nelle sue opere del divino. Manetti nel suo trattato 'L'esaltazione dei piaceri del corpo contro l'ascetismo medievale', si oppone al 'De contemptu mundi' (Il disprezzo del mondo), scritto da Innocenzo III che vede la vita terrena come un breve passaggio verso la salvezza e la beatitudine eterna; rivalutando la vita come degna di essere vissuta. Il corpo nudo non è assolutamente peccaminoso, infatti lo stesso autore afferma di non riuscire a esprimere i 'godimenti che l'uomo ottenga dalla visione dei bei corpi'. Il suo ideale assolutamente non annulla quello cristiano e non presupponeuna visione ana della vita; sostiene infatti cdi godere di questa esistenza terrena, come dono stesso di Dio. Con Pico della Mirandola nel 'De hominis dignitate', viene affrontata la centralità dell'uomo. Gli animali vivono per istinto, mentrel'uomo può forgiare la propria vita. L'esaltazione delle virtù umane capaci di opporsi alla fortuna e al fato, completano la visione sostanzialemente ottimistica di Dio. Ma esprime la sua estraneità rispetto ai temi politici e civili. In questo periodo si affermano i valori e gli stili di vita che noi oggi tuttora viviamo.
Uno dei più importanti valori
morali, la famiglia, ha subito nel corso del XX secolo profonde trasformazioni.
Agli inizi del Novecento si parlava di famiglia patriarcale, dove i ruoli dei
coniugi erano nettamente distinti:il capofamiglia, l'uomo pensava a lavorare e
a mantenere la famiglia, mentre la donna si preoccupava delle faccende di casa
e della crescita dei li. I rapporti con tutta la parentela erano saldi e
fortemente connessi con la morale cristiana, così la vita quotidiana
girava intorno al focolare domestico.
A partire dagli anni Cinquanta, tuttavia, la famiglia tradizionale ha
cominciato a conoscere notevoli mutamenti, dovuti soprattutto ai cambiamenti
della società e all'emancipazione femminile. Proprio la donna: negli
ultimi decenni con il riconoscimento di diritti fondamentali si è sempre
più inserita nella società, ma al di fuori dell'ambito familiare;
partecipa all'attività lavorativa, alla vita politica e assume il ruolo
di 'manager'. Inoltre la globalizzazione e
la società dell'informazione hanno determinato sostanziali differenze
tra i rapporti all'interno della famiglia e la vita nella società
attuale.
Oggigiorno, la famiglia sta attraversando una situazione di crisi, dovuta da
una parte alla perdita di valori morali importanti e dall'altra al lavoro e
agli impegni che condizionano la vita quotidiana della coppia italiana. Si
calcola che quasi il 40% dei bambini da
In questo modo nasce l'unione coniugale 'tipo' occidentale, ossia la
famiglia nucleare. Inoltre, le ragioni di tale fenomeno sono anche da
ricondursi a quella parte della popolazione che vive fuori dalla dimora
abituale per motivi di studio o lavoro.
Di conseguenza, i rapporti familiari si spezzano e delineano una situazione ben
definita che condiziona i giovani e quelle coppie che, per mancanza di lavoro,
di casa o con un tenore di vita tale da non permettere di mettere al mondo dei
li, non riescono a trovare una stabilità necessaria alla crescita
della famiglia.
In questo contesto anche il matrimonio assume un significato diverso, se prima
era considerato come 'unione per la vita', oggi le coppie che
divorziano crescono sempre di più. Pertanto, la cosiddetta
società del divorzio fa sì che il valore morale della famiglia
sia soffocato da altre realtà quotidiane a cui pensare.
Da tutto ciò emergono nuovi tipi di famiglie che rappresentano una buona
parte della popolazione italiana: le libere unioni, le famiglie ricostituite e
quelle formate da single. Analizzando questi dati è facile porsi la
domanda: 'Ma che fine farà l'istituzione familiare?'. La
soluzione alla crisi attuale può essere nei giovani: sono loro che
devono riscoprire l'importanza di questo valore, del ruolo della famiglia nella
società, che un tempo era di primaria importanza e fondamentale per la
crescita individuale.
Bisogna coinvolgere le coppie del terzo millennio a far sì che la
famiglia sia il punto di partenza per lo sviluppo e l'evoluzione della
società futura.
