Walter Scott ha trovato un
continuatore che, sia pure in una sola opera, ne ha sviluppato in modo
grandioso e originale le tendenze e lo ha superato in più aspetti.
Alludiamo naturalmente ai Promessi sposi di Alessandro Manzoni. Lo stesso
Walter Scott ha riconosciuto questa grandezza di Manzoni. Allorché quest'ultimo
a Milano gli disse di essere un suo discepolo, Walter Scott rispose che in tal
caso l'opera di Manzoni era la sua opera migliore 1 È però molto
caratteristico che, mentre Walter Scott poté scrivere tutta una serie di
romanzi sulla storia inglese e scozzese, Manzoni si sia limitato a quest'unico
capolavoro. Ciò non dipende certo da un limite del talento personale di
Manzoni. La sua capacità inventiva per l'intreccio, la sua fantasia nel
rappresentare caratteri delle più diverse classi sociali, la sua
sensibilità per l'autenticità storica nella vita interiore ed
esteriore dei personaggi sono qualità ch'egli possiede in grado almeno
pari a Walter Scott. Anzi proprio nella ricchezza e nella profondità con
cui sono delineati i caratteri, nella completa utilizzazione dei grandi
contrasti tragici per delineare la psicologia dei personaggi, Manzoni è
perfino superiore. Come creatore di ure individuali egli è un poeta
superiore a Walter Scott.Come poeta veramente grande egli ha trovato quel tema
in cui è superata la caratteristica oggettiva che rende la storia
italiana poco adatta per un vero romanzo storico che possa trascinare il
lettore e in cui i contemporanei possano rivivere il proprio passato. Egli
infatti, ancor più dello stesso Walter Scott, confina nello sfondo i
grandi avvenimenti storici, sebbene li delinei tutti con quella concretezza
dell'atmosfera storica di cui Walter Scott era stato il maestro. Ma il suo tema
fondamentale non è, come sempre in Walter Scott, una concreta crisi
della storia nazionale, bensì la situazione di perenne crisi di tutta la
vita del popolo italiano in conseguenza della divisione dell'Italia e del
carattere feudale-reazionario che le continue piccole guerre e la soggezione a
potenze straniere avevano impresso alle singole parti del paese. Manzoni
descrive quindi direttamente soltanto un episodio concreto della vita del
popolo italiano: l'amore, la separazione e il ritrovarsi di un giovane e di una
fanciulla, entrambi di condizione contadina. Ma nella sua rappresentazione il
fatto si sviluppa in modo da diventare la generale tragedia del popolo italiano
in una situazione di avvilimento e spezzettamento nazionale. Senza mai uscire
da una concreta cornice locale e temporale, da una psicologia condizionata
dall'epoca e dalla classe sociale, il destino dei due protagonisti diventa la
tragedia del popolo italiano in genere. Con questa grandiosa e profonda
concezione storica Manzoni crea un romanzo che per l'efficacia dei sentimenti
umani supera perfino il suo maestro. Ma se si considera l'intimo carattere
della materia trattata, si comprende come questo romanzo dovesse
necessariamente essere unico, e come una ripetizione non avrebbe potuto esser
tale che nel senso peggiore. Walter Scott, nei suoi romanzi riusciti, non si
ripete mai; infatti la storia stessa, la rappresentazione di determinate crisi
porta di volta in volta elementi nuovi. Questa inesauribile varietà di
argomenti non si offriva al genio di Manzoni nella storia italiana.
L'accortezza dello scrittore si manifesta nell'aver seguito l'unica via che
conduceva a una grande visione della storia italiana e nell'avere al tempo
stesso compreso rime ivi la perfezione era raggiungibile solo in un singolo
caso.