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Tappe principali dell'emancipazione femminile nel mondo:
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Papa Urbano VIII autorizza le suore dell'ordine delle Orsoline e delle Agostiniane a fondare scuole femminili per ovviare 'all'ignoranza delle ragazze e alla corruzione dei costumi'. Negli stessi anni, la lia adottiva di Montaigne, Marie Le Jars de Gournay (1566 - 1645), scrive un Trattato sull'uguaglianza degli uomini e delle donne e uno scritto Lamenti delle dame, che inquadra la sottomessa condizione femminile, anche nei ceti più nobili. |
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In Inghilterra Mary Astell propone la fondazione di una università femminile (poiché alle donne non è permesso frequentare le altre, esclusivo privilegio degli uomini), la proposta però fu bocciata. |
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Sarah Trimmer riesce a fondare delle scuole specializzate di istruzione tecnica, che trovano la loro collocazione alla luce dello sviluppo industriale della Nazione Inglese. |
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In Francia, Olympiè de Gouges prepara la 'Dichiarazione dei diritti delle donne'. |
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Ancora in Francia Marie Reine Guindorf e Désirée Véret fondano il giornale 'La donna libera', redatto esclusivamente da donne. |
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Nasce in Inghilterra il movimento detto delle 'suffragette', perché chiedono che il suffragio, cioè il diritto di voto, sia veramente universale, esteso quindi anche alle donne. |
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Due donne inglesi, dopo aver ottenuto di essere ammesse a frequentare l'Università, conseguono la laurea in medicina. |
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Per la prima volta in Europa, precisamente in Sa, la donna viene ammessa al voto. |
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Nasce in Francia 'l'Unione Donne' per iniziativa di Elisabeth Dimitriev, amica di Marx. E' una specie di camera del lavoro che si propone di raggruppare le donne secondo le categorie lavorative. |
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Viene approvata in Francia una legge che permette alle donne di esercitare la professione di avvocato. |
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Per la prima volta nella storia, una donna, Jean Tardy entra a far parte di un ministero, il Ministero del Lavoro. |
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Viene eletta la prima donna Ministro della Francia: Madame Poins - Chapuis, che assumerà il dicastero della Sanità Pubblica. Nel 1945 le francesi avevano ottenuto finalmente di andare a votare. |
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Valentina Tereskova, russa, è la prima donna astronauta lanciata nello spazio. |
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Indira Gandhi diventa Primo ministro dell'India; il fatto desta grande stupore, mai fino ad allora, una donna aveva ricoperto questo ruolo. |
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Golda Meir, ucraina emigrata negli Stati Uniti dalla Russia nel 1906, e stabilitasi in Palestina nel 1920, diventa Primo Ministro dello Stato di Israele. |
Tappe principali dell'emancipazione femminile in Italia:
In Italia la situazione è diversa. Grazie infatti alla intensa vita culturale che ha da sempre caratterizzato il nostro Paese, si sono verificati in modo sporadico atti di avanguardia che non hanno mutato, tuttavia, nel complesso la visione piuttosto arretrata dei ruoli della donna.
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Lucrezia Cornaro, giovane di vastissima cultura (parla correntemente 6 lingue ed è studiosa di teologia e filosofia), diventa, per incarico della Repubblica di Venezia, la prima professoressa universitaria. |
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La bolognese Anna
Morandi, occupa la cattedra di anatomia all'Università di Firenze. |
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Viene fondato a Varese il primo sindacato femminile che difende i diritti delle tessitrici. |
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Entra in vigore la
prima legge sulla tutela del lavoro femminile e minorile. La prima donna
italiana, la torinese Ernestina Prola, ottiene la patente per la guida
automobilistica. |
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Anno di fondazione dell'Unione Donne di Azione Cattolica (UDACI), che cerca di opporsi alla laicizzazione della scuola e di promuovere la cultura femminile. |
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Sulla scia della Lega Socialista, nata agli inizi del secolo, si costituisce l'Unione Nazionale delle donne socialiste. Da qualche tempo esule in Italia, Anna Michailovna Kuliscioff, a fianco di Filippo Turati, lavora per inserire la donna nella vita politica e affinchè lo Stato riconosca i suoi diritti. Nel 'Primo Congresso delle Donne Italiane', al quale parteciparono tanto le donne cattoliche quanto le socialiste, le ideologie e le mete, però, differiscono troppo fra loro e ciascun gruppo intraprende strade differenti, perseguendo obbiettivi diversi. |