La seconda Rivoluzione Industriale
ha interessato la seconda metà dell'Ottocento introducendo nuove fonti
energetiche (petrolio, energia elettrica) che insieme alle innovazioni e ai
progressi nei campi della medicina e della scienza hanno dato il via ad un
nuovo secolo di inevitabile sviluppo economico e tecnologico. Agli inizi del Novecento,
l'espansione coloniale era un obiettivo comune a tutti gli Stati europei e le
risorse di ogni territorio conquistato cominciarono ad essere sfruttate in modo
da ottenere il massimo profitto economico. Le risorse naturali rappresentano
dunque per l'umanità (passata, presente, futura) il patrimonio su cui si
fondano tutte le sue attività: il capitale naturale che in parte va
investito e ridistribuito, in parte va tramandato intatto alle generazioni
future per garantire loro la sopravvivenza e lo sviluppo. Con l'affermazione
degli Stati Uniti d'america durante le due guerre si è delineato un
quadro economico generale a favore dei Paesi Occidentali.
Oggigiorno, circa un quinto della popolazione 'ricca' consuma quasi i
due terzi dell'energia mondiale, mentre un quinto, costituito dalla popolazione
'povera' ne utilizza appena il quattro per cento. Questa situazione
è dimostrata anche dal cosiddetto fenomeno della globalizzazione,
che apparentemente dovrebbe coinvolgere tutti gli stati, ma in realtà
mette in evidenza sempre più le grandi differenze fra 'Nord' e
'Sud' del mondo. Pertanto il sistema attuale ha prodotto gravi
squilibri nei consumi energetici e nel benessere sociale.
Lo sviluppo tecnologico e i progressi nella medicina e nell'igiene pubblica
hanno fatto sì che la popolazione aumentasse drasticamente e di
conseguenza cercasse nuovi beni e servizi ottenibili soltanto con un impiego
maggiore delle risorse energetiche. Tutto ciò sta producendo un effetto
combinato: da un lato la crescita demografica e la ricerca del benessere,
dall'altro il sovrasfruttamento delle risorse
naturali e l'inquinamento. Come potrà conciliarsi l'aumento della
popolazione con l'aumento del consumo delle risorse? I governi degli stati
industrializzati hanno attuato nuove politiche ambientali, attraverso
l'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili (energia eolica, geotermica,
solare), che dovrebbero almeno in parte contribuire a produrre energia
'pulita'.
Da molti anni si parla anche di energia nucleare, ma i benefici non riescono a
compensare gli svantaggi costituiti dal difficile smaltimento delle scorie
radioattive e dalla sicurezza degli impianti, così molti stati, fra cui
l'Italia non hanno optato per il nucleare. In sintesi, per far sì che la
numerosissima popolazione che vivrà nei prossimi secoli abbia condizioni
di vita accettabili, occorre una corretta valutazione sia delle capacità
del nostro piccolo pianeta, sia dei costi da sostenere e delle risorse da
mobilitare.
Si tratta di valutare i limiti naturali a adeguare ad essi i ritmi di crescita
della popolazione e delle risorse economiche seguendo un modello di vita
più sobrio per raggiungere l'obiettivo di uno sviluppo sostenibile.
In questa società
'mercenaria' in cui tutto è in vendita, il volontario appare
una ura atipica, anticonformista, che non partecipa al 'rito del
guadagno', ma che dedica il proprio tempo all'assistenza dei deboli, per
dare un minimo di dignità a chi non è in grado di soddisfare
nemmeno i bisogni primari.
Queste persone per lo più sconosciute, spesso organizzate in associazioni,
rappresentano una struttura fondamentale nel campo della solidarietà e
del soccorso; esse appaiono fuori della società, proprio per la loro
capacità d'essere estranee a quel modello di vita materiale che l'uomo
del terzo millennio ha saputo crearsi.
Il volontario, quindi, non applica la filosofia del consumismo, che impone
desideri crescenti da realizzare, necessità di maggiori guadagni, di
continue accumulazioni, ma si sofferma a cogliere la vera essenza della vita
che non è nel materialismo delle cose, ma nella gioia di donare il
proprio tempo, impegno e capacità per rendere migliore l'esistenza di
chi è meno fortunato.
Dove vi è sofferenza il volontario è sempre presente, nonostante
i rischi e i pericoli cui spesso va incontro e soprattutto nonostante
l'ingratitudine e l'indifferenza che circonda la sua opera.
