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Ugo Foscolo
Vita
Niccolò Foscolo (Ugo fu un nome
assunto più tardi dal poeta) nacque, da padre italiano e madre greca,
nel
Foscolo Traduttore
In Foscolo, il rapporto con la cultura classica e greca si concretizza nell'attività di traduttore. Tale attività ha prodotto pochi risultati compiuti e organici per un particolare atteggiamento del poeta nei confronti degli originali.
Da un lato egli mira a restituire con scrupolo filologico la verità espressiva. Dall'altra parte, traducendo è necessario rivivere nella propria lingua, nella propria cultura e nella propria personalità le coordinate artistiche del testo originale.
Un altro ostacolo alla compiutezza delle traduzioni consiste nella tendenza foscoliana di assumere intimamente il testo da tradurre: tradurre non significa svolgere un mestiere per gli editori e per il pubblico, ma innanzitutto assumere e rivivere per sé la ricchezza dell'originale, nutrendosene.
Proprio alla sua traduzione dell'Iliade, che porta avanti per tutta la vita, gli studiosi si sono affidati per distinguere i diversi momenti, romantici, neoclassici e illuministici, che attraversa Foscolo.
Caratteristiche
Nella formazione di Foscolo convengono le componenti tipiche della cultura del suo tempo: la cultura classica, le moderne sollecitazioni preromantiche e l'illuminismo settecentesco.
Per quanto riguarda le idee, tra gli illuministi subì in un primo tempo l'influenza di Rousseau, che gli suggerì concezioni egualitarie e democratiche, che negli anni giovanili lo spinsero ad abbracciare posizioni giacobine. La visione rousseauniana della società si fondava sul presupposto dell'originaria bontà dell'uomo, corrottasi con la nascita della civiltà. Più tardi se ne staccò abbracciando concezioni più pessimistiche come quelle di Hobbes o Macchiavelli, che lo inducevano a credere nell'originaria malvagità dell'uomo in cui la società appare come una guerra contro tutti in cui trionfa la legge del più forte. A questo pessimismo contribuisce poi un'altra componente filosofica tipica del 700, il materialismo, con l'apporto però anche dei pensatori classici (Epicureo, Democrito e Lucrezio). Il Materialismo ritiene che tutta la realtà sia materia ed esclude quindi lo spirito. Da ciò ne deriva la negazione del trascendente e della sopravvivenza dell'anima dopo la morte. La morte quindi segna l'annullamento dell'individuo. Tutto ciò può facilmente generare indifferenza e passività, la visione attiva ed eroica della vita che è propria di Foscolo lo induce a cercare alternative, anche se non riuscirà mai a superare teoricamente le concezioni materialistiche e meccanicistiche.
Per quanto riguarda invece le influenze romantiche, si riscontrano nell'importanza che da al sentimento e all'amore, alla malinconia e al tema dell'eroe bello di fame e di sventura, all'inquietudine e alla nostalgia per la morte. Inoltre gli amori appassionati e infelici, l'ideale patriottico, l'esilio e la sua morte tragica lo avvicinano alla ura dell'eroe romantico (solitario e passionale).
Mentre lo avvicinano al Neoclassicismo la sua terra d'origine e il legame con Monti (che scrive con riferimenti classici).
Un valore alternativo proposto da Foscolo è la bellezza, di cui sono custodi la letteratura e le arti. Esse hanno il compito di depurare l'animo dell'uomo dalle passioni e di consolarlo dalle sofferenze e dalle angosce del vivere: rasserenando e purificando l'animo dell'uomo lo rendono più umano allontanandolo dalla primitiva condizione di ferocia che permane in lui, esse hanno quindi un'inestimabile funzione civilizzatrice. Ad essa contribuisce anche il compito di tramandare le memorie, in cui consiste l'anima di un popolo. Questo compito assume un'ulteriore funzione per gli artisti in quanto tramandando ai posteri le proprie memorie, collegate alle loro opere, ricevono una sorta di immortalità.
