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Storia di una corruzione
La storia della monaca di Monza fu sempre giustamente lodata come una delle parti più belle de I Promessi Sposi; aggiungiamo che, non a caso, è la storia di una lunga e tortuosa corruzione, ossia della trasformazione di un personaggio innocente in malvagio, seguita passo passo con una mirabile capacità realistica e inventiva che si cercherebbe invano nelle descrizioni delle conversioni ossia delle trasformazioni dei personaggi malvagi in buoni. Dell'infanzia dell'Innominato, tanto per fare un solo esempio, non sappiamo niente; Gertrude invece ci viene presentata quando, addirittura, sta «ancora nascosta nel ventre di sua madre» La progressiva metamorfosi dell'innocente bambina prima in disperata bugiarda, poi in monaca fedifraga, quindi in adultera e infine in criminale, è quanto di più forte sia stato scritto sull'argomento della corruzione. Si confronti la storia di Gertrude con quella analoga della Religeuse di Diderot e si avrà l'impressione di paragonare un pozzo profondo di acqua nera e immobile a un liquido e veloce ruscello. E questo perché mentre Diderot conosce le cause della corruzione e ce le addita, Manzoni, come nel caso di don Abbondio, preferisce tacerle. Per Diderot la catarsi è fuori del romanzo, di fatto nella Rivoluzione imminente che lo scrittore pare annunziare in ogni riga; per il Manzoni, conservatore e cattolico, non c'è catarsi se non estetica, la quale infatti è notevolissima; ma le catarsi soltanto estetiche sono proprie del decadentismo. Perfino la corruzione del regno di Danimarca trova una sua pratica purificazione nello squillo delle trombe che, dopo il sanguinoso convito, annunziano l'arrivo di Fortebraccio. Ma la corruzione di Gertrude è una corruzione « bella »; ossia una corruzione misteriosa, oscura, senza cause e, si direbbe, senza effetti: nata da una fatalità ambiguamente storica e sociale, essa si perde nel silenzio e nell'ombra della Chiesa.
Ad ogni modo, il Manzoni decadente qui è al colmo della sua potenza. La storia di Gertrude non ha mai un momento di astrazione, mai cade nell'affermato e non dimostrato, nel detto e non rappresentato, come avviene per la storia dell'Innominato. È invece un seguito serrato e incalzante di immagini, di cose, di oggetti, di situazioni, di personaggi. E il Manzoni non si limita a fare lo storico imparziale, come quando riassume in poche ine la criminale carriera dell'Innominato; al contrario stabilisce fin dall'inizio un suo forte e soggettivo rapporto con la ura di Gertrude; rapporto fatto al tempo stesso di accorata pietà e di raffinata crudeltà.
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