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Il santuario della Madonna di San Luca, svetta
sul colle della Guardia a
Secondo la tradizione, nel
L'eremita non riusciva proprio a trovarlo e stava ormai perdendo ogni speranza. Decise così di recarsi a Roma per lasciare, al centro della cristianità, l'immagine sacra. Ma proprio a Roma raccontò la sua vicenda ad un uomo chiamato Pascipovero. Costui era un bolognese che subito capì che il luogo cercato era sulle colline della sua città. Mandato a Bologna, Teocle fu accolto dai signori Anziani della città. La tavola della Madonna e del bambino fu portata in processione con le torce sul monte.
La costruzione iniziò nel 1194 e
all'interno si pose l'immagine della Madonna con Bambino. Nel 1433 il popolo
portò la Madonna in processione per implorare la cessazione delle
rovinose piogge e giunti a porta Saragozza la pioggia cessò e per
ringraziamento gli Anziani decretarono che la processione si sarebbe dovuta
ripetere ogni anno. La devozione aumentò e si dovette ampliare la
chiesa, opera conclusa nel 1481. Tra il 1674 e il 1732 si costruì il
portico, progettato da Gian Giacomo Monti,
che si estende dalla chiesa fino a porta Saragozza, lungo un tracciato di quasi
L'origine della Chiesa della Madonna di San Luca si fa risalire al 30 luglio
1192, data del primo documento autentico fino ad oggi pervenutoci. In quel
documento si fa cenno di un eremo femminile voluto dalla giovane bolognese Angelica
Bonfantini, lia di Claide e Bologna, edificato su un terreno di
proprietà della famiglia. Il papa Clemente III inviò ad Angelica
la prima pietra della chiesetta, che fu posta dal vescovo Gherardo da Gilsa il
25 Maggio 1194.
In seguito per sette volte Angelica dovette recarsi a Roma dal papa, per difendersi delle ingerenze dei canonici di Santa Maria di Reno che avanzavano pretese sulla chiesetta e l'eremo, rifiutando di accettare il patronato laicale della famiglia di Angelica. Il papa difese le intenzioni d'Angelica ponendo sotto la sua diretta protezione il monte della Guardia.
Quando morì Angelica nel 1244 la sua
comunità si trasformò in monastero femminile.
La venerazione dell'immagine della Madonna divenne un fatto collettivo per la cittadinanza dal 1433, quando - racconta l'Accarisi, il patrocinatore dell'idea presso il Consiglio degli Anziani - fu portata per la prima volta in città. Quel giorno la Vergine, implorata di arrestare la pioggia incessante da mesi, immediatamente riportò il sole a Bologna.
Nel 1481, quando le processioni in città della Madonna sono ormai
una consuetudine,
venne costruito un primo piccolo Santuario sul colle di cui restano svariati
disegni. L'immagine venerata è la stessa custodita oggi all'interno del
Santuario e nota con il nome di Madonna di San Luca. La leggenda sull'antica
icona bizantina portata a Bologna dall'eremita greco è ricostruita da Graziolo
Accarisi verso il 1459 (mentre il suo nome - Teocle Kamnia - è un'
invenzione successiva del Baroni).
Ma la
processione della Madonna in città è legata anche ad eventi
storici.
Si narra del 1302, quando in occasione della discesa di Carlo di Valois in
Italia, alcuni notabili bolognesi intendevano consegnare la città mentre
altri volevano mantenere la libertà comunale, allora fu invocata la
protezione della Madonna di San Luca trasportandola in città alla chiesa
dell'Ospedale della morte (ma oggi si tende ad escludere questa ed altre
traslazioni precedenti il 1433, perchè divulgate da una storiografia
postuma e priva di riscontri documentati).
La vittoria sui Visconti del 1443, dei cristiani sui turchi (a Belgrado) del
1456, la morte di Maometto II nel 1481, la ritirata dei francesi nel 1510, fino
alla liberazione di Bologna nel 1945: sono state tutte occasioni per una
discesa 'straordinaria' della Madonna in città.
Ma anche le avversità erano motivo di viaggi straordinari: sembra si
invocasse la protezione della Vergine nel 1365 (anno infausto che contò
un terremoto, nubifragi ed una pestilenza), ancora per maltempo nel 1434 e
contro la peste nel 1438 e 1439. Si sa che scese fuori stagione per terremoto
nel 1457 e nel 1505, per carestia nel 1474, delle piogge nel 1534, un altro
terremoto nel 1579.
