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SCHEDA-LIBRO
Autore: Italo Calvino
Titolo: "Marcovaldo" ovvero "Le stagioni in città"
Casa editrice: Einaudi editore
Tempo e luogo: Il racconto è ambientato in una città industriale degli anni '60, durante lo sviluppo economico, alla fine della seconda guerra mondiale. La città di cui si parla non è denominata in alcun modo. La ditta in cui il protagonista fa il manovale, che non si sa bene cosa produca, rappresenta il prototipo dell'azienda contemporanea.
Trama:
Il racconto si articola in 20 novelle suddivise in quattro sezioni, titolate dai nomi delle stagioni. Esse, raccontate da un narratore in terza persona, hanno sempre un finale comico e ironico, che fa sorridere da una parte ma piangere dall'altra. Nelle novelle si parla della vita del protagonista in un anno, una vita banale e fatta di stenti.
Il protagonista è Marcovaldo, che si ostina nella ricerca della Natura in una grande città di asfalto e cemento.
Personaggi:
Marcovaldo: Marcovaldo è un operaio addetto al carico e scarico delle merci in una ditta che si chiama Sbav. Ha sei li pestiferi da mantenere e una moglie, Domitilla, che mette a freno tutte le idee del marito. Il protagonista è un personaggio buffo e malinconico, molto ingenuo, smemorato, di animo semplice, grande amante della natura. È però un uomo forte, che affronta mille disavventure senza disperarsi, con coraggio, si sa adattare e sa godere anche di piccole cose, come i bambini. È un personaggio che rappresenta l'uomo medio dell'epoca che era appena uscito dal dramma della seconda guerra mondiale.
Trasferitosi in città Marcovaldo vi cerca la natura ma può solo sognarla, immerso com'è tra l'inquinamento urbano.
Egli cerca di mantenere dignitosamente la sua famiglia, ma tutti i suoi tentativi di trovare un po' di fortuna e di stare un po' meglio, finiscono sempre per prendere una piega bizzarra e ironica. Come ad esempio nell'episodio in cui trova dei funghi in un'aiuola alla fermata del tram e si trova poi costretto a recarsi in ospedale per una lavanda gastrica; o come nell'episodio in cui ruba un coniglio e scopre che è contaminato da un virus, e così in tutti gli episodi, dove ogni volta si illude di aver ottenuto qualcosa ma poi si accorge che non è cambiato nulla.
Marcovaldo vive la città con disagio: 'Aveva questo Marcovaldo un occhio poco adatto alla vita di città: sectiunelli, semafori, vetrine, insegne luminose, manifesti, per studiati che fossero a colpire l'attenzione, mai fermavano il suo sguardo che pareva scorrere sulle sabbie del deserto'.
Soltanto i fenomeni naturali, come dei funghi che crescono ai piedi degli alberi, una pianta da appartamento da curare, un corso d'acqua, una colonia di gatti, il cielo stellato, sembrano destare il suo interesse. Infatti, Marcovaldo aveva questa caratteristica: 'Una foglia che ingiallisce su un ramo, una piuma che si impigliasse ad una tegola, non gli sfuggivano mai: non c'era tafano sul dorso di un cavallo, pertugio di tarlo in una tavola, buccia di fico spiaccicata sul marciapiede che Marcovaldo non notasse, e non facesse oggetto di ragionamento, scoprendo i mutamenti della stagione, i desideri del suo animo, e le miserie della sua esistenza'.
Marcovaldo rappresenta quella parte di noi che vuole evadere dallo stress cittadino e che cerca ancora in città le piccole cose che gli fanno sorridere, anche se non sempre le trova.
La metafora finale del libro mi ha colpito molto e mi ha fatto riflettere. In sostanza dice che come Marcovaldo voleva cercare la Natura nella sua città, così il lupo voleva addentare il leprotto. Entrambi però riuscirono soltanto a vedere i propri desideri ma non riuscirono a prenderli.
Domitilla: Domitilla è la moglie di Marcovaldo. Può essere considerata l'antagonista del racconto, in quanto metta a freno quasi tutte le idee di Marcovaldo, e respinga sempre tutte le sue avventure. Sembra una persona monotona, amante del solito tram-tram quotidiano. Non e molto nel testo, ma è comunque un ruolo importante che incide particolarmente sulla vita di Marcovaldo. Io direi che è un bene che nella famiglia di Marcovaldo ci sia una ura come quella di Domitilla, perché se anche lei assecondasse in tutto Marcovaldo, le avventure di quest'ultimo si rivelerebbero spesso veri disastri. Invece la moglie fa ragionare il marito e lo invita ad usare un po'di più la ragione. Si può dire che è una coi piedi per terra e che cerca di far stare a terra anche i piedi del marito . con scarsi risultati.
I li: Marcovaldo e Domitilla hanno sei li, i quali assecondano e aiutano con gioia il padre nelle sua bizzarre avventure. Sono pestiferi, ma hanno una gran voglia di imparare e di conoscere. Vissuti fin da piccoli in un sottoscala dal quale non si vede neanche il cielo, stretti in un'unica stanza, i li di Marcovaldo sono mingherlini, deboli e fragili.
Commento:
Il Libro mi è piaciuto perché è una lettura facile e scorrevole e la storia è ironica, anche se in alcune parti mi è parso di riscontrare un'eccessiva stupidità e ingenuità attribuite al protagonista.
Il libro di Calvino è frutto dell'unione tra realtà e immaginazione, vero e verosimile, satira e sarcasmo.
Italo Calvino mette in evidenza i numerosi problemi e le contraddizioni della società moderna e la comicità delle novelle non fa altro che da sfondo a una critica di questa nuova collettività e di questo modo di vivere frenetico e monotono.
Le novelle narrano una storia molto originale e più profonda di quello che appare. È un romanzo realista che fornisce un perfetto ritratto della classe sociale a cui appartiene Marcovaldo, quella degli operai, degli spazzini, dei portieri. Tutte persone che dovevano lottare per vivere dignitosamente ma che comunque apprezzavano la vita e, dopo i tragici anni della guerra, la consideravano un paradiso.
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