Bisogna quindi rilevare quanto quest'attività
fondamentale non sia sufficientemente pubblicizzata in particolare dai mezzi
d'informazione. I giornali, le televisioni, le radio, dovrebbero rappresentare
la realtà del mondo in cui viviamo, perché vi sia coscienza di tutto
ciò che sta intorno a noi. Purtroppo molto spesso ciò non
avviene, di solito per motivi di guadagno; rende molto di più la cronaca
nera (delitti descritti nei minimi particolari), la politica, la divulgazione
dei miti del consumismo, perché fanno vendere. Mai discutono e dibattono invece
di chi aiuta gli 'straccioni', perché i poveri non possono comprare e
quindi non rientrano nel loro giro d'affari. Il volontariato, invece, regala
non vendendo nulla e quindi non partecipa a quel meccanismo che immette danaro
per produrre altro danaro. Quanto raramente possiamo assistere a trasmissioni
che abbiano mostrato l'incredibile opera dei medici senza frontiere, di quelle
persone che hanno abbandonato una professione che avrebbe garantito loro fama e
denaro, per recarsi, invece, in paesi dove le mine mietono vittime
quotidianamente o dove le malattie fanno morire i bambini come le mosche.
A causa di tutto ciò, ritengo che l'opinione pubblica non sia pienamente
cosciente del prezioso servizio che offre il volontario; quindi difficilmente
potrà agevolare lo sviluppo delle associazioni di volontariato, che
necessitano sempre di più, a causa delle continue emergenze, di mezzi
ingenti, per creare strutture rispondenti alle esigenze della società
debole.
Queste crescenti esigenze hanno poi creato strutture che via via si sono ingrandite fino ad assumere proporzioni
gigantesche che a mala pena si governano. Queste grosse strutture, sorte per iniziativa
di chi ha sempre operato gratis, sono diventate, di fatto, organizzazioni
economiche, che muovono fiumi di danaro che spesso finisce nelle tasche di
speculatori, truffatori e delinquenti. Il volontariato in questi casi perde i
suoi originari ideali e fa insorgere la domanda se veramente si tratti ancora
di quelle opere umanitarie di cui ancora portano il nome o piuttosto di
organizzazioni che poco hanno a che fare con chi al suo interno si muove dalla
base, per fornire come sempre il proprio entusiasmo ed amore per i più
deboli. Infine quante volte abbiamo assistito ad interventi proandati come
assistenziali e di soccorso ed invece avevano scopi politici ed economici.
Basta ricordare gli interventi nell'Africa più povera, dove dopo avere
inviato tecnici e fondi per promuovere lo sviluppo di quelle zone, venivano poi
successivamente venduti macchinari che facevano tornare i denari spesi nelle
stesse tasche di chi li aveva donati.
In una cultura in cui il denaro si scambia solo contro beni e servizi, l'opera
di diffusione dell'importanza vitale del volontariato diventa sempre più
difficile; quindi, per fare fronte alle necessità di assistenza, sono
nate società di servizi che integrano l'opera del volontario.
Queste organizzazioni non hanno scopo di lucro, non devono generare profitti,
ma costituiscono tuttavia entità economiche che a tutti gli effetti
muovono al loro interno risorse economiche di origine pubblica e privata.
Sorge di conseguenza il sospetto che venga persa l'essenza vera della solidarietà,
quando accanto alla gratuità che contraddistingue il volontariato,
emerge l'essenzialità del danaro, che favorisce il sostegno organizzato,
ma che potrebbe allontanare dagli ideali di volontariato per spingere verso
un'attività d'impresa.
Il volontariato deve, quindi, essere un'attività svolta con il cuore,
slegata da interessi economici ed inoltre, non deve essere sentita come un
obbligo o un impegno, per compiere un po' di bene, ma come una spinta interiore
che porti ad aiutare; questo è il bene.
:: ARTICOLI DI GIORNALE ::
LSD, hashish, cocaina, anfetamine;
sono ormai sostanze associate automaticamente al sabato notte, alla vita da
discoteca. |
:: TEMI DI ATTUALITA' ::
Il rinascimento si caratterizza come quel grande movimento culturale che ha posto le fondamenta per il recupero dell'autonomia dell'uomo in quanto 'spirito libero'. Secondo te nella società d'oggi l'uomo è veramente libero? Tu che cosa individueresti come cause principali della schiavitù dell'uomo contemporaneo? Quale significato daresti all'espressione 'essere liberi' e in che rapporto secondo te stanno libertà, diritti e doveri?
