Tema :
"Resistenza e memoria per difendere la democrazia"
In Italia, dopo la caduta del Fascismo,
si formarono bande partigiane che ebbero inizialmente un carattere locale, ma
poi si trasformarono in un grande
movimento di massa che dette vita alla Resistenza. Operarono nelle formazioni
dei partigiani circa duecentomila uomini di diversa provenienza sociale e
politica: operai, studenti, contadini, intellettuali, ex soldati, ex ufficiali
ma anche antifascisti tornati dall'esilio. Tutte persone accomunate dall'unico
obbiettivo di liberare l'Italia dall'oppressione nazifascista. Intanto si
ricostituirono i partiti politici (Partito d'Azione, Partito Comunista, Partito
Socialista, Liberali, Democrazia Cristiana, Partito Democratico del Lavoro)
disciolti dal fascismo, ma che avevano continuato a operare in
clandestinità. Tutti questi partiti parteciparono alla resistenza e
costituirono i Comitati di Liberazione che facevano capo ad un Comitato di
Liberazione Nazionale con sede a Roma e a un Comitato di Liberazione Alta
Italia con sede a Milano. I partigiani si opponevano ai nazifascisti con
sabotaggi, occupavano zone di territorio e partecipavano ad azioni di guerra
utilizzando armi sottratte ai nemici o fornite dagli alleati. Agivano nelle
città occupate e nelle camne con azioni rapide ed efficaci. I
partigiani erano inoltre sostenuti da tutti gli Italiani. Basti pensare che nel
Nord Italia molti giovani chiamati alle armi dalla Repubblica di Salò
preferivano disertare, darsi alla clandestinità e far parte delle
formazioni partigiane. Infatti la Resistenza era l'unica guerra sentita dagli
Italiani che aiutando i partigiani contribuivano a recuperare quella
libertà che era stata sottratta con l'avento del Fascismo. Le più forti formazioni
partigiane erano le "Garibaldi", controllate dai comunisti, che agivano in
collegamento con i reparti di "Giustizia e Libertà"(Partito d'Azione) e
"Matteotti"(Socialisti). Altre formazioni minori raccoglievano monarchici,
liberali e "democristiani", che rappresentavano la continuità con il
vecchio Partito Popolare fondato da Don Luigi Sturzo. Le forti divergenze
ideologiche che caratterizzavano le formazioni partigiane non impedirono
tuttavia che ci fosse unità nella
lotta armata contro il nazifascismo. Nel 1944 le organizzazioni partigiane
furono messe sotto un unico comando: Corpo Volontari della Libertà, che
agiva in stretto collegamento con il Comitato di Liberazione Nazionale. La
lotta dei partigiani durò circa due anni (dal settembre del 1943
all'aprile del 1945) e costò la morte di 70.000 individui. I risultai
che si ottennero furono importanti, i nazifascisti venivano tenuti
costantemente sulla difensiva e questo li fece sentire presto isolati. Alle
azioni dei partigiani i nazifascisti risposero con azioni crudeli, da ricordare
nomi quali le "Fosse Ardeatine" dove vennero massacrati 335 ostaggi e
"Marzabotto" dove i nazifascisti uccisero 2000 persone in fuga. Una volta
trascorso il durissimo inverno 1944-45, la Resistenza diede un contributo
determinante per la liberazione del Nord Italia nella Primavera del 1945.
Decisiva fu l'insurrezione nazionale del "25 aprile 1945". Mentre gli alleati
invadevano la valle del Po', i partigiani lanciarono un'attacco contro i
nazifascisti. I tedeschi fuggirono e cadde la Repubblica di Salò.
Mussolini venne catturato dai partigiani mentre cercava di fuggire e poi
fucilato il 28 aprile del 1945. Bisogna ricordare il sacrificio dei partigiani
perché oggi grazie a loro e all'aiuto degli alleati viviamo in un paese dove
regnano la democrazia e la libertà.