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SCHEDA DI LETTURA
MARCOVALDO ovvero LE STAGIONI IN CITTA'
Italo Calvino
Arnoldo Mondadori EDITORE
Calvino è uno dei più grandi scrittori italiani
del Novecento, percorse le esperienze intellettuali della seconda metà
del secolo con lucida libertà intellettuale e con una
disponibilità sperimentale che gli veniva dal quotidiano rapporto con la
scrittura. Nasce a Santiago de Las Vegas (Cuba) nel 1923, ma trascorre
l'infanzia e l'adolescenza a Sanremo dove il padre si trasferì per
lavoro. Negli anni della Resistenza partecipa alla lotta partigiana sulle Alpi
Marittime, militando nelle brigate garibaldine. Finita la guerra si trasferisce
a Torino dove si dedica all'attività politica e comincia a scrivere
racconti. Legandosi agli ambienti letterari torinesi entrò in contato
con l'ambiente culturale della casa editrice Einaudi, della quale fu a lungo
consulente oltre che autore. Nel frattempo si laurea alla Facoltà di
Lettere di Torino, con una tesi sullo scrittore Conrad. Partecipò
intensamente al dibattito politico-culturale (fu iscritto al Partito comunista
fino al 1956, anno dei fatti d'Ungheria) e nel 1959 fonda, insieme a Vittorini,
la rivista letteraria 'Il Menabò', che affronta il rapporto
fra letteratura e nuova società industriale. Negli anni successivi
compie frequenti viaggi e si stabilisce a Parigi, continuando l'attività
di saggista e di scrittore. Ormai intellettuale di successo, nel 1984 è chiamato
dalla Haward University per tenere lezioni sul ruolo della letteratura alla
fine del millennio, ma nell'estate del 1985 si spegne a Siena, colpito da un
ictus. Nell'opera di Calvino si possono individuare due filoni fondamentali,
che seguono uno sviluppo parallelo: da una parte una linea
'realistica' che si basa su vicende abbastanza verosimili, ambientate
sugli sfondi storici e sociali del tempo, e che comprende 'Il sentiero dei
nidi di ragno' (1947) , in cui la Resistenza è vista attraverso gli
occhi di un bambino, 'La formica argentina' (1952), 'La
speculazione edilizia' (1957), 'La nuvola di smog' (1958), la
maggior parte dei 'Racconti' (1958), 'La giornata di uno
scrutatore'; dall'altra parte una linea 'fantastica', di
carattere fiabesco, filosofico, nei tre romanzi 'Il visconte
dimezzato' (1952), 'Il barone rampante' (1957), 'Il
cavaliere inesistente' (1959), e in 'Marcovaldo ovvero le stagioni in
città' (1963); e fantascientifico, nelle 'Cosmicomiche'
(1956) e di 'Ti con Zero' (1957). La separazione tra le due linee non
è assolutamente netta: se le storie realistiche sono calate in un clima
avventuroso, favoloso e bizzarro, per contro, quelle più spiccatamente
fantastiche affrontano, sia pure in chiave allegorica e urata, le contraddizioni
e i problemi del mondo contemporaneo (è il caso di 'Marcovaldo
ovvero le stagioni in città').
Il libro è
articolato nello spazio di venti novelle, in cui il ciclo delle stagioni si
ripete per cinque volte ed è ambientato in una città industriale negli
anni del boom economico dove tutti sono impegnati a lavorare, guadagnare e
spendere. Racconta le varie avventure/disavventure di Marcovaldo, un operaio
addetto al carico e scarico delle merci in una ditta che si chiama S.B.A.V., venuto
dalla camna in città per trovare lavoro, ha moglie e quattro li da
mantenere ed è sempre senza un soldo e nella città sembra
essere l'unico ad accorgersi della natura, quella vera. Marcovaldo ha come
luogo favorito della sua esperienza il rapporto tra la città e la
natura. sectiunelli, semafori, vetrine, insegne luminose, manifesti, anche se
studiati per cogliere l'attenzione, non riescono a colpire il suo sguardo,
però una foglia che ingiallisce su un ramo, una piuma che si impiglia ad
una tegola non gli sfuggono mai. In
mezzo al cemento e all'asfalto della città inquinata, egli crede ogni
tanto di rivedere un po' della camna lontana, ma si tratta di una illusione
e i suoi entusiasmi vengono sempre mortificati. Infatti la natura, in
città, sembra essere deformata, alterata, compromessa con la vita
artificiale, non è la natura che ha forse conosciuto da bambino e che
vorrebbe far amare anche ai suoi li.