Nella nostra
società che ormai idealizza il concetto più ampio di democrazia,
l'uomo recita una parte fondamentale; questo lo può fare poiché libero
di scegliere. La libertà per l'uomo è un concetto assai complesso
e vario poiché lo si può analizzare sotto diversi punti di vista
(fisico, ideale). La vera libertà, l'uomo la conquista nel
rinascimento poiché fino a quel momento la ura umana appariva come un
piccolo ingranaggio di una immensa macchina e quindi non era
'padrone' di poter usufruire della propria vita a piacer suo.
Col rinascimento invece la ura umana acquista una certa importanza poiché
per la prima volta si riconosce all'uomo il diritto di plasmare la propria
vita; infatti si raggiunge la convinzione che la vita umana non è decisa
prima ma è l'uomo stesso che la cambia nel momento in cui compie delle
scelte.
Secondo me l'uomo moderno lo si può definire 'uomo libero'
anche se sotto alcuni punti di vista è diventato schiavo. L'uomo moderno
è libero da un punto di vista burocratico poiché libero di scegliere,
professare la propria religione, esporre la propria idea e poter scegliere
ciò che ritiene meglio per se ovunque o in ogni modo nella stragrande
maggioranza degli stati civilizzati.
L'uomo moderno sotto molti altri punti di vista però è schiavo;
anche se sostanzialmente è una dolce schiavitù: la
schiavitù delle comodità. Proviamo un attimo a pensare di dover
rinunciare al nostro amato telefonino o alla televisione. Impossibile! Proprio
così ormai siamo diventati schiavi delle comodità sembriamo
incapaci di rinunciarci e pensiamo remoti i tempi in cui nelle case non
arrivava la corrente elettrica oppure quando i telefonini ancora non
esistevano.
Secondo me l'uomo moderno sta commettendo un errore gravissimo cioè
quello di diventare schiavo del concetto di libertà; sembra quasi
paradossale ma è tragicamente vero poiché gli uomini si lamentano della
condizione in cui vivono e pretendono di violare le poche regole che ancora
resistono perché secondo loro queste oppongono un ostacolo alla vera
libertà. L'uomo moderno infatti pretende di poter fare ciò che
vuole poiché a modo suo solo quella è la vera libertà; non si
rende conto dell'importanza delle regole che bisogna rispettare poiché,
affinché vengano rispettate le libertà di tutti bisogna porre dei limiti.
Per vivere in una società libera bisogna rispettare delle regole
semplici e basilari che permettono a essa di non degenerare e di non regredire
fino ad arrivare all'anarchia cioè al caos completo.
Concludo dicendo che la libertà è una delle maggiori conquiste
dell'uomo che deve difenderla sia da chi vuole opprimerla sia da chi vuole che
essa degeneri poiché per poter vivere bene c'è bisogno di regole e
soprattutto c'è bisogno che queste regole vengano rispettate da tutti.
«Un essere umano è parte di un tutto che noi definiamo 'universo', una parte limitata nel tempo e nello spazio. L'uomo sperimenta se stesso, i suoi pensieri ed emozioni come qualcosa di separato da tutto il resto; in effetti si tratta proprio di una specie di illusione ottica della coscienza. Questa illusione è simile ad una prigione, che ci costringe a pensare unicamente ai nostri desideri personali e limita il nostro affetto solo a poche persone che ci sono vicine. Il nostro compito dovrebbe essere quello di liberarci da questa prigione, ampliando il raggio della nostra compassione in modo da includere tutte le creature viventi e l'intero mondo della natura, in tutta la loro bellezza».
Ogni parola, ogni riga di questo
passo è carica di profondo significato, non si può leggere senza
riflettere. Ci rimanda a considerazioni filosofiche più vaste anche se
nella sua semplicità ed essenzialità di espressione ci fa capire
con precisione matematica la limitatezza dell'essere umano preso come singolo.
L'autore di questa breve e al tempo stesso intensa riflessione è il
celebre fisico Albert Einstein
(1879-l955). Sembra quasi incredibile leggere frasi, composte cinquant'anni fa, che ci invitano a considerare uguali a
noi tutti gli esseri umani. Ciò non deve sconvolgerci: già con la
fine della seconda guerra mondiale era in porto un progetto di avvicinamento
sociale, culturale e politico dei vari popoli; raccoglimento dei popoli stessi
sotto un'unica forma di governo; ma anche duemila anni fa con l'Impero Romano e
i suoi duces questo desiderio era presente. In
questo senso l'Europa ha compiuto, e continua a compiere, passi da
gigante: siamo prossimi all'introduzione dell'Euro nei nostri portafogli,
che si concretizzerà solo nel 2002 (oggi possiamo parlare solo di
unità monetaria virtuale), e c'è già chi parla di Stati
Uniti d'Europa Francia, Germania, Italia, Paesi così diversi tra loro
che non si scontrano più, come in passato: le loro culture si tendono le
mani reciprocamente per fondersi assieme. Questo è infatti
l'obbiettivo dell'Unione Europea: contribuire a creare una
società in cui le varie culture siano raccolte, dove la cultura
predominante non sovrasta la più piccola, ma dove tutte le culture si
completano scambievolmente. È questo il sogno, oggi più che mai
quasi realtà, di una società multiculturale.
