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Caratteristiche del filosofo (Seneca)
Quid
vocentur Latine sophismata quaesisti a me. Multi temptaverunt illis nomen
inponere, nullum haesit; videlicet, quia res ipsa non recipiebatur a nobis nec
in usu erat, nomini quoque repugnatum est. Aptissimum tamen videtur mihi quo
Cicero usus est: 'cavillationes' vocat. Quibus quisquis se tradidit
quaestiunculas quidem vafras nectit, ceterum ad vitam nihil proficit: neque
fortior fit neque temperantior neque elatior. At ille qui philosophiam in
remedium suum exercuit ingens fit animo, plenus fiduciae, inexsuperabilis et
maior adeunti. Quod in magnis evenit montibus, quorum proceritas minus apparet
longe intuentibus: cum accesseris, tunc manifestum fit quam in arduo summa
sint. Talis est, mi Lucili, verus et rebus, non artificiis philosophus. In
edito stat, admirabilis, celsus, magnitudinis verae; non exsurgit in tas
nec summis ambulat digitis eorum more qui mendacio staturam adiuvant
longioresque quam sunt videri volunt; contentus est magnitudine sua. Quidni contentus
sit eo usque crevisse quo manus fortuna non porrigit? Ergo et supra humana est
et par sibi in omni statu rerum, sive secundo cursu vita procedit, sive
fluctuatur et <it> per adversa ac difficilia.
Tu vuoi sapere come si chiamino in latino i sophismata.
Si è spesso tentato di trovare un sostantivo adatto, ma nessuno ha
attecchito;
evidentemente, poiché non era da noi recepito il concetto
e non era
nell'uso comune, si è respinto anche il termine.
Tuttavia il sostantivo più adatto mi sembra quello usato da Cicerone:
cavillationes. Chi vi si dedica, tesse questioncelle davvero acute, che non
servono, però a vivere: non diventa più forte o più
temperante o più nobile. Se uno, invece, esercita la filosofia per
migliorarsi, diventa magnanimo, pieno di fiducia, e appare insuperabile e
superiore a chi gli si accosta. Capita così con le alte montagne: a
guardarle da lontano sembrano più basse, ma avvicinandosi si vede quanto
siano elevate le loro cime. Così è, Lucilio mio, il vero
filosofo: tale a fatti, non con raggiri. Sta in alto, degno di ammirazione,
fiero, veramente grande; non si alza sulla pianta dei piedi, non cammina sulle
punte come le persone che cercano di aumentare con l'inganno la loro statura e
vogliono sembrare più alte di quanto non siano; è contento della
sua altezza. E perché non dovrebbe essere contento di essere cresciuto fino al
punto in cui la fortuna non può raggiungerlo? È, dunque, al di
sopra delle vicende umane, uguale a se stesso in ogni situazione, sia che il
corso della vita proceda favorevole, sia che ondeggi e avanzi tra
avversità e ostacoli.
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