Foscolo, dal punto di vista linguistico, canta gli eroi in una maniera sublime ed aulica, utilizzando uno stile tragico. Per questo, a causa della sua adesione al vero e alla concretezza, critica il linguaggio usato dai romantici.
Ultime Lettere di Jacopo Ortis
La prima opera importante di Foscolo fu un romanzo, Ultime lettere di Jacopo Ortis.
1796 -> piano di studi: Lara, Lettere
1798 -> prima stampa incompleta a Bologna (fino alla lettera 45)
1799 -> L'editore affida a Sassoli la conclusione dell'opera
1802 -> Prima Edizione romanzo ripreso e modificato da Foscolo
1816 -> ristampa a Zurigo
1817 -> Ultima edizione a Londra con ritocchi e aggiunte
Il primo cenno di un probabile progetto di
romanzo da parte del Foscolo è contenuto in un Piano di studi del 1796,
dove si parla di "Laura, Lettere", libro del quale non è rimasta
traccia. Una prima redazione dell'Ortis fu parzialmente stampata a Bologna nel
1798, la quale, rimasta incompiuta in seguito alla partenza del Foscolo dalla
città, venne fatta concludere dallo scrittore bolognese Angelo Sassoli.
La prima redazione dell'Ortis, ripreso e terminato dal Foscolo, venne
pubblicata nel
Differenze con Werther
Linguaggio: il Werther è scritto in maniera colloquiale; l'Ortis tende al sublime e all'aulico
Piano sociale: Nel Werther la vicenda privata rappresenta il dramma sociale (prerivoluzionario); Nel Ortis oltre al dramma sociale e privato si riscontra quello politico, in quanto Jacopo non trova un tessuto sociale nel quale inserirsi (postrivoluzionario)
Ricerca di valori positivi : Nel Werther ciò è assente; Nell'Ortis questi valori si ricercano nella tradizione -> pessimismo della ragione ma ottimismo della volontà, volontà di crearsi delle alternative.
ura femminile: Teresa si sacrifica per il padre (≠ Werther)
Rifugio Causato da: Nel Werther un amore spiacevole; Nell'Ortis dalle persecuzioni contro i giacobini
Analogie con Werther
Genere: romanzo epistolare svolto attraverso lettere del narratore e con interventi del fittizio editore delle lettere
Intreccio: giovane che si suicida per amore di una donna già destinata a sposare un altro.
Brano studiato
Sin dalla prima ina la morte appare l'unica alternativa di fronte a una soluzione politica senza via d'uscita. Morte vista in un senso positivo come una forma di sopravvivenza sia pur illusoria: l'eroe sarà compianto dai <<pochi uomini buoni>>. La morte rappresenta inoltre il ricongiungimento con la terra dei padri, l'unico posto in cui sfuggire alla situazione precaria di torvarsi senza patria. Da un lato troviamo quindi il nichilismo disperato dall'altro il recupero di valori positivi attraverso l'illusione.
Ambivalenza dei personaggi
Il sistema dei ruoli rivestiti dai personaggi dell'Ortis si sviluppa su due piani: quello privato, sentimentale e quello pubblico, politico.
Piano Privato -> Eroe: Jacopo Ortis; Oggetto del desiderio: Teresa; Antagonista: Padre di Teresa e Odoardo
Piano Pubblico -> Eroe: Jacopo
Ortis; Oggetto del desiderio:
I due conflitti hanno una radice comune in quanto Jacopo non può avere la donna che desidera perché non possiede una patria, rapporto di causa-effetto. Il matrimonio, forma d'integrazione perfetta, non è possibile poiché non vi è una patria o organismo politico e sociale in cui il giovane possa trovare il proprio ruolo.
L'eroe
Nell' Ultime lettere di Jacopo Ortis troviamo il prototipo dell'eroe romantico che soffre e si comporta secondo criteri sentimentali. L'eroe romantico è la novità letteraria dell'800, si contrappone all'eroe classico che combatte per la religione.