Ma per capire bene il significato di quest'espressione
dobbiamo capire cosa s'intende oggi per 'cultura'.
'Cultura' viene dalla parola latina 'cultus'
che significa culto e dal verbo 'colere',
che significa coltivare; cultura è l'insieme delle conoscenze, delle
tradizioni, dei miti, degli usi, dei costumi, delle tecniche lavorative e delle
manifestazioni spirituali di un determinato gruppo umano. Questa parola ha
assunto diversi significati nel corso dei secoli, dall'Antica Grecia ad oggi i
cambiamenti sono stati enormi. Oggi la parola cultura rappresenta un salto
qualitativo rispetto al passato: la cultura si colloca al di là del
razzismo, è di tipo multietnico.
Se ci voltassimo un attimo indietro nella storia ad osservare le principali
culture, che hanno costruito i pilastri fondamentali della nostra
società, troviamo la cultura egiziana, la cultura greca ed etrusca, la
cultura romana, la cultura barbara, precolombiana, orientale e africana. Oggi
invece il baricentro del mondo si è spostato ed è passato
all'estremo Oriente (Giappone, Cina e Tigri asiatiche) e al colosso
statunitense, immediatamente seguiti dalla Comunità Europea.
Naturalmente nel passato, a causa delle difficoltà di comunicazione,
risultava impossibile stabilire un filo diretto tra culture, al contrario di
oggi. Una delle poche possibilità di incontro era rappresentata dalle
migrazioni, per quanto riguarda invece l'incontro-scontro c'erano le guerre,
quelle sono nate con l'uomo. Fin dall'antichità i popoli si sono
spostati, lasciando la loro sede spesso definitivamente, costretti a questo da
particolari situazioni climatiche, da necessità di cibo, dall'esigenza
di difendersi. Col progredire della civiltà l'uomo fu sempre più
in grado di superare i disagi ambientali: gli spostamenti delle
collettività ebbero quindi motivazioni diverse quali invasioni, guerre o
provvedimenti politici. La maggior parte dei movimenti migratori si è
trasformata in spostamenti individuali da regione a regione, diventando quasi
il tramite di una migliore comprensione tra popoli. Una comine straniera
suscita notevoli problemi a livello di convivenza sociale e funzionamento
strutturale non solo nelle comunità che si ispirano ai principi
dell'assimilazione, ma anche nei contesti in cui prevale il principio
dell'integrazione pluriculturale.
Siamo quindi prossimi a questa fusione culturale che coinvolgerà 11
Paesi nella sua prima fase. Non possiamo però tralasciare i problemi
principali che l'Europa deve affrontare: l'immigrazione e la guerra. Sono due
fenomeni strettamente collegati: chi fugge dal proprio Paese cerca di evitare
la guerra e si rifugia nei Paesi vicini o in quelli facilmente raggiungibili.
La situazione dei profughi è molto grave, in alcuni casi è
addirittura insostenibile: migliaia di persone che chiedono aiuto, ma che non
possono essere assistite tutte. In Italia se ne sentono di tutti i colori:
c'è chi dice che non se ne può più, chi si chiede dove sia
la carità cristiana quando serve, chi dà la colpa ai politici,
chi ricorda che cinquant'anni fa proprio noi
Italiani, o meglio, i nostri nonni sono sbarcati negli Stati Uniti portandosi
dietro sia la pizza e la pasta sia la criminalità organizzata. Ne
abbiamo un chiaro esempio oggi con la guerra del Kosovo.
Prima o poi capiremo l'inutilità dei conflitti bellici e le nostre
società.
Non si deve assolutamente pensare che una società tecnologicamente
evoluta, che esibisce orgogliosa i prodotti raffinati a volte inutili delle sue
industrie superaccessoriate sia una società culturalmente avanzata.
