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Sintesi per l'esposizione orale del libro
"Io non ho paura" di Nicolò Ammaniti
Un'estate torrida. Sei bambini corrono in bicicletta per la camna abbandonata e calda, dove uno di loro, Michele Amitrano, scopre qualcosa di terribile: il nascondiglio di un bambino rapito.
Dopo quel giorno continua a fare visita al bambino portandogli del cibo. Crede, infatti, che sia suo fratello, che sia matto, e che sia stato suo papà a rinchiuderlo nel buco per evitare conseguenze negative. Effettivamente, è stato proprio suo papà, insieme ad altri, a rapirlo, ma è un bambino totalmente estraneo alla sua famiglia, e lo scopo è soltanto quello di chiedere un riscatto.
Quando finalmente Michele si decide ad andarne a parlare con un amico, questo riferisce tutto ad un rapitore, che lo sorprende mentre visita il nascondiglio e lo va a dire a suo padre.
I rapitori prendono la decisione di uccidere il ragazzo nel buco e Michele, dopo aver origliato la loro discussione, decide che deve salvarlo.
Quando finalmente trova il nuovo nascondiglio dove il ragazzo è stato spostato, lo fa uscire e scappare, ma a causa di una storta alla caviglia non riesce ad andarne fuori ed a salvare la propria vita.
Infatti, quando suo papà entra nel buco, gli spara credendo di uccidere l'altro ragazzo, ma invece ferisce gravemente suo lio, che successivamente morirà.
Secondo me, l'autore, con questo libro, vuole farci capire che dobbiamo avere coraggio, coraggio di denunciare le ingiustizie, come coraggio ha avuto il protagonista, fino al punto di sacrificare la propria vita.
Un altro messaggio che l'autore vuole trasmettere è che il crimine a: chiunque commetta un'ingiustizia prima o poi verrà punito, come punito è stato il padre del protagonista, che ha ucciso il proprio lio, credendo di sparare al bambino rapito.
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