Altre vicende s'intrecciano con la devozione
alla Madonna di San Luca.
Nel 1637 le monache di S.Mattia, custodi della chiesa, iniziano un
programma edilizio per rilanciare l'attenzione verso il Santuario, ebbero
così inizio le prime riparazioni del sentiero che conduce al monte.
Si arriva così al 1655, anno in
cui molti cittadini propongono al Senato bolognese di costruire un portico che
conducesse fin sulla cima del monte della Guardia. Il progetto era del perito
pubblico Camillo Saccenti, ma la spesa richiesta al comune fece inizialmente
desistere dall'impresa.
La soluzione per coprire le spese arrivò nel 1673 e, dopo varie
consultazioni, nel 28 aprile 1674 il Senato concedette l'autorizzazione
all'edificazione del portico, ma il costo dell'enorme progetto sarà interamente
coperto dalle offerte dei cittadini. Fu il canonico modenese Ludovico Generoli
(o Zeneroli) a organizzare la prima catena di offerte.
La data dell'inizio dei lavori è il 28
Giugno 1674: fu posta la prima pietra in corrispondenza dell'attuale
arco n. 132 (nei pressi di Via Turati). I primi trecento archi, che dalla Porta
conducono al Meloncello, furono compiuti nel 1676 (sotto la guida
dell'architetto Gian Giacomo Monti).
Lo stesso 1676 si cominciò il tratto montano. Le difficoltà nel
trasporto dei materiali lungo la salita, si risolsero ricorrendo a un cordone
umano: tutta la città fu chiamata a partecipare a questo passamano. Era
il 17 Ottobre 1677. Il portico fu ultimato nel 1715 (a parte
l'ultimissimo e più erto tratto sulla scalinata finale edificato solo
nel 1718-20), seguendo le varianti dei nuovi progetti di Giuseppe Antonio Torri
e Giovanni Antonio Conti.
Il collegamento tra il portico in collina e
quello in pianura si compì con la costruzione dell'arco del Meloncello
nel 1732 - 33, progettato (pare su un'idea di Francesco Bibiena) da
Carlo Francesco Dotti; l'opera fu offerta dalla famiglia senatoria Monti. Il
porticato di oltre tre chilometri che da Porta Saragozza conduce fino al
Santuario della Madonna di San Luca, è ancora oggi il più lungo
del mondo. Si contano 666 archi che uniscono la devozione dei cittadini alla
Madonna della Guardia.
Questa opera è stata fatta da tutti i bolognesi: nobili e popolani,
ecclesiastici e laici, in proprio o come membri di associazioni e corporazioni,
tutti contribuirono alle spese per la costruzione del portico, come
testimoniano i nomi e gli stemmi che ancora oggi si vedono sotto gli archi.
Per ultimo si ricostruì il Santuario. Quello che oggi fa da perno sulla cima del monte alle volute sottostanti del porticato (magnifico esempio del coinvolgimento di cui è capace il Barocco), ha avuto la sua prima pietra nel 1723 ed è stato terminato in tutte le sue parti, nel 1774 - 75 su progetto di Carlo Francesco Dotti. Le spese si sostennero ancora grazie alle offerte dei privati cittadini bolognesi. Questo edificio a pianta centrale, fu anticipatamente consacrato a nuovo tempio: il 25 Marzo 1765 dall'arcivescovo di Bologna Vincenzo Malvezzi.
