Saggio
Breve
LA MAFIA NON E' RUSSA MA ITALIANA
DESTINAZIONE: Rivista divulgativa
Origini e significato del termine
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La parola Mafia è legata alle
organizzazioni criminali ed è ormai diffusa a livello mondiale. Le
analisi compiute su di essa la considerano prima ancora che un'organizzazione
criminale, una 'organizzazione di potere', evidenziando come la sua
principale garanzia di esistenza non stia tanto nei proventi delle
attività illegali, quanto nelle alleanze e collaborazioni con funzionari
dello stato, in particolare politici, nonché del supporto di certi strati della
popolazione. Il termine mafia venne inizialmente utilizzato per indicare un'organizzazione
criminale originaria della Sicilia, più precisamente definita come "Cosa
nostra"
un'organizzazione la cui origine si fa risalire agli inizi del diciannovesimo
secolo ed è tradizionalmente messa in relazione all'antico fenomeno del brigantaggio.
E' costituita da un sistema di gruppi, chiamati famiglie, organizzati al loro interno sulla base di un rigido
sistema gerarchico composto da gregari di diverso livello detti "picciotti" e da un capo detto "padrino". Col nome di Cosa Nostra ci si
riferisce esclusivamente alla Mafia siciliana. Essa ha diverse possibili origini
etimologiche, come nel dialetto toscano "maffa"
che in italiano significa 'miseria'.
La doppia vita dei mafiosi russi
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La Mafia russa o mafiya
è uno dei fenomeni che ha sorpreso
maggiormente gli osservatori stranieri della Russia post-sovietica per la sua velocità
di diffusione. La scarsa conoscenza dovuta alla chiusura del mondo sovietico
prima della sua caduta ha indotto alcuni a ritenerlo un fenomeno del tutto
nuovo, nato dal caos indotto dalla dissoluzione delle vecchie istituzioni.
In realtà in Russia è sempre esistita una rete di organizzazioni
illegali che, diversamente dalla Mafia italiana, non hanno mai avuto una
struttura gerarchica che ne coordinasse le attività. Non sono dirette,
cioè, da una cupola ma sono divise in bande più o meno potenti su
base locale i cui riti di iniziazione possono prevedere anche tatuaggi per
distinguere gli affiliati. Diversamente da tanti mafiosi, molti di quelli russi
conducono una doppia vita: una pubblica di uomini di affari di successo con
interessi nei campi più disparati ed una nascosta di capi di
organizzazioni criminali ben più redditizie delle prime. Infatti, uno degli
ambiti di investimento legittimi più convenienti e redditizi individuati
e sfruttati dalla mafiya negli ultimi anni di vita del regime sovietico
è stato quello immobiliare, con la complicità di burocrati
intrinseci, corrotti, o sottoposti a violenze. Costruiti gli edifici,
cominciarono poi a partecipare alla loro gestione e quindi ai profitti
derivanti dalla loro vendita o affitto, assicurandosi anche una facciata di
rispettabilità oltre che un modo per riciclare il denaro sporco sfruttando
il mercato nero. La violenza di queste organizzazioni criminali si è
ridotta negli ultimi anni, poiché le punizioni inflitte ad enti pubblici e
privati in passato, erano più che sufficienti, per avere dalla propria
parte funzionari pubblici e imprenditori privati. Ma la violenza del passato
insieme alle minacce del presente costringe a richiedere sicurezza per
proteggere beni e persone. Per soddisfare questa richiesta sono nate numerose
società specializzate in sicurezza un po' in tutta la Russia ed in special modo a
Pietroburgo e soprattutto a Mosca. Esse impiegavano spesso ex-militari
provenienti dai tanti corpi speciali dell'ex-URSS, senza lavoro dopo la caduta
del regime e la riduzione delle spese militari con conseguente
ridimensionamento degli organici. La stessa criminalità organizzata ha
utilizzato come copertura per i propri uomini le società di sicurezza
così da giustificare, di fronte alla legge, la loro necessità del
porto d'armi. La polizia russa, avrebbe dovuto verificare l'adeguatezza dei
richiedenti (fedina penale, capacità, equilibrio psicologico), ma
attraverso la corruzione questo ostacolo è stato facilmente superato.
L'omertà e la sfiducia nella giustizia
pubblica
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Caratteri oggettivi e soggettivi
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Oggettivamente
la mafia non è altro che la spavalderia dell'uomo, nei confronti di un
suo essere psicologicamente più debole.
Soggettivamente è la celebrità che fa acquistare l'imprudente
coraggio a colui che, con azioni delittuose e con la prontezza del braccio,
della mente e delle relazioni personali è arrivato ad imporsi su coloro
che lo conoscono di nome e di persona, in modo che può commettere qualsiasi
affronto, con la certezza della impunità, perché avendo paura di lui,
nessuno reagirebbe alle sue sfacciate pretese. La tipica caratteristica del
mafioso sarebbe pertanto il suo comportamento violento. Il presidente Bonfadini,
che studiò il problema del Sud Italia, definì la mafia come
'lo sviluppo e il perfezionamento della prepotenza diretta ad ogni scopo
di male". Il suo perfezionamento e la crescita di individui che preferiscono trarre
profitto, dalla violenza, dall'inganno e dall'intimidazione, anziché lavorare onestamente. La violenza mafiosa non
è sempre stata associata al crimine e all'assassinio, ma anche al
concetto di omertà, ovvero un dovere morale, di non parlare con
l'autorità e risolvere i propri problemi senza ricorrere alla legge. L'omertà
nel suo significato originario non è affatto una perversione del senso
morale, come potrebbe sembrare ma è una vendetta privata, conseguenza
della poca fiducia che la giustizia pubblica ha saputo conquistarsi. Per
combattere questo fenomeno vi sono enti pubblici nazionali antimafia, volti all'annientamento di questo crimine, che sfruttano
tre criteri molto importanti, ovvero Spontaneità,
cioè l'iniziativa individuale; Organizzazione,
cioè la distribuzione su tutto il territorio di associazioni ben
ramificate; Istituzione, cioè
la collaborazione con lo Stato. La mafia è e sarà sempre
causa di crimini, ingiustizie, e violenze ed è riduttivo dire che la
mafia sia solo italiana, poiché è ormai radicata ovunque in tutto il
mondo. Dobbiamo ora rimboccarci le maniche per distruggere questo mostro, nato
nel nostro paese, con il coraggio di noi cittadini onesti, senza assumere
atteggiamenti d'omertà nei confronti di chi subisce, e di vigliaccheria
se siamo noi stessi i primi a subirne. Dobbiamo saper dire "basta" farci
coraggio e sperare in un futuro migliore.
FONTI
ALLEGATE: La Repubblica
23/10/2006 - La Russia
di Putin