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Catullo
- La vita
Catullo
nacque a Verona nell'87 a.C. (666 ab U.c.) da una famiglia benestante e
morì tra il 58 e il 54 a.C.
Probabilmente non ancora ventenne, si recò a Roma per perfezionare la
propria istruzione; qui, iniziò a frequentare i poetae novi, che stavano
perfezionando la poesia romana sulla base del rinnovamento di quella greca
ellenistica (Catullo è il primo che desume l'introspezione psicologica
dalla cultura greca).
Durante la sua vita, Catullo decise di non partecipare alla vita politica e
neanche il viaggio in Bitinia, intrapreso nel 57 a.C., segnò l'inizio di
una carriera in quell'ambito.
L'evento più significativo e anche distruttivo della sua vita fu
l'incontro con Lesbia, una donna di facili costumi il cui vero nome era Clodia
(fornitoci dalle fonti di Apuleio). La loro relazione fu molto turbolenta,
dominata da tradimenti, gelosie e anche intensi attimi d'amore; egli
morì prematuramente all'età di trent'anni.
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Le opere
Il Liber
catulliano è una raccolta di 116 carmi, divisi per tipologie; esso venne
pubblicato postumo dall'amico Cornelio Nepote e non segue né ordine
cronologico, né le vicende biografiche del poeta, né l'epoche di composizione,
ma semplicemente un ordine metrico, impartito probabilmente dallo stesso
Nepote.
Esso è diviso in:
- nugae (dall'1 al 60), che sono caratterizzate da versi di vario metro e
presentano i due temi principali della poesia catulliana: l'amore per Lesbia e
il rapporto con la cerca dei conoscenti;
- carmina docta (dal 61 al 68), che sono anch'essi in metri vari e
caratterizzati da un forte impegno letterario:
61-62) due epitalami
63-64) due epilli (carmi epico-narrativi)
65) la dedica a Ortalo
66) una traduzione della "Chioma di Berenice" di Callimaco
67) un dialogo con la porta di una casa veronese, che custodisce i segreti di
chi l'ha abitata
68) la prima grande elegia (poesia legata ad un rimpianto);
- epigrammata (dal 69 al 116), costituiti da distici elegiaci, che riprendono i
temi delle nugae.
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L'ambiente letterario
I poetae
novi erano una cerchia esclusiva, aristocratica, raffinata e anticonformista di
amici, che vivevano di poesia e di amori liberi. Essi erano completamente
indifferenti alla vita politica soprattutto perché l'epoca in cui vissero era
lacerata da contrasti civili e caratterizzata dalla violenza di parte; inoltre
ciò che disgustavano di più era il fatto che la logica prevalente
era quella dell'accordo momentaneo tra le parti, finalizzato alla spartizione
del potere, ma in realtà considerato dai singoli come strumento per
arrivare all'affermazione della dittatura militare.
La novità dei poetae novi stava nella percezione di un profondo disagio,
che non permetteva più di condividere le antiche virtù, ma
neanche di accantonarle; si parla infatti di "rifondazione delle antiche
virtù".
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La concezione dell'amore
Il tema
principale del Liber catulliano è l'amore, inteso come amore passione,
forza devastante che è assolutamente irrazionale, in cui si alternano
costantemente gioie e dolori. Nelle sue poesie, e la forza dirompente
della passione come nel carme 51 ispirato a Saffo, il tentativo di isolare e
classificare il legame amoroso nell'antitesi amare e bene velle del carme 72 e
la coesistenza degli opposti nel carme 85 odi et amo. Superata la concezione
della donna come sposa onesta e madre affettuosa, egli conferisce un nuovo
ruolo ad ella, le attribuisce una personalità libera e autonoma.
Egli rifonda la morale dell'amore, riprendendo le antiche virtù della
fides, pietas e castitas e identificando la relazione passionale con un foedus
amoroso, cioè un patto da rispettare religiosamente, basta sulla fides,
intesa come promessa di fedeltà scambiata dagli amanti (carme 87).
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La poetica
Come si
è detto, la lirica di Catullo matura nell'ambiente dei poetae novi, che
facevano dell'otium la loro professione di vita e di letteratura.
Il cambiamento che loro volevano attuare nella lirica del tempo presupponeva un
contatto con la letteratura greca ellenistica, che per opera di Callimaco
prediligeva la poesia breve, elegante e corta, nella quale si potesse eseguire
l'impegnativo labor limae, che prevedeva la ricerca di parole espressive e
raffinate che caratterizzavano il culto del bel verso. Il poeta fu il primo a
desumere dalla cultura greca l'introspezione psicologica, per la quale nei carmina
esprimeva i suoi sentimenti, giudizi ed esperienze.
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La lingua e lo stile
La lingua
utilizzata da Catullo proviene del sermo familiaris (o anche vulgaris), ovvero
il linguaggio dei vezzeggiativi familiari, più vicino alla realtà
e atto a rendere la tenerezza del linguaggio amoroso o l'ironia nei confronti
degli amici e dei rivali. Molto frequenti sono le espressioni di uso
quotidiano, tratte dal parlare corrente a livello sia lessicale (es. bella
invece di pulchra) sia sintattico.
Tuttavia, molte volte egli fa uso di termini dotti per conferire al testo una
certa eleganza che rende anche le espressioni di più intensa
passionalità in prodotti artistici. Inoltre, la sintassi è
attenta a rendere tutte le possibili sfumature espressive mediante il largo
impiego di ure retoriche come antitesi, anafore e ritmiche come enjambement.
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