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SINISGALLI E
Sinisgalli fu poeta diverso dagli altri perché intese a suo modo personale la poesia e se ne fece un'idea tutta sua. Capì che era difficile fissare le regole e le leggi di una materia così sfuggente e, per questo motivo, decise di adottare, come Valery, l'analogia. In particolar modo,,trasse da quest'ultimo la convinzione che tra scienza e arte non vi fosse distinzione ma che, al contrario, non fossero nient'altro che la variazione di un fondo comune. Tuttavia non è facile definire la poetica di un così originale poeta, infatti anche i critici molto spesso vacillano di fronte alle sue austere metafisiche. In ogni modo, ci è giunto un elenco di addirittura 30 proposizioni,di cui portiamo qui di seguito quelle più significative, che ci dà un'idea della sua poesia,
Per capirla fino in fondo bisogna leggere non una volta sola le sue prose ma occorre penetrare nell'opera per intendere il suo originale modo di concepire l'invenzione poetica. Innanzitutto, il poeta nasce in una situazione solitaria e appartata, in cui vi è la contemporanea presenza della fantasia e del pensiero che insieme danno origine ad una sorta di precipitato illuministico romantico, di irrazionalismo favoloso.
Tra le opere più importanti, rilevante è senz'altro il Furor Mathematicus che ci spiega la genesi della poesia sinisgalliana. Il problema è inizialmente quello di capire come l'ispirazione si manifesti nel Nostro.
Per lui la poesia è una discesa nell'irrazionale, come anche ci testimonia lo stesso titolo dell'opera. Infatti per furor si vuole intendere quel dato dell'irrazionalità pura, per mathematicus quell'attributo che ci riporta alla necessità di razionalizzare il momento dell'inconscio. C'è da sottolineare inoltre che altre due sono le componenti presenti nella sua personalità: da una parte la sua meridionalità, quindi quell'amore e calore verso la propria terra, dall'altra la sua razionalistica fiducia nel calcolo del numero e della linea, la sua apertura ad ogni sorta di proposta della civiltà delle macchine. Egli crede che al poeta sono indispensabili la solitudine ed il vuoto ma questo non può bastare. Per fare poesia, dunque, è necessario che ci siano anche la memoria e il pensiero.
Nell' Immobilità dello scriba e in Cineraccio egli riesce meglio ad enunciare la sua difficile poetica. Il suo intento è senz'altro quello di rovesciare sia l'immagine del poeta vate del Romanticismo, sia quello del veggente del Decadentismo.
In ogni modo, scrivere versi per lui è un compito faticoso ma nello stesso tempo una piacevole giornaliera follia.
Non
è certo possibile, nella breve economia di questa segnalazione,
ripercorrere, fosse pure per sommi capi, la complessa questione dei rapporti
tra scienza e poesia, due domini la cui separazione (che data almeno da quando,
per alludere a certi versi di Eliot su cui medita anche il Morin della Tête
bien faite,
Proprio questo ampio e ricco volume, che raccoglie diversi contributi (tra cui
ricordo almeno quello, finissimo come di consueto, di Silvio Ramat, che
ricostruisce i rapporti del poeta con Milano, intesa sia come fonte di
suggestione e d'ispirazione che come crocevia di rapporti, contatti e sodalizi
culturali, e quello di Antonio Di Silvestro, che muove da minuti rilievi di
natura lessicografica e concordanziale per approdare ad una intensa
illuminazione della 'geometria interiore' del poeta, della sua
'armonica dissonanza', della quasi matematica 'misura'
compositiva e strutturale che egli impone alla sua 'voce') e presenta
per la prima volta al lettore moderno materiali inediti, può
sollecitare, nell'attesa che veda finalmente la luce il 'Meridiano'
da troppo tempo auspicato, un'interpretazione d'insieme dell'opera di Sinisgalli,
che comprende, accanto ai versi, e in organica e quasi sistematica connessione
con essi, anche la saggistica di vario argomento, la prosa d'invenzione e di
memoria e una critica urativa condotta secondo quelle stesse
modalità, raziocinanti e insieme immaginose, che troviamo nell'Éluard di
Donner à voir o nel Valéry interprete di Degas.
È stato già sottolineato più volte come la poetica di
Sinisgalli sviluppi al proprio interno (in stretto contatto con la riflessione
di Valéry da L'Ame et la danse a Eupalinos ou de l'architecture a
Monsieur Teste, e prima ancora con la linea di pensiero che dal Poe
della Philosophy of composition conduce al Baudelaire della Genèse
d'un poème, risoluto nel porre alla radice del fatto poetico la
'sobrietà crudele' dell''espit analytique') una
sorta di geometria delle sensazioni, di algebra dell'ispirazione, di calcolo
razionale e progettuale che domina e coordina i sussulti dell'afflato lirico e
il discontinuo fluire delle esperienze e delle memorie; 'geometria
barocca', peraltro, come la definisce l'autore stesso, non euclidea,
aperta alle dissimmetrie, alle anomalie, agli imprevisti, finanche alla
casualità della mano e della penna che inseguono se stesse e il proprio
estro - un po', si potrebbe dire, come nell'ininterrotto e infinitamente
variato discorso urativo dell'amico Lucio Fontana, dedicatario di un'Ode
del poeta, e i cui Concetti spaziali accolgono, nelle strutture profonde
e nelle pieghe segrete celate sotto la loro razionalità e le loro
geometrie severe e quasi ostentate, anomalie, squilibri, impure e contaminanti
irruzioni di materiali e di scorie.
