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La giovinezza e gli anni della formazione
Ugo Foscolo nasce il 6 febbraio 1778 a Zante, un'isola dello Ionio allora
appartenente alla Repubblica Veneta, oggi in territorio greco. In realtà
il nome impostogli con il battesimo è Nicolò; ma a partire dal
'97 egli volle usare il nome Ugo. Il padre, Andrea, è un medico
veneziano; la madre, Diamantina Spathis, è invece greca e di religione
ortodossa. Tanto la nascita in un'isola legata alla cultura greca, quanto la
nazionalità della madre avranno un certo rilievo nell'amore foscoliano
per il mondo classico.Nell'estate del 1785 Ugo, con la madre e due fratelli
più piccoli, raggiunge a Spalato (in Dalmazia) il padre, che vi si
è trasferito l'anno precedente. Qui Ugo prosegue gli studi, già
intrapresi a Zante.
Nell'ottobre dell'88 muore il padre.
Ugo è affidato a una zia di Zante, e solo nel '93 può
ricongiungersi alla madre, che si è trasferita a Venezia.
Foscolo è
un adolescente precoce e originale. Alla lingua materna, il greco moderno, egli aggiunge
presto un possesso profondo dell'italiano e delle grandi lingue classiche, il
latino e il greco. Negli anni veneziani si sviluppa l'amore per la letteratura,
e dalle letture accanite di classici e di moderni nascono le prime prove
poetiche, di forme e generi vari: odi e canzonette arcadiche e pariniane, inni, poemetti, elegie
suggestionate dalla poesia sepolcrale inglese e da Monti, una tragedia sul
modello di Alfieri (Tieste, compiuto nel 1795 ma rappresentato con
successo due anni dopo). Essenziale è anche l'attività di traduttore,
che mostra la varietà di interessi e la ricerca espressiva del poeta.
Accanto a versioni poetiche, se ne segnalano anche alcune importanti in prosa, per esempio da Tacito e da Rousseau (Il contratto sociale).Neglianni veneziani Foscolo ha modo di farsi apprezzare presso i più prestigiosi ambienti letterari: dotato di una carica passionale seducente e accattivante, è ammesso nel salotto di Isabella Teotochi, moglie del conte Albrizzi, della quale Ugo diviene l'amante. Grazie a lei, conosce Cesarotti, Pindemonte e altri intellettuali in vista.
L'impegno a favore della Francia
rivoluzionaria e la delusione di Campoformio
La prima discesa di
Napoleone in Italia ('96) accende l'entusiasmo politico di Foscolo, che si
impegna per la causa della Francia rivoluzionaria. Sospettato per le sue
posizioni dal governo oligarchico di Venezia, deve lasciare la città. Quando nel '97 i
francesi entrano a Venezia, il poeta si arruola fra i cacciatori a cavallo della
nuova Repubblica Cispadana con il grado di tenente. Si coinvolge generosamente
nelle nuove strutture istituzionali preposte alla riforma dello Stato,
redigendo i verbali delle riunioni delle Società d'istruzione pubblica. Il 17 ottobre,
però, Venezia è ceduta da Napoleone all'Austria con il Trattato
di Campoformio. È la grande delusione politica della vita di Foscolo, le cui
posizioni ideologico-politiche piegano sempre più decisamente
verso il pessimismo.
Tra l'Italia e la Francia
Si sposta a Milano, nella Repubblica Cisalpina. Qui risiede per alcuni mesi, inframmezzati da
viaggi a Bologna e in altre città. Collabora al «Monitore italiano» e ad
altri periodici, dando alle stampe vari scritti, tra cui una difesa di Vincenzo
Monti, con il quale ha stretto intanto amicizia. Alla fine del '98,
inizia a Bologna la stampa delle Ultime lettere di Jacopo Ortis.
Al principio del '99 si arruola in qualità di volontario nella Guardia Nazionale per partecipare alla difesa della Repubblica Cisalpina. Ferito da un colpo di baionetta, trascorre la convalescenza sotto il falso nome di Lorenzo Alighieri, ed è catturato nel corso di una avventurosa fuga d'amore come sospetta spia dell'Austria. Liberato dai francesi, partecipa agli scontri della Trebbia e di Novi, riparando infine in Genova assediata. È l'estate; e a Bologna viene intanto ripubblicato l'Ortis, lasciato incompiuto da Foscolo, rimaneggiato e concluso da altri. Mentre riprende l'attività militare, che gli procura il grado di capitano aggiunto ma anche una nuova ferita a un ginocchio per una sciabolata, viene pubblicata l'ode A Luigia Pallavicini caduta da cavallo. Torna intanto a Milano; ma dopo la vittoria francese a Marengo (nel giugno del 1800) si apre un periodo di continue missioni militari in Toscana. A Milano stabilisce invece una breve ma intensa relazione con Antonietta Fagnani, moglie del conte Arese, per la quale scrive l'ode All'amica risanata. Negli ultimi giorni del 1801 esce a Milano il primo volume delle Ultime lettere di Jacopo Ortis, la cui edizione definitiva verrà stampata l'anno seguente, in tiratura di 1.600 copie rapidamente esaurita. Intanto è morto a Venezia il fratello Gian Dionisio (Giovanni), forse suicida.
