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CORNELIO TACITO
Vita: Ci sono tre principali dubbi riguardo al più grande storico della latinità:
prenome: Publius o Gaius;
date: tra il 54 e il 58 quella di nascita e tra il 117 e il 120 quella di morte;
città di nascita: Roma (dove passa la maggior parte della sua vita, Terni (di cui parla) o in Gallia (perché un suo parente, che è governatore di quella regione, afferma che tutta la sua famiglia viene da lì).
Si conosce poco della sua vita perché egli, al contrario di quanto fa Plinio, non parla della sua vita privata, ma, essendo uno storico, esprime solo il suo pensiero. Si sa però che vive a Roma fin a moto giovane, studia retorica e intraprende la carriera politica sotto Vespasiano, continua sotto Tito e Domiziano, che, nonostante sia giudicato il princeps peggiore della storia di Roma, ne ha migliorato la posizione. Si spossa molto giovane con la lia di Giulio Agricola, comandante militare a cui Tacito dedica un'opera Nel 97 è console, l'anno seguente è proconsole in Asia e muore in una data incerta tra il 117 e il 120.
Opere: Al contrario delle notizie biografiche, si hanno tutte le sue opere, anche se delle due più importanti ci sono pervenuti solo dei frammenti:
Ø De vita Iulii Agricolae (o Agricola): scritta nel 98 in 46 moduli; parla della vita del comandante, affrontando tematiche militari, politiche, personali ed etiche. I critici quindi la giudicano diversamente:
opera politica: vuole che Agricola sia un modello per gli uomini politici;
opera morale: elenca le qualità di Agricola;
opera militare: dà suggerimenti sulla formazione dell'esercito.
Ø De origine et situ Germaniae (o Germania): scritta nel 100 in 46 moduli distinti in:
dall'1° al 6°: origine dei Germani e struttura geografica della regione;
dal 7° al 27°: imprese militari dei Germani, contro i romani (Mario, Augusto) e la loro struttura politica;
dal 28° al 46°: esame di una settantina di tribù.
Anche quest'opera è classificata in diversi modi:
saggio storico: i romani erano appassionati di cultura storica;
opera politica: è come se a volte volesse mettere in guardia Traiano contro la pericolosità dei Germani;
tentativo di contrapporre la civiltà pura dei Germani e la corruzione della società romana; in genere però Tacito mostra di non amare i Germani, anzi li teme ma li usa per denunciare i difetti della società romana.
Ø Dialogus de Oratoribus: scritta nel 102 in forma di dialogo tra diversi oratori, tra cui Marco Apro, Curiazio Materno, Giunio Secondo e Dipsanio Messala, tutti maestri di oratoria di Tacito, che parlano della base culturale che deve avere un buon portatore (studio degli autori greci e latini, della filosofia, della storia e della poesia) e della degenerazione dell'oratoria, dovuta, secondo Dipsanio Messala, alla corruzione morale, mentre per Tacito è causata dalla mancanza delle libertà repubblicane che provoca una mancanza di contenuti. Tacito infatti è repubblicano e questa sua idea politica condiziona il suo pensiero critico, anche se accetta il principato come "male inevitabile".
Ø Historiae: Abbiamo solo dei frammenti è una ricerca di storia contemporanea, quindi parla sia come storico che come testimone, con anche una partecipazione emotiva agli avvenimenti. Sono 12 libri, ma ci sono pervenuti solo i primi quattro e parte del quinto. Tratta la storia dal 68 al 96, perché sia Galba che Nerva vollero il principato elettivo per adozione, anche se il primo fallì; a noi perviene solo quello che riguarda la storia dal 68 al 70.
Ø Annales: tratta gli avvenimenti, anno per anno, tra il 14 e 68, cioè attraverso la dinastia Giulio-Claudia; erano 18 libri, ma a noi pervengono solo i primi 4, il 6° e dal 12° al 15°, oltre a vari frammenti degli altri, quindi quello che riguarda principalmente Tiberio, Claudio e Nerone, che egli definisce, rispettivamente, un simulatore, anche a causa del governo di Elio Seiano,, un succube (delle due mogli Messalina e Agrippina) e un folle (salva solo i primi anni di governo di Nerone, perché è affiancato da Seneca e Afranio Burro); nonostante le loro intenzioni fossero buone, rivolte alle classi più umili, degenerano anche a causa di una malattia mentale.
Pensiero a proposito della storia: Domiziano è considerato l'imperatore peggiore e questo giudizio condiziona il suo pensiero a riguardo della storia, vista come un processo verso una forma di degenerazione e corruzione sempre maggiore; l'ultimo componente della dinastia Flavia è proprio il prodotto di questo processo storico, perché riassume tutte le forme di corruzione di Roma. Capisce tuttavia che il nuovo periodo può condurre verso un miglioramento della società, perché per Tacito il principato è l'unica forma di governo possibile per un periodo simile, perché l'impero è troppo vasto per essere comandato da diversi uomini, che avrebbero combattuto per la sete di potere. La costituzione romana è la migliore possibile, infatti, a sbagliare sono gli uomini, che scelgono delle persone incapaci per governarli. Importante è anche la libertà, che rende le persone dei cittadini e non sudditi,m oltre che riconoscere l'aristocrazia senatoria. Anche quest'ultima va riformata perché costituita da persone incapaci e senza personalità, volgari e servili; il servilismo è, secondo Tacito, la causa prima della degenerazione del principato in dittatura (come con Cesare, che ha approfittato di un momento storico debole); la repubblica invece rischia di degenerare nell'anarchia. Quindi ci sono due provvedimenti da prendere:
i grandi politici devono cambiare mentalità e unire tutte le qualità in sé (morali, politiche e militari), ridefinendo le qualità e il ruolo del principe;
i cittadini, che sono degeneri e corrotti, devono tornare al mos maiorum.
La storia viene quindi contemporaneizzata da Plinio, che la definisce non quid factum (cioè ciò che è avvenuto) ma quid faciendum (cioè ciò che deve accadere): quello che è successo non è a sé stante e lontano, totalmente concluso, ma ha delle ripercussioni nel presente e deve quindi essere preso a modello e imitato.
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