Ritengo infatti che i cosiddetti popoli poveri hanno sempre un bagaglio
culturale elevato; è infatti la storia, la loro storia, gli usi ed i
costumi dei propri antenati che costituiscono il vero bagaglio culturale. Fra
un pezzo di stoffa molto trattata industrialmente, con tecniche diverse,
morbida, ma di una banalità fastidiosa ed uno trattato, artigianalmente
e superbamente, dipinto a mano, con tecniche desuete, preferisco senza dubbio quest'ultimo che ha un 'valore'. Tutti questi
popoli 'sottosviluppati' quindi apportano sia scompiglio nella nostra
organizzazione sociale (impegni e accoglienza) sia un bagaglio culturale che
decisamente arricchisce la nostra società. La nostra penisola dalle sue
origini è mescolanza di razze molto diverse tra loro. Questa mescolanza
sia dal punto di vista genetico sia culturale ha prodotto un popolo migliore.
Raggiungeremo quelle norme in cui ciascun uomo, in quanto cittadino del mondo,
si riconoscerà e che tutti si troveranno d'accordo nel definire
corrette, reali e giuste; ciò non è altro che il famoso 'consensus gentium'
che gli antichi Romani cercarono di creare in Europa 2000 anni fa.
Il Giubileo è una
festività che dura una anno intero che ricorre ogni venticinque anni, in
cui
Il testo fondamentale dei diritti
dell'uomo è
La 'Dichiarazione dei diritti dell'Uomo' delle Nazioni Unite parte
dal riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della
famiglia umana, e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, e costituisce il
fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo.
Considerato che la storia recente, prima e dopo la seconda guerra mondiale, ha
denunziato che spesso tale principio è stato ignorato e calpestato da
incredibili barbarie, la sua voce ricorda a tutti i diritti fondamentali
dell'uomo e la via comune da seguire per la tutela della persona umana e per
promuovere la fratellanza tra i popoli e il progresso sociale. Con
La Dichiarazione Universale non è che il primo foglio di una Carta
internazionale dei diritti dell'uomo i cui fogli ulteriori sono costituiti dai
Patti internazionali relativi ai Diritti civili e politici e ai Diritti
economici, sociali e culturali. Entrati in vigore nel 1976, i Patti, a
differenza della Dichiarazione, sono giuridicamente obbliganti per tutti gli
Stati che li sottoscrivono; inoltre è stato istituito un Comitato dei
diritti dell'uomo, abilitato a ricevere le denunce degli Stati e, entro certe
condizioni, dei singoli.
Una procedura più vincolante è stata messa in atto per
L'atto finale della Conferenza di Helsinki (1 agosto 1975) consacra il suo art.
7 ai diritti dell'uomo. E tuttavia Meglio conosciute oggi grazie ai media e
alle associazioni che si battono per il rispetto dei diritti dell'uomo, le
violazioni restano purtroppo innumerevoli. In un certo numero di paesi, esse
sono generalizzate e sistematiche: è così per l'apartheid
nell'Africa del Sud dov'è istituzionalizzato un sistema di segregazione
razziale che pone la popolazione nera e di colore, numericamente in
maggioranza, in una situazione di inferiorità e di totale alienazione.
È il caso degli attentati alla vita e all'integrità fisica in un
certo numero di regimi totalitari: esecuzioni di massa, generalizzazione della
tortura, sparizioni, campi di lavoro, internamenti in ospedali psichiatrici
Li si ritrova all'Est e all'Ovest, al Nord e al Sud. Tutto ciò si
traduce anche in un numero di rifugiati senza precedenti (13 milioni nel
mondo). Occorre naturalmente citare tutti gli esclusi dai diritti dell'uomo, in
particolare dai diritti economici e sociali quali urano nella Dichiarazione
Universale. Questo vale per una gran parte degli abitanti dei paesi in via di
sviluppo. La difesa dei diritti dell'uomo passa attraverso la conoscenza dei
diritti e attraverso l'azione convergente della Comunità internazionale
e degli Stati. Numerose associazioni si battono per il rispetto e la promozione
dei diritti dell'uomo. Del resto, alla fin fine è la vigilanza dei
cittadini a risultare essenziale.
(Le violazioni alla vita quotidiana) Questi fatti non devono comunque far
dimenticare gli attentati meno brutali, più sottili, ai quali pochi
paesi sfuggono totalmente. Processi di discriminazione esistono latenti in seno
alle nostre società. Le manifestazioni di razzismo, a volte delittuose,
che raggiungono la cronaca non devono far dimenticare lo spicciolo razzismo
quotidiano.