Tra il 1802 e il 1803, Foscolo pubblica varie edizioni delle poesie, la cui ultima (e definitiva) comprende dodici sonetti e le due odi; dà anche alle stampe la traduzione della Chioma di Berenice (la versione latina di Catullo dal greco Callimaco). L'edizione definitiva delle Poesie è del 1803.
Dal 1804 ai primi mesi del 1806 è nella Francia del Nord con il contingente italiano. Qui ha una relazione con la profuga inglese Sophia Hamilton, detta Fanny, dalla quale ha la lia Mary, che conoscerà molti anni dopo e che lo assisterà nell'ultimo difficile periodo, chiamata dal poeta con il nome Floriana. In Francia traduce il Sentimental Journey di Sterne e scrive la Notizia intorno a Didimo Chierico, nella quale offre un autoritratto distaccato e ironico, diverso ma complementare rispetto a quello appassionato dell'Ortis.
Il ritorno in Italia
Tornando in Italia, nel marzo del 1806, conosce a Parigi Manzoni, che lo accoglie
freddamente. Nell'estate incontra Pindemonte, al quale dedica il poemetto Dei
sepolcri, compiuto nel settembre e stampato al principio del 1807, seguito
dall'Esperimento di traduzione della Iliade di Omero. Intanto riceve
svariati incarichi militari e di rilevamento topografico.
Nel marzo del 1808 è nominato professore di eloquenza latina e italiana presso l'Università di Pavia; ma la cattedra viene presto soppressa, e Foscolo perde l'incarico dopo solo un anno. Vive spostandosi frequentemente ed intreccia altre relazioni amorose. L'atteggiamento franco e risoluto, quando non spavaldo e litigioso, verso i francesi e verso i letterati più affermati gli procura un numero sempre maggiore di nemici, ai quali si aggiunge anche Monti, la cui amicizia con Foscolo si spezza definitivamente attorno al '10. Foscolo passa da una polemica all'altra, alternando i toni della satira a quelli delle accuse dirette. Alla crisi dei rapporti con l'ambiente intellettuale milanese si aggiunge la censura dell'Ajace, la nuova tragedia foscoliana rappresentata nel 1811 alla Scala. In essa vengono ravvisati riferimenti polemici a Napoleone e il governo francese decreta la soppressione delle repliche. Ciò segna la rottura definitiva tra il poeta e il potere napoleonico, già da alcuni anni guardato con sospetto e distacco.
Dopo vari spostamenti tra Venezia e Milano, nell'estate del '12 il poeta prende dimora a Firenze, dove resta fino alla fine dell'anno seguente. Qui si coinvolge in altri amori; particolarmente importante quello per Quirina Mocenni, la «donna gentile» (come la chiama Foscolo) che gli resterà legata per tutta la vita, soccorrendolo ancora negli ultimi difficili anni. A Firenze conosce la contessa d'Albany, già moglie di Alfieri. Presso un editore pisano pubblica la traduzione del Viaggio sentimentale di Sterne e la Notizia intorno a Didimo Chierico. Scrive una terza tragedia, Ricciarda, la cui prima ha luogo a Bologna il 17 settembre del '13. In una villa sui colli di Bellosguardo, nei pressi di Firenze, lavora al poema Le Grazie
L'esilio e la morte Dopo la sconfitta di Napoleone a Lipsia, nell'ottobre, il Regno Italico è sull'orlo della caduta. Foscolo riassume il proprio posto nell'esercito. È coinvolto nella sollevazione di Milano (aprile '14); ha contatti con gli inglesi e con congiurati per salvare al Regno l'indipendenza dall'Austria. Ma infine, prevalendo gli austriaci, rifiuta di giurare fedeltà, da ufficiale, al nuovo potere e fugge in esilio (30 marzo '15).