Mi pare che proprio questa interazione e questa sintonia di invenzione poetica
e lucida coscienza critico-estetica (accanto all'identificazione, comune anche
agli ermetici, di vita e letteratura, esistenza e poesia, attestata, in questo
volume, da una splendida lettera inedita del '47 ad Alberto Mondadori, in cui
Sinisgalli confida di avere dolorosamente decantato e trasfuso, 'parola
per parola', tutta la propria esistenza in quella poesia che sola sapeva
donargli una ungarettiana 'rara felicità') possa
rappresentare, per così dire, l'ardente crogiolo, il calor bianco che
accende e rastrema, fondendoli nella sua fiamma unita e duplice, il pensiero
della scienza e quello dell'arte.
I 4 TEMPI DELLA POESIA DI SINISGALLI
Il 1931 viene definito come l'annoda cui si può parlare della sua vera e propria poetica.
I primi versi composti a Roma furono gozzaniani. Era questo il tempo in ui aveva come punto di riferimento i crepuscolari, che reputava "poeti bellissimi". Nei componimenti di questo periodo notiamo l'inizio del suo esordio poetico, infatti sono del '27 quelle poesie nate dall'incontro del poeta con i crepuscolari. In questa prima fase non dobbiamo pensare solo ed esclusivamente al repertorio crepuscolare perché in quegl anni il poeta stava valorizzando gli accenti propri dei crepuscolari, elaborando così una nuova poetica,grazie anche all'influsso dei simbolisti Valery e Verlain. Pertanto, il suo esordio può essere collocato nell'area ermetica. Infatti, nelle 18 Poesie vi sono situazioni liriche analoghe a quelle di Quasimodo e degli altri ermetici meridionali, tra cui l'immagine della terra madre,luogo incantato fuori dal tempo, luogo di pace e riposo, paradiso della memoria infantile. Però, allo stesso tempo, Sinisgalli si distacca da essi per l'assenza della disposizione descrittiva, del colorismo pittorico e della contabilità. Poiché la sua opera subisce l'influsso di diverse culture, essa non può essere sempre uguale a se stessa. Pertanto la prima operazione da fare è la periodizzazione.
Possiamo dividere la scrittura del Nostro in 4 tempi.
I STAGIONE: Produzione delle 18 Poesie, dei Campi Elisi, Vidi le Muse.
II STAGIONE: I nuovi Campi Elisi, Fiori pari e fiori dispari, Belliboschi, Furor Mathematicus. Horror vacui.
III STAGIONE: La vigna vecchia, Il Quadernetto alla polvere.
IV STAGIONE: Ceneraccio, l'età della luna, Il passero e il lebbroso, Mosche in bottiglia, Dimenticatoio.
RACCOLTE POETICHE
CAMPI ELISI: è il nome del paese dove sorgeva la casa dei Sinisgalli, ma poi con esso si intese tutto il paese. A distanza di otto anni ne riprende il titolo per ribadire la continuità dei miti a lui più cari. Successivamente aggiunge l'aggettivo nuovo che indica la ricerca di una nuova strada poetica, innanzitutto rifiutando la retorica dannunziana, poi polemizzando contro i comni ermetici. Ne I nuovi Campi Elisi il motivo elegiaco prevale su quello epigrammatico, si coglie una disposizione ad eludere il frammento poetico e la tendenza a distendersi in organismi lirici più complessi.
QUADERNETTO ALLA POLVERE: l'autore ci fornisce le ragioni storico-culturali che hanno dato origine alla strana mescolanza tra prosa e poesia. Ha come motivo centrale la polvere, segno tangibile di ogni naturale dissoluzione e dove il poeta aveva significativamente annotato un isterilirsi nella capillarità delle similitudini.
FUROR MATHEMATICUS: L'Autore arriva ad una definizione della poesia in generale, ma anche, sforzandosi di risolvere il difficile problema del rapporto scienza arte, ad una determinazione della sua originale poetica.
L'ETA' DELLA LUNA: Indica il nuovo corso nella poetica di Sinisgalli, che mescola poesie di varia lunghezza. Il tema della vecchiaia, ricorrente nelle poesie e ripetuto in maniera ossessionante, rivela la natura autobiografica del libro, dato alle stampe quando egli aveva da poco compiuto 54 anni. ½ è inoltre un piccolo brano in formato di commiato che riassume lo stato del poeta giunto quasi al termine del suo viaggio.
IL PASSERO E IL LEBBROSO: Riprende le tematiche de L'età della luna, ma segna anche l'acuirsi dello stato doloroso del poeta. Ora il tono è più amaro, significata dal ricorrente motivo delle malattie. Ma un poeta come Sinisgalli non può indulgere alla rappresentazione realistica della malattia, pertanto o vi sottrae guardando indietro per revocare con rimpianto il tempo del sole o esclude la luce per battere insistentemente sul tema della morte.
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