DEVE IL SAGGIO DEDICARSI ALL'ATTIVITÀ POLITICA?
Soprattutto due scuole, degli Epicurei e degli
Stoici, discordano su quest'argomento, ma entrambe, in diversa maniera,
conducono all'ozio. Epicuro dice: "Il saggio non parteciperà
all'attività politica, a meno che non sarà accaduto qualcosa". Lo
stoico Zenone dice: " (sott. il saggio) Accederà all'attività
politica, a meno che qualcosa non gliel'avrà impedito". Uno si dirige
verso l'ozio di proposito, l'altro per necessità. D'altra parte quella
necessità ha un vasto campo di applicazione: se lo stato è troppo
corrotto affinché possa essere sanato, se è occupato da mali, il saggio
non si sforzerà in un lavoro superfluo. Se lo stesso (il saggio)
avrà poca autorevolezza o poche forze, e lo stato non avrà intenzione
di accoglierlo, se la malattia lo ostacolerà, come non metterebbe in
mare una nave sconquassata, così non accederà ad un percorso che
saprà (sott. essere) impraticabile. Dunque anche quello che ha tutte le
cose a posto, prima che affronti qualche sciagura, può rimanere al
sicuro e affidarsi subito alle buone arti e condurre una vita privata integra,
cultore della virtù che anche gli uomini meno attivi possono esercitare.