L'eroe e la società sono collocati su due piani diversi: la società agisce secondo il criterio dell'utile mentre Ortis secondo quello sentimentale. Jacopo, come Foscolo, subisce la delusione storica dovuta al fallimento degli ideali di patria, di eroismo, di virtù e di amore. Il suicidio rappresenta la protesta di chi con la morte reagisce ad ogni forma di dittatura e alla realtà ostile; non è quindi un gesto di rinuncia e di resa di fronte alle avversità, ma un gesto dimostrativo.
Il suicidio non è provocato solo dalla delusione d'amore, ma anche dalla delusione politica susseguente all'abbandono di Venezia agli austriaci. Ortis è pessimista sulla natura umana e sulla società in genere. Antagonisti dell'eroe-Ortis sono due ure autoritarie, dalle caratteristiche ambivalenti, ottimi e crudeli, che il protagonista non può interamente odiare. Solidale è invece la madre, confinata in un ruolo inattivo, che trattiene a lungo il protagonista dal suicidio. L'impossibilità di agire conduce Ortis a rivolgere l'azione contro se stesso, il suicidio.
Nel sonetto A Zacinto esprime il nuovo concetto romantico dell'eroe, grande per la forza e la dignità con cui sa sopportare le ingiurie della sventura, gli oltraggi della vita: la condanna al finito, che si oppone allo slancio infinito dell'io. Nasce la poesia dei 'vinti' soccombenti e tuttavia superiori al destino. La sensibilità è quindi romantica: parla di una vicenda dolorosa, Foscolo definisce se stesso in relazione e contrapposizione con Ulisse. Dal paragone emerge l'eroe romantico che ha il fato avverso e l'eroe classico che ha il destino amico. Omero cantò l'esilio di Ulisse e il suo ritorno, Foscolo canta invece il suo esilio e il suo non ritorno.
Sonetti
I sonetti sono la composizione più vicina alla materia autobiografica e alla passionalità dell'Ortis. Per la maggior parte sono caratterizzati da un forte impulso soggettivo, con fitte reminescenze di altri poeti tra cui tetrarca e i poeti latini. Sono ripresi inoltre i temi dell'Ortis: ura dell'eroe sventurato, il conflitto con il "reo tempo" e il "nulla eterno" come unica alternativa., il rapporto con la terra "materna". Rie dunque il motivo nichilistico dell'Ortis, ma anche la ricerca di valori positivi .
Alla Sera
Forse perché della fatal
quiete fatal quiete
tu sei l'immago
a me sì cara vieni
o Sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni,
e quando dal nevoso aere inquiete
tenebre e lunghe all'universo meni
sempre scendi invocata, e le
secrete
vie del mio cor soavemente tieni.
Vagar mi fai co'
miei pensier su l'orme
che vanno al nulla eterno; e
intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme
delle cure onde meco egli si
strugge;
e mentre io guardo la tua pace,
dorme
quello spirto guerrier ch'entro mi
rugge
Forse
perché tu sei l'immagine della morte, a me giungi cosi gradita, e sia quando
sei seguita dalle nuvole e dai venti sereni sia quando dal nevoso cielo che
porta neve e conduci sulla terra notti lunghe e burrascose, e occupi le vie
più segrete del mio animo, placandolo dolcemente.
Mi spingi a pensare alla via della morte e intanto se ne va via quest'
età malvagia, e insieme al tempo che se ne và se ne vanno anche
le preoccupazioni.
E mentre guardo la tua immagine di pace, dentro di me dorme la voglia di
combattere che è dentro di me e mi invita a lottare e mi da tanta
angoscia.
Composto tra 1802-l803, è diviso in due parti, che corrispondono alle due quartine e alle due terzine. La prima parte è soprattutto descrittiva, descrive lo stato d'animo dinanzi alla sera, colto in due momenti differenti, ma egualmente carichi di significato: l'imbrunire di una bella giornata estiva e lo scendere delle tenebre in una nebbiosa serata invernale.