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Nasce la Gioventù Cattolica, destinata a formare le giovani dall'infanzia fino ai 30 anni alla vita religiosa e sociale. |
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Il Fascismo abolisce
tutte le associazioni cattoliche e solo dopo la ferma presa di posizione di
Pio XI, permetterà loro di vivere a condizione che esse abbiano solo
uno scopo religioso. |
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Nascono il Centro
Femminile Italiano (CIF) che si propone di ottenere la ricostruzione della
Patria, devastata dalla guerra e impoverita già precedentemente dalla
politica ambiziosa di Mussolini, attraverso la giusta valorizzazione delle
risorse femminili, e l'Unione Donne Italiane (UDI), progine del Partito Comunista,
che si propone di coinvolgere attivamente le donne nella vita del Paese. |
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Viene emanata la prima legge che garantisce la conservazione del posto di lavoro per la lavoratrice madre. |
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Angela Cingolani, democristiana, è la prima donna sottosegretario d'Italia. |
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E' approvata dal Parlamento, una legge, proposta dalla senatrice Lina Merlin (socialista), in cui si sancisce la chiusura dei bordelli, la legge che aveva lo scopo di eliminare dal Paese la piaga della prostituzione, mostra subito i suoi limiti, infatti la prostituzione dalle famose 'case chiuse', si riversa nelle strade, non diminuendo affatto il giro di affari. |
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Nasce il Corpo di Polizia femminile. |
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Le donne possono intraprendere senza più ostacoli la carriera della magistratura e della diplomazia. |
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Alle casalinghe viene riconosciuto il diritto alla pensione di invalidità e vecchiaia. |
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Entra in vigore il nuovo Diritto di famiglia. |
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Per la prima volta in Italia una donna, la democristiana Tina Anselmi, assume la carica di Ministro di un settore piuttosto difficile: quello del Lavoro. |
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Leonilde Jotti (comunista) è eletta presidente della Camera dei Deputati italiana. La francese Simone Weil , è eletta presidente del Parlamento Europeo. |
Le tappe dell'emancipazione femminile in Italia,
da questo momento in poi, si susseguono una dietro l'altra con un ritmo
incalzante.
Il ruolo della donna, nonostante ci sia ancora tanta strada da percorrere,
è giunto ad avere un pieno riconoscimento in tutte le società
occidentali.
Non dobbiamo dimenticare, però, che molto è stato fatto e che
parecchi obiettivi sono stati raggiunti, grazie soprattutto al lavoro e
all'impegno di molte donne, che hanno contribuito lavorando senza raggiungere
la fama, nell'ombra, con il loro quotidiano impegno, a volte con sacrificio,
affinché ci fosse uguaglianza effettiva e non soltanto a parole fra i sessi.
Globalizzazione: un attacco alle donne.
Per comprendere il perché la globalizzazione vada intesa come guerra alle
donne è necessario innanzitutto interpretare 'politicamente'
tale processo in qualità di strumento utilizzato per scongere la
resistenza dei lavoratori attraverso l'espansione globale del mercato del
lavoro.
Le battaglie delle donne - contro la dipendenza dagli uomini, per il
riconoscimento del lavoro domestico come lavoro vero e proprio, per
l'espansione dei propri mezzi di sussistenza, contro le gerarchie razziali e
sessuali - hanno rappresentato un aspetto cruciale della crisi - ragione per la
quale la donna è stata uno speciale bersaglio della ricostruzione
economica globale.
Non è un caso, infatti, se tutti i programmi associati alla
globalizzazione ( adattamenti strutturali, liberalizzazione del mercato,
distruzione degli assetti economici e delle risorse naturali ) hanno riportato
effetti particolarmente negativi proprio sulle donne. I Programmi di
Adattamento Strutturale (PAS), ad esempio, sebbene promossi come mezzi di
ripresa economica, sono stati per queste estremamente deleteri, in quanto non
c'è quasi nessuna clausola dei PAS che non abbia leso la vita delle
donne, e non le abbia inabilitate a riprodurre sé stesse e le proprie
famiglie. Uno dei principali obiettivi dei PAS consiste nella
'razionalizzazione' dell'agricoltura, ad esempio con la sua
commercializzazione e riorganizzazione sulle basi dell'esportazione. Ciò
si traduce in un' ulteriore conversione di terra coltivabile in lotti in
vendita, e lo sradicamento delle donne che nel mondo sono le principali
coltivatrici dirette ai fini della mera sussistenza.