Nella Biblioteca Comunale di Bologna dell'Archiginnasio è custodita, tra l'altro, una lettera datata 17 ottobre 1677 che descrive le modalità con cui il popolo bolognese aveva partecipato alla costruzione del Portico:
Bologna, 17 ottobre 1677
'Li 17 Ottobre. Questa mattina (essendo gran
quantità di Pietre e Sassi, materia raddunata a Meloncello per
fabbricare il Portico per la commodità d'andare alla Chiesa di S. Lucca)
li raggazzi del Filatoglio essendo posti in fila su la strada che va a S.Lucca,
in distanza che uno puol arrivare all'altro pigliando una pietra, e sporgendola
all'altro, e l'altro all'altro, con tal ordine dal primo sino all'ultimo che
era a piè della scala di pietra della Chiesa di S. Lucca, hanno con tal
ordine senza muoversi da luogo portate dette Pietre e Sassi sul luogo della
Fabbrica di detto Portico col passare di una mano in un'altra; quale invenzione
fu cavata da quelli li quali fabricarono il Castello di Varignana, che per
l'altezza del Monte non potendo con Carri e Birocci trasportare le macerie, si
disposero gl'Abitatori con tale ordine, e senza fattica ed incommodo portarono
nel luogo tutta la materia necessaria per la Fabbrica'. (Biblioteca
Comunale di Bologna dell'Archiginnasio, Raccolta Gozzadini,
La manifestazione che si svolge ogni anno riproporrà
quanto accadde il 17 ottobre 1677, quando nelle prime fasi di costruzione del
tratto collinare del portico di San Luca, si dovette affrontare il problema del
trasporto dei materiali da costruzione. Dato che non c'erano ancora strade
carrabili a monte del Meloncello, la questione si prospettava davvero
difficoltosa. La soluzione che si adottò si rivelò non solo
semplice ed efficace, ma anche in sintonia con la tecipazione e lo
spirito collettivo che erano stati alla base della grande impresa del lungo
porticato. Si ricorse infatti ad un passamano dei materiali, attuato con una
lunga catena umana di centinaia e centinaia di bolognesi.
Riproporre oggi il Passamano può richiamare significati di grande valore
culturale e civico, evocando l'ascendenza e l'appartenenza comuni di un
monumento nato dall'apporto dell'intera comunità cittadina
Forse non tutti sanno che una volta c'era la funivia per San Luca. Sembra strano che un impianto del genere possa sire senza praticamente lasciare traccia nei segni e nella memoria, ma per la funivia di San Luca è andata più o meno così. Oggi, la vecchia stazione a valle è stata trasformata in un'elegante residenza abitativa. La stazione a monte, due o trecento metri a occidente della basilica, è invece ancora lì cadente e sconsolata. Non si potrebbe entrare perché è pericolante, ma la curiosità è difficile da fermare. Al piano terra, tra macerie di ogni genere, si distinguono ancora grossi cavi metallici e argani in disuso e, in un desolante abbandono, quel che resta del motore e della cabina di comando. Eccolo qui tutto quello che rimane della vecchia funivia di Bologna: poche matasse di cavo, un vecchio motore ed una gigantesca ruota dentata che si appoggia sbilenca da un lato.
Frutto di uno studio che ci riporta addirittura alla fine
dell'Ottocento, la funivia per San Luca fu realizzata, con tecniche definite
all'epoca decisamente innovative, in epoca fascista. Fu collaudata nel 1930 e
aperta al pubblico il 21 aprile del '31 sotto la direzione dell'ingegner
Ferruccio Gasparri. La gestione venne affidata alla SACEF
(Società Anonima Costruzioni ed Esercizio Funivie) che ne aveva ottenuta
la concessione nel '28. Aveva due cabine che portavano 18 passeggeri ognuna:
mentre una saliva l'altra scendeva, cosicché ce n'era sempre una pronta a
partire in tutte e due le stazioni distanti tra loro
Il 26 gennaio dell'anno seguente Pardera scrisse una lettera al Comune, al Sindaco, alla Regione, alla Provincia, alla Prefettura, alla Camera di Commercio, all'Ente Turismo, alla Motorizzazione, alla Curia, alla Camera del Lavoro e al Quartiere Costa Saragozza, nella quale annunciava la volontà di rinunciare alla concessione se nessuno fosse venuto in suo aiuto. Anche questa volta nessuno si fece avanti.
Si arrivò così all'epilogo: il Resto del Carlino
del 7 novembre 1976 titolò 'Da
domani ferma la funivia per San Luca'. I
Bolognesi si allarmarono e protestarono, ma ormai era troppo tardi. I cinque
dipendenti dell'impianto decisero di attuare una giornata di sciopero,
anticipando di fatto la chiusura definitiva. Alla porta della stazioncina fu
appeso un sectiunello in cui si leggeva: Il servizio è provvisoriamente
sospeso per motivi di manutenzione. Questo è tutto. 'Dobbiamo
veramente rassegnarci - scrisse
Nessuno rispose alla lettera della signora Sacchetti. Quelle poche righe sul Carlino furono l'insolito epitaffio per la nostra funivia, di cui restano oggi solamente alcune malinconiche cartoline illustrate, un pilone desolato ancora in piedi a mezza costa e forse un po' di nostalgia.
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