Marcovaldo non si perde d'animo e continua a sperare, perché è un uomo
fiducioso e pieno di buona volontà. I racconti hanno sempre un tono scherzoso nella prima parte e un po'
malinconico alla fine. Marcovaldo tenta di mantenere la sua famiglia, ma
tutti i tentativi di fare un po' di fortuna, di stare un pochino meglio, con
tutte le buone intenzioni, finiscono sempre per prendere una piega bizzarra
ovvero tragicomica. In Funghi in città, la prima
novella, Marcovaldo scopre e raccoglie dei funghi cresciuti sulla striscia
d'aiola d'un corso cittadino. È tutto eccitato dalla sua scoperta e gli parve che il mondo grigio e misero che lo
circondava diventasse tutt' a un tratto generoso di ricchezze nascoste. I
funghi furono ben presto notati anche da Amadigi, l'operatore ecologico già antipatico a Marcovaldo per il suo
lavoro di "cancellatore"di tracce naturali. Ma
quando è finalmente arrivato il momento di farsi una bella mangiata di
funghi, essi si rivelano velenosi e tutta la famiglia più l'operatore
ecologico si ritrovano in ospedale e Marcovaldo
e Amadigi avevano i letti vicini e si guardavano in cagnesco.
PERSONAGGI PRINCIPALI:
Marcovaldo è un 'personaggio buffo e melanconico', di animo spontaneo e un po' ingenuo, padre di famiglia numerosa, egli lavora come uomo di fatica presso la ditta 'Sbav', è un eroe alla Charlie Chaplin. Il suo umore segue quello delle stagioni, e dei luoghi in cui si trova: la nebbia infatti lo rattrista, ma l'aria aperta lo fa quasi ringiovanire. Sembra quasi un bambino che però quando è necessario sa trasformarsi in un adulto serio e disponibile. La sua vita è travagliata dalla povertà, ma in compenso egli si ritiene fortunato ad avere una bella famiglia.
I li sono gli aiutanti del protagonista. Sono un po' la molla che ci fa capire di che pasta è fatto Marcovaldo, con le loro situazioni imbarazzanti. Sono pestiferi, ma hanno una gran voglia di imparare e di conoscere. Vissuti fin da piccoli in un sottoscala dal quale non si vede neanche il cielo, stretti in un'unica stanza, i li di Marcovaldo sono mingherlini, deboli e fragili.
La moglie Domitilla, può essere considerata, insieme alla città di cemento e asfalto, l'antagonista. Lei infatti mette a freno quasi tutte le idee di Marcovaldo, e respinge sempre tutte le sue avventure. Sembrerebbe una persona monotona, amante del solito tram-tram quotidiano. Non e molto nel testo, ma ha comunque un ruolo importante.
CONSIDERAZIONI PERSONALI: era uno dei miei libri preferiti
da bambina e chiedevo sempre a mio padre di leggermi qualche racconto di
Marcovaldo prima di addormentarmi e ridevo tanto delle sue disavventure, ora ho
voluto rileggerlo da grande e il mio giudizio non e mutato. Quello che
veramente è cambiato e che da piccola non capivo il vero senso dei
racconti che in realtà mettono in evidenza i numerosi problemi e le
contraddizioni della nuova realtà
industriale e che la comicità delle diverse novelle fa solo da sfondo
alla critica della civiltà e
della mentalità della nuova società industriale. E' un libro
divertente da una parte, ma triste dall'altra poiché fa vedere la condizione di
molti lavoratori a cui lo stipendio non basta, la povertà di alcune
famiglie e anche l'inquinamento urbano. Marcovaldo rappresenta la parte di noi
che vorrebbe andarsene dallo stress cittadino. Ciò che mi piace del personaggio è la sua fantasia, la
sua voglia di ricercare valori e sensazioni che a volte la civiltà
tecnologica tendono a "trascurare". Uno degli aspetti più criticati da
Calvino in questo libro e la sempre crescente invasione della pubblicità
che io ritengo che al giorno d'oggi abbia raggiunto livelli veramente esagerati
perché ormai non induce solo ad una corsa sempre più sfrenata ai
consumi, ma influenza addirittura la percezione del mondo. La metafora finale
mi ha molto colpito e fatto riflettere perché è un po' la metafora del
libro e in sostanza dice: come Marovaldo
voleva cercare la Natura nella sua città, così il lupo voleva
addentare il coniglio. Entrambi però riuscirono solo a vedere i
rispettivi oggetti del desiderio e non riuscirono a prenderli.
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