Bacchides
«Le [due] Bacchidi»
Il giovane
Mnesiloco, inviato dal ricco padre Nicobulo in viaggio d'affari ad Efeso,
s'innamora di una ragazza di Samo, Bacchide II. Un soldato, Cleomaco, pure lui
di passaggio da questa città, ingaggia per un anno la ragazza e se la
porta ad Atene, dove la giovane si appoggia alla sorella gemella che qui
risiede e "professa", Bacchide I (è detta "I" perché di fatto entra in
scena e prende la parola prima della sorella, detta perciò "II"). Mnesiloco,
trattenuto all'estero, scrive all'amico Pistoclero, incaricandolo di rintracciare
la ragazza. Pistoclero si impegna con successo, trova Bacchide II e si
innamora, con sommo disappunto del pedagogo Lido e del padre Filosseno, di
Bacchide I. Intanto torna ad Atene Crisalo, il servo astnto di Mnesiloco e,
rifilando al vecchio padrone Nicobulo una fantasiosa storia di ospiti spergiuri,
pirati e banchieri, riesce a trattenere dal ricavato della spedizione ad Efeso
la somma necessaria a riscattare Bacchide Il, somma che consegna al padroncino,
tornato a sua volta ad Atene. Questi però sorprende un dialogo tra Lido
e Filosseno, ne deduce che Pistoclero lo ha tradito innamorandosi a sua volta
di "Bacchide" e, in preda all'ira e allo sconforto, restituisce la somma al
padre Nicobulo. Quando Mnesiloco apprende la verità (di Bacchide ce
ne sono due!), tutto sarebbe perduto se Crisalo non escogitasse un secondo,
intricatissimo inganno ai danni di Nicobulo: gli fa credere che Cleobulo,
sopraggiunto nel frattempo, sia il marito di Bacchide II: che cosa farà
quel militare scalmanato a Mnesiloco se lo sorprenderà a gozzovigliare
(come sta di fatto facendo) con la sua diletta sposina? Così, tutto si
aggiusta. Nel finale, i due vecchi padri. Nicobulo e Filosseno, organizzano una
spedizione punitiva contro le corruttrici dei loro prediletti Mnesiloco e
Pistoclero, ma le due donne accalappiano anche loro e li trascinano dentro ad
animare il già splendido festino. È l'unica commedia latina di
cui si possegga, anche se solo parzialmente, il testo del modello greco: il Dìs exapaton ("Il doppio
inganno") di Menandro. Dei molti cambiamenti apportati da Plauto, il più
importante è costituito dal potenziamento della ura del servo furbo
Crisalo, novello Ulisse.