Saggio breve su "Il
regno di Tiberio"
Tiberio Claudio Nerone, regna a Roma dal 14
dC al 37 dC. Era lio adottivo di Augusto, il quale lo aveva raccomandato al
senato nel proprio testamento; riguardo la decisione di Augusto di proclamare
Tiberio come suo successore, vi è la voce sfavorevole di Tacito, che
definisce Augusto come un burattino nelle mani della seconda moglie Livia, che
aveva manovrato il marito in modo tale da spianare la strada verso il trono al
lio da lei avuto dal suo precedente matrimonio, ossia Tiberio. Egli venne quindi acclamato dal senato con
tutti i poteri all'età di 56 anni. Inizialmente Tiberio ebbe una
politica abile, prudente e rispettosa delle prerogative del senato. Appena
eletto, fra le truppe stanziate ai confini ebbero luogo gravissime sedizioni
che misero in serio pericolo il suo principato; tra le milizie ai confini settentrionali dell'impero
non poche erano le ragioni di malcontento; le truppe del Reno e della Pannonia
si rifiutarono di giurare fedeltà al nuovo principe e chiesero che
fossero migliorate le loro condizioni. A reprimere questa rivolta Tiberio
mandò suo lio Druso, ma ogni tentativo fu vano e Druso rischiò
anche di essere ucciso.
Venne allora mandato in suo aiuto Germanico,
lio adottivo di Tiberio ; non senza difficoltà, egli riuscì a
riacquistare la fedeltà dell'esercito, e intraprese la guerra contro i
popoli della Germania che cominciò nel 14 dC con la sconfitta dei Marsi
e terminò nel 16 dC con una grandissima battaglia durante la quale furono
sconfitti i Cheruschi. Le notizie delle vittorie di Germanico, facevano
crescere in Roma le simpatie verso il
giovane lio di Druso; ma il prestigio che questi con il suo valore si andava
acquistando non poteva non irritare Tiberio, che vedeva in lui, oltre che un
suo rivale, un rivale del vero lio naturale Druso. Egli temeva che il lio
adottivo, potesse un giorno marciare alla testa dell'esercito e togliergli il
potere. Ma non era solo per questo che Tiberio non vedeva di buon occhio le
imprese di Germanico; infatti Tiberio seguiva una politica di pace ed era
quindi contro le imprese militari di Germanico. Consigliato anche dalle sue
vedute politiche decise di richiamare il lio adottivo dal Reno e lo
inviò in Oriente perché là occorreva un uomo di provata energia,
di grande prestigio e appartenente alla famiglia imperiale. Ma in questa
missione Germanico fu molto ostacolato da Pisone, il quale, forse eseguendo gli
ordini di Tiberio, si mostrò verso
Germanico, che pur gli era superiore nel comando, indisciplinato. In seguito
Germanico andò in Egitto e, quando tornò in Siria, non
riuscì più a tollerare la condotta di Pisone; allora gli fece
capire che era necessario che si allontanasse dalla provincia. Pisone partì,
ma poco dopo Germanico si ammalò; si sospettò che o da Pisone o
da sua moglie gli fosse stato propinato
del veleno. Le prove non furono mai trovate, ed esistono ancora dei dubbi se i
due coniugi avessero agito di iniziativa propria o dietro ordine di Tiberio o
di Livia.
Con questo fatto la popolarità di
Tiberio subì un forte tracollo ed egli stesso nel 26 dC si ritirò
alla vita privata, abbandonando Roma nelle mani del prefetto del pretorio,
Seiano, che aveva astutamente conquistare la sua fiducia. Ma quando, nel 31 dC,
fu evidente che Seiano aspirava al trono, Tiberio lo fece arrestare e mettere a
morte, insieme ai suoi familiari e sostenitori. Nel 37 dC morì anche
Tiberio a Mesano. Tiberio lasciò uno stato in buone condizioni
finanziarie, con le frontiere tranquille e con un potere centrale ormai
consolidato, anche se gli storici antichi ne hanno tramandato un giudizio
negativo.