Anche qui le donne hanno ato il prezzo più caro, non solo
perché tristemente note come le prime ad essere licenziate, ma anche perché un
limitato accesso alle cure mediche e all'educazione dei li può
significare per loro la differenza che intercorre tra la vita dalla morte .
Ciò non vuole necessariamente significare che il lavoro
industriale per il mercato globale non può rappresentare
un'opportunità per una maggiore autonomia, come suggeriscono infatti
alcune scrittrici femministe ( Susan, Joekes 1995). Ma non andrebbe
neppure dimenticato che quando questo è vero, considerati gli
estenuanti orari e le condizioni coercitive, se non pericolose, del lavoro, si
tratta molto spesso di un'autonomia acquistata al caro prezzo di condizioni di
salute precarie, e di una definitiva distruzione delle possibilità per
una donna di avere una famiglia. Quindi, l'idea che lavorare nei Porti
Franchi o nelle maquilas possa costituire una soluzione temporanea
soddisfacente per giovani donne prima del matrimonio si tramuta spesso in una
crudele illusione, in quanto non solo la maggior parte di esse
trascorrerà il resto dei propri giorni relegate in vere
fabbriche-prigioni, ma anche quelle che rinunceranno, scopriranno presto che i
loro corpi avranno già subito danni irreparabili.Emblematico il caso
delle giovani che lavoravano nell'industria floreale in Kenya o Colombia, che
dopo anni, o addirittura mesi, diventano cieche o contraggono malattie
mortali in seguito all'esposizione costante ai suffumigi e ai pesticidi
velenosi.
L'ennesima manifestazione di questa guerra intrapresa dalle agenzie
internazionali ai danni delle donne s'incarna nel fatto che in tutto il
mondo, molte di esse sono costrette ad emigrare .
Sta di fatto che una vasta popolazione di donne provenienti dall'Europa
orientale, dalla Russia, dal Messico, dai Carabi, così come dalle
Filippine, può sopravvivere solo cessando si vivere con le proprie
famiglie e collaborare alla perpetuazione di queste ultime, per andare
invece a riprodursi in altri paesi, spesso in condizioni di illegalità
ed estrema vulnerabilità all'abuso.
Persino nel 'Nord', la globalizzazione ha devastato l'economia
politica nella vita delle donne. L'aumento ( sempre negli Stati Uniti, in
teoria l'esempio più spettacolare e riuscito del neo-liberismo ) del
numero di donne impegnate in più di un lavoro testimonia lo
smantellamento dello Stato assistenziale negli Stati Uniti - che colpisce
soprattutto le madri con li a carico (Abramovitz 1996). Lo testimoniano
anche l'assoluto impoverimento delle famiglie portate avanti unicamente da
donne, lo scarto costantemente in aumento tra i salari percepiti dagli uomini
rispetto a quelli delle donne, e la politica d'incarceramento di massa
coerentemente annesso al ripristino della tipologia economica della piantagione
persino nel corso di una piena industrializzazione
Le rivendicazioni delle donne e il Movimento Femminista Internazionale.
La risposta immediata è che le
femministe dovrebbero non solo richiedere la totale cancellazione del debito
del Terzo Mondo e l'abolizione della Banca Mondiale e del FMI, ma dovrebbero
inoltre sostenere un'ampia politica di riparazioni, restituendo alle
comunità devastate dalla 'ricostruzione' le risorse di cui
sono state private. A lunga scadenza, se quanto detto finora è vero,
si potranno dunque trarre le relative conclusioni.
Tra esse, la prima sarebbe che le donne non potranno aspettarsi alcun tipo
di miglioramento, tanto meno la propria liberazione, dal capitalismo. Questo
perché le politiche delle ultime due decadi hanno senza alcun dubbio dimostrato
che il sistema capitalistico non è affatto compatibile con la
soddisfazione dei nostri bisogni.
1. Poiché i rapporti più saldi sono intrattenuti proprio dalle madri
con i li,le famiglie, e le comunità, le donne sono le
principali deputate alla gestione dei rapporti sociali al di fuori di quelli
gestiti dal mercato, e a sfidare la globalizzazione (8).