Lo stesso vale per il processo di emarginazione, di esclusione di cui sono
vittime i più poveri nella nostra società, quelli del Quarto
Mondo che subiscono su tutti i piani gli effetti congiunti delle ingiustizie e
delle disuguaglianze. Processi di cui soffrono altresì le popolazioni
immigrate, rifugiate, nomadi; segregazioni di tutti i tipi, che colpiscono le
donne nella loro vita professionale e pubblica (sessismo), i vecchi, gli
handicappati, i disoccupati
In questa fine del XX secolo,
l'innovazione tecnologica è sul punto di far entrare l'umanità in
una nuova era. Mai nella storia le scoperte scientifiche hanno dato luogo ad
applicazioni tecniche così rapide. Tutti i campi ne sono investiti: la
biologia con lo sviluppo delle biotecnologie e delle manipolazioni genetiche,
le tecniche mediche, la chimica con la produzione di nuove sostanze di sintesi,
il nucleare, l'esplorazione dello spazio
L'esplosione informatica applicata nell'industria conduce a una robotizzazione
crescente delle operazioni, e nei servizi alla «burotica».
I microprocessori, i satelliti, l'utilizzazione della televisione via cavo, le
fibre ottiche sviluppano all'infinito l'emissione e la trasmissione dei
messaggi.
L'associazione delle tecnologie informatiche e delle tecnologie di
comunicazione dà origine alla telematica che permette di trattare e
trasmettere l'informazione istantaneamente. Essa è davvero il nuovo
«sistema nervoso delle società contemporanee». Le conseguenze sono
incalcolabili e forse ardue da prevedere: si costruiscono attualmente macchine
la cui capacità di risolvere i problemi è tale che si parla a
loro proposito di «intelligenza artificiale».
Esse si traducono in particolare nell'incremento della produttività, la
diversificazione della produzione, il miglioramento della qualità, la
miglior utilizzazione delle risorse, il perfezionamento dei metodi di gestione;
ma anche in minacce crescenti sull'occupazione Forse la rivoluzione
informatica sta creando un altro tipo di società? Il paradosso della tecnica
si rivela in tutta la sua gravità quando si pensa che la macchina,
destinata a liberare la società dal lavoro schiavistico, minaccia di
rendere schiava tutta l'umanità. (Cultura e sviluppo) È in
realtà un problema di innesto che si pone: innesto su un fondo dato,
poiché esiste una dialettica stretta fra cultura e tecnologia. Si mostra qui la
dimensione fondamentale della cultura nel processo globale di sviluppo. Per
averla ignorata, molti progetti di sviluppo sono falliti. Si tratta di
preservare una identità culturale tanto più minacciata per il
fatto che l'80% delle notizie diffuse nel mondo provengono dai paesi
industrializzati che rimandano ai paesi in via di sviluppo una immagine di sé
spesso mutilata, deformata, non esente da stereotipi e da etnocentrismi.
Il rischio principale risiede in un fenomeno di acculturazione provocato non
solo dall'irruzione delle tecniche ma ancor più da un massiccio esodo
rurale e un divorzio profondo fra una cultura rurale tradizionale ed elementi
culturali importati.
Come sottolineava il rapporto della conferenza sulle politiche culturali in
Asia (1973), «la tradizione non va confusa con il rifiuto del progresso
scientifico e della tecnica. L'accesso alla modernità non deve compiersi
nella forma dell'alienazione e dell'imperialismo economico. L'esperienza
tecnologica e scientifica deve essere controllata dai paesi utenti e sviluppata
in forme adattate alle caratteristiche sociali e culturali appropriate ai
bisogni reali delle popolazioni». Le stesse parole, ma cariche di speranza,
ritornano sotto la penna del romanziere keniano Ngagi
wa Thiong'o: «
(Scienze, tecniche e sviluppo: le tecniche nei paesi in via di sviluppo) Il 98%
della produzione mondiale di tecniche avanzate spettano a un piccolo numero di
paesi industrializzati. La ricerca per lo sviluppo per abitante nel Terzo Mondo
equivale a un centesimo di quella dei paesi industrializzati. Su 3.500.000
brevetti depositati, solo il 6% proviene dai paesi in via di sviluppo. Da qui
il fondamentale problema del trasferimento di tecnologie al Terzo mondo. Ma
quali tecnologie e per che farne? Il dibattito oppone due concezioni: una
auspica l'adozione da parte dei paesi in via di sviluppo delle tecniche
avanzate dei paesi industriali; l'altra considera più realista il
semplice perfezionamento delle tecniche locali, ritenute
'appropriate'. Gli addebiti rivolti più frequentemente ai
trasferimenti di tecnologia compiuti soprattutto dalle società
multinazionali sono i seguenti: queste tecnologie fanno troppo appello all'automazione
e al capitale; esigono una manodopera molto qualificata; costano molto care;
utilizzano prodotti sintetici mentre il Terzo mondo è ricco di materie
prime; creano una dipendenza nei confronti dei fornitori; trasmettono anche un
modello di società e di organizzazione economica; non corrispondono
spesso a un progetto globale di sviluppo.