La seconda parte è più dinamica e l'autore vi colloca il nucleo centrale del sonetto, il "nulla eterno". Secondo questo processo la sera, immagine della morte, ha un'efficacia liberatoria, perché cancella le sofferenze e i conflitti. Qui il nulla eterno e la pace della sera, si oppongono al "reo tempo" e allo "spirito guerrier" del poeta. Con questo legame Foscolo sottolinea come il tormento e l'irrequietudine dell'autore siano connessi al particolare momento storico. Anche i verbi "dorme" e "fugge" presentano analogie e sono posti in posizione di rilievo a fine verso e sono legati ai soggetti per enjambement. Foscolo utilizza una perfetta simmetria riscontrabile nella costruzione delle terzine che hanno un elemento positivo, un verbo di trasformazione e un elemento negativo annullato. Le due quartine hanno andamento lento e statico mentre le terzine sono dinamiche. Come già espresso nell'Ortis, Foscolo ripropone lo scontro dell'eroe generoso ed appassionato contro una realtà storica assai negativa, che crea irrequietudine e rivolte. Anche in questo sonetto l'unico strumento per sfuggire a tanta infelicità è la morte, intesa come annullamento totale.
nulla eterno vs reo tempo
pace della sera vs spirito guerrier
Elemento positivo: nulla eterno pace
Verbo di trasformazione: fugge dorme
Elemento negativo annullato: reo tempo spirito guerrier
Nulla
Il termine deriva dal latino nulla res "nessuna cosa" che in filosofia indica il "non essere" immaginato come vuoto e assenza. Il termine italiano si traduce con il latino nihil corrispondente al greco mé on "non essere" parmenideo.
Il pensiero neoplatonico trasporta il termine in una teologia negativa ovvero attribuendo a Dio il nulla eterno, ovvero nessuna delle cose finite, per esprimere enfaticamente la sua superiorità.
In senso materialista: cessazione totale dell'essere
In senso metafisico: si intende il divino o l'essere privo di determinazioni che ne è all'origine
A Zacinto
Né
più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell'onde
del greco mar da cui vergine nacque
Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l'inclito verso di colui che l'acque
cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.
Tu non altro che il canto avrai del lio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.
Io non potrò mai piu' toccare le sacre sponde dove il mio corpo da piccolo giacque; o Zante mia, che ti rispecchi nelle onde del mare greco dal quale nacque la dea vergine Venere, e rese feconde quelle isole attraverso il suo primo sorriso, motivo per cui l' alta poesia di Omero non potè non parlare del tuo limpido cielo, e delle avventure di Ulisse per il mare governato dal fato e l' esilio di colui, bello per la fama e per la disgrazia, che è arrivato alla fine a baciare la sua Itaca piena di pietre. Tu Zacinto non avrai altro che la poesia del tuo lio, a noi il destino ha ordinato una sepoltura senza lacrime.
E' stato composto tra il 1802 e il
- codice classico: l'eroe classico, positivo, conclude felicemente le proprie peregrinazioni,
- codice romantico: l'eroe romantico, negativo, non conclude felicemente le proprie
peregrinazioni.
Sono due concezioni profondamente diverse una riferita all'età classica, l'altra tipica dell'età moderna. La sepoltura del Foscolo sarà allora illacrimata, poiché nella condizione di esule, è costretto a morire lontano dai propri cari a causa di una situazione sociale assai negativa.
La sintassi, più ampia, è compresa in più strofe. Il periodo infatti dure tre strofe ed è unito da congiungimenti sintattici e enjambements. Lo schema ritmico viola quindi lo schema tradizionale del sonetto che vede la coincidenza di schemi sintattici e strofe. Il poeta mira più che altro a costruire un discorso che si modelli sull'andamento inquieto della passione soggettiva. Per questo la sintassi tortuosa sta a riprodurre l'errare dei due eroi.
Zacinto evoca inoltre l'idea di maternità (Venere stessa implica l'idea di fecondità). Il ritorno alla terra natia per esservi sepolto sarebbe anche un ritorno al grembo materno, alla sicurezza originaria. Ma poiché Venere e zacinto sorgono dalle acque , connessa intimamente con l'immagine materna è l'acqua datrice di vita. Inversamente la morte lontano dalla terra materna è privazione di acqua "illacrimata sepoltura". L'acqua è quindi un tema centrale del sonetto a cui alludono tutte le rime.
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