Un esempio-chiave qui sono le Madres de la Plaza de Mayo, in Argentina, le
quali, per difendere i loro bambini, hanno sfidato uno dei più repressivi
regimi dei nostri tempi, arrivando a svelare il segreto dei piani di sterminio
della junta, nonostante la mancanza d'esperienza politica, in tempi in cui
nessun altro nel paese avrebbe osato compiere una sola mossa
Un caso simile è rappresentato dalle donne cilene che, poco dopo il
colpo di stato militare del 1973 e l'applicazione della 'terapia
d'urto' al paese ( modello per tutti i successivi PAS ) si organizzarono
per assicurare cibo alle proprie famiglie costituendo cucine sociali, e prendendo
coscienza, lungo il processo, dei loro bisogni e della loro forza in
qualità di donne ( Fisher 1993: 17-44; 177-200 ). Ancora oggi, sono le
donne che provvedono alle principali risorse di resistenza all'impoverimento,
non solo tramite duro lavoro e attivismo politico, ma anche ( come già
affrontato sopra ) emigrando.
2. Come ogni altra forma di autodeterminazione, la liberazione della donna
richiede condizioni materiali specifiche, di cui la prima è il controllo
sui mezzi basilari di riproduzione e sussistenza.
tale principio non è valido
soltanto per le donne del Terzo Mondo- protagoniste incontrastate della
lotta per la riappropriazione delle terre usurpate dai grandi proprietari
terrieri (Alvarado 1987) ma anche per le donne dei paesi industrializzati.
NOTE:
(1) Nell'Africa sud-sahariana, tra il 1980 e il 1985, la
disoccupazione femminile cresceva del 10% ogni anno; in altri paesi il tasso di
disoccupazione per le giovani donne al di sotto dei 20 anni si aggirava intorno
al 44%, mentre era del 22% per gli uomini ( Jackson 1992: 38). In
Nigeria, 75.000 donne muoiono ogni anno per cause collegate alla gravidanza
(ibidem 139 )- una donna ogni sette minuti. In tutte le aree 'in via
di sviluppo' tra il 1983 e il 1988-prima fase della ricostruzione
strutturale- le morti puerperali sono lievitate dalle 500.000 alle 509.000 all'anno
.
(3) Si vedano, ad esempio, le rivendicazioni delle madri per lo Stato sociale
negli USA negli anni '60, che hanno rappresentato il primo terreno di negoziati
tra le donne e lo stato sul piano della riproduzione. Con tali battaglie le
donne del Soccorso alle Famiglie con Bambini a Carico furono capaci di
tramutare lo stato sociale nei primi 'salari per il lavoro
domestico'. Si veda l'Organizzazione della Contea del Milwaukee per i
diritti dello stato sociale ( 1972 ).
(4) Per le rivendicazioni delle donne contro la deforestazione e la
commercializzazione della natura, si vedano ( tra gli altri ) Kumar ( 1993:
183-l86 ); Shiva ed. ( 1994 ); Matsui ( 1999:pp. 87-90 ).
(5) Per un resoconto sulle modalità in cui la Banca Mondiale ha
accresciuto la propria 'attenzione al genere' come risultante delle
polemiche sollevate delle ONG si veda Murphy ( 1995 ).
(6 ) Il traffico di donne è portato avanti con la complicità, se
non l'istigazione, della Banca Mondiale che preme sulle cosiddette
'nazioni debitrici' a are il proprio debito ad ogni costo. Paesi
come la Tailandia e le Filippine hanno appunto risposto a tale appello
promovendo il turismo del sesso e, secondo le nostre conoscenze, la Banca
Nazionale non ha mai protestato ( Mies 1986: 140-l41; Gabriela 1996; Walden
Bello e altri 1998 ).
( 7) Le persone internamente emigrate tra il 1985 e il 1996 sono raddoppiate,
passando infatti dai 10 ai 20 milioni ( Cohen e Deng 1998: 32 ); per questa
problematica si veda inoltre Macrae e Zwi (1994 ).
( 8) Secondo le nostre conoscenze non è ancora stato fatto uno studio
che misuri il differenziale tra uomo e donna in rapporto alle cure familiari.
Ciò di cui si è al momento in possesso è un'estesa letteratura
esperienziale per ogni paese che testimonia il fatto che sono le donne che
si occupano dei bambini e gli anziani, persino nei casi dell'impoverimento
più brutale, laddove i partner maschili sembrerebbero più
propensi a disertare le famiglie, bersi tutti i salari, persino di fronte
ai bisogni pù impellenti, e, in cima a tutto ciò, a scaricare le
proprie frustrazioni sulle loro comne con l'abuso fisico. Un fatto
interessante documentato dall'ONU è che in molti paesi, inclusi
Kenya, Ghana, Filippine, Brasile e Guatemala, sebbene i salari delle donne
siano decisamente più bassi di quelli degli uomini, sono delle famiglie
a conduzione prevalentemente matriarcale.
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