Il poeta incontra per la prima volta
da quando è in Paradiso delle anime di beati, in particolare di coloro
che fecero voto di castità e non lo mantennero perché furono sopraffatti
dalla violenza altrui. Sono immagini così tenui ed immateriali che
sembrano al poeta delle immagini riflesse: queste ure sprigionano tanta
luce, che i lineamenti corporei sono molto evanescenti. Nel gruppo Dante riconosce
Piccarda Donati, sorella di Corso (collocato nell'Inferno) e Forese (collocato
in Purgatorio tra i golosi). In vita essi si erano conosciuti: ella si fece
monaca, ma fu costretta dal fratello Corso a sposarsi. Il discorso tra i due
verte su due temi: la felicità delle anime e la vicenda di Piccarda. Nel
gruppo riconoscono anche un'altra ex suora, Costanza di Altavilla, madre
dell'imperatore Federico II, costretta al matrimonio dai politici. Le anime
tuttavia esprimono la loro felicità con un canto di grazie alla Vergine;
così le anime trascolorano e fluiscono via, come fossero dentro qualcosa
di indeterminato. Da questa immagine a Dante viene in mente l'acqua, una massa
d'acqua limpida che contiene dentro di sé i pesci, o in cui sprofonda un grave
immergendosi in essa. Emerge quindi il tema della purezza, della
tranquillità interiore, della pace.
Al verso 21 Dante, trovandosi per la prima volta di fronte a delle anime del
paradiso, ritiene che siano riflesse, e perciò istintivamente si volge a
cercare le ure reali. Non vedendo nessuno dietro di sé guarda Beatrice, che
sorride per il suo equivoco. Dante infatti ancora valuta le cose secondo le
leggi terrene, invece le anime che vede sono vere, ed il fatto di avere
lineamenti incerti è in relazione alla loro condizione di beatitudine:
siccome in vita non hanno saputo o potuto obbedire al voto, si trovano nel
primo cielo (o della Luna), che è il cielo da cui partono le influenze
di incertezza di volontà e di instabilità.
Al verso 33 Beatrice rassicura Dante del fatto che le anime che andrà di
qui in poi per incontrare non saranno mai anime bugiarde, come nell'Inferno.
Al verso 78 Dante chiede a Piccarda se in Paradiso esista una gerarchia di
beatitudine e quindi il desiderio di collocarsi più in alto. Piccarda
gli risponde dicendo che tale ipotesi è in contrasto con la natura della
beatitudine, che si fonda sull'apamento dei desideri. Ogni beato è
soddisfatto del posto che occupa perché gli è stato assegnato in
relazione ai suoi meriti e alla sua capacità di beatitudine. In caso
contrario, il Paradiso sarebbe simile ad una corte terrena, dove ogni
cortigiano è infelice della propria condizione e desidera avvicinarsi
sempre di più al signore.
Al verso 84 Piccarda spiega ulteriormente la loro condizione: nessun beato
è infelice perché le loro volontà si identificano con quella di
Dio, non perché ad essa asservite, ma poiché ad essa liberamente tendono.
Al verso 120 Accanto a Piccarda, si nota la luminosità dell'anima di
Costanza d'Altavilla, che anch'essa fu costretta a lasciare il convento per
sposarsi con Arrigo VI, secondo imperatore di Svevia, e partorire Federico II.
In realtà Costanza non era stata monaca, ma qui Dante recupera la
leggenda guelfa secondo cui la donna avrebbe generato l'Anticristo (Federico
II). Tuttavia, Dante, a differenza dei guelfi, non la descrive come la madre di
un mostro, ma ne fa un esempio della violenza che caratterizza la
società duecentesca.
Privacy
|
© ePerTutti.com : tutti i diritti riservati
:::::
Condizioni Generali - Invia - Contatta