Le prime tappe dell'esilio di Foscolo toccano la Svizzera, sfiorano la Germania; ma infine si dirigono verso l'Inghilterra, per la quale si imbarca nel settembre del '16. Durante il periodo svizzero, ha dovuto far ricorso agli aiuti economici di Quirina Mocenni, che ha acquistato la biblioteca del poeta. In Inghilterra si apre l'ultima fase dell'esistenza foscoliana, segnata da incalzante miseria e da frustrazioni e amarezze. È un decennio duro, che finisce con il compromettere la già provata salute di Foscolo, accorciandone la vita. Durante l'esilio inglese, vengono in luce i due aspetti della personalità foscoliana: l'alacrità nel lavoro (per giornali, riviste, edizioni divulgative; accanto a lezioni private), la dignità nella vita, il rispetto dei propri ideali, da un lato; la ricerca di lusso e la prodigalità, il temperamento polemico, la passionalità incoercibile e rovinosa, dall'altro.
Dal settembre del '16 Foscolo fissa definitivamente la propria residenza a Londra, dalla quale si allontanerà di poco, per sfuggire all'assalto dei creditori. Le amarezze di questi anni sono accresciute dall'amore infelice per la giovane Carolina Russel, conosciuta alla fine del '18. Lo assistono nella crescente miseria la lia Floriana e il soccorso dei pochi amici rimasti. Pare incredibile che in condizioni così precarie e umilianti, Foscolo riuscisse a produrre una gran quantità di scritti: soprattutto collaborazioni a riviste, con saggi sui maggiori autori della letteratura italiana: Dante, Petrarca, Boccaccio, Ariosto, Tasso ecc. È con essi che prende di fatto avvio la nostra moderna critica letteraria. Lavora anche alle Lettere dall'Inghilterra e dà gli ultimi ritocchi all'Ortis, dedicandosi anche, ma senza avvicinarsi alla conclusione, alle Grazie Tra il '25 e il '26, completa invece la Lettera apologetica (un'appassionata difesa della propria coerenza politica), che uscirà postuma nel '44 a cura di Giuseppe Mazzini.
Particolarmente miserevoli sono gli ultimi due o tre anni, anche per l'aggravarsi delle condizioni di salute Infine, prostrato dalla sofferenza epatica e renale, il poeta muore di idropisia il 10 settembre 1827.
L'ideologia e la poetica Dall'Illuminismo Foscolo deriva una visione laica e immanente della storia e della società, nonché una solida prospettiva materialistica. Ma dall'Illuminismo Foscolo si rivela poi assai distante nella concezione dell'intellettuale e del sapere. Gli illuministi rinnegano la visione tradizionale dell'intellettuale come letterato, facendone uno "scienziato" al servizio della società attraverso le proprie competenze specifiche; Foscolo, al contrario, conferma la subalternità del pensiero scientifico rispetto alla poesia e all'arte, e vede nell'intellettuale non un operatore sociale ma una coscienza collettiva (il giovane Foscolo è d'altra parte un seguace di Rousseau, che assegnava alla natura primitiva il valore più alto, e non all'intervento tecnico o scientifico della civiltà).
Nel rifiuto dei miti illuministici del progresso e della scienza, e nel primato assegnato alla forma artistica, Foscolo è l'erede di Parini nella rappresentazione tragica dei conflitti sociali, di Alfieri nel riconoscimento di una funzione sociale alla poesia, di Vico. D'altra parte non è assente l'influsso della riflessione politica di Machiavelli, considerata quale denuncia della natura inevitabilmente ferina dei rapporti sociali e del carattere comunque oppressivo del potere.
La valorizzazione della poesia si
inserisce dunque all'interno di una concezione pessimistica della storia e
della società. Né la poesia può avere la forza di riscattarne la
fatale negatività. Foscolo si accontenta perciò di attribuire
alla poesia la gestione eroica dei grandi valori della civiltà, la cui
incarnazione storica non cancella l'iniquità dei rapporti sociali ma al
massimo le si sovrappone e la giustifica. La divisione della società in
padroni e servi è data per incancellabile; ma alla civiltà spetta
di qualificare il dominio dei primi in nome di valori nobili, in nome di una
virtù che assuma la funzione della verità (sia pure di una
verità storicamente determinata). La poesia deve essere l'interprete di
questi valori e la forza capace di renderli, da parziali, universali;
cioè, in qualche modo, la forza capace di trasformare la verità espressa
dalla classe dominante in verità valida anche per le classi a essa
soggette. È all'interno di questa concezione che va collocato anche un
concetto come quello di patria, intesa come comunità nazionale futura.
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