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Damone e Finzia
Damone e Finzia, filosofi Pitagorici e uomini di eccellente virtù, avevano stretto amicizia tra loro. Dioniso, tiranno Siracusano, avendo condannato una di queste persone e questo avesse ottenuto del tempo da lui affinché, prima che morisse, fosse ritornato a casa e che sistemasse le sue cose, l'altro non esitò a dare sé in qualità di garante per il ritorno dell'amico. Era liberato dal pericolo di morte colui che poco prima aveva la testa sottomessa; alla stessa spada aveva assoggettato la sua testa quello che poteva vivere sicuro. Allora tutti per primo Dioniso spiavano la novità e l'esito incerto della cosa. Poiché era prossimo il giorno stabilito né quello essendo ritornato, il tanto temerario garante condannava ognuno di stupidità, ma quello proclamava di non essere in apprensione per la fermezza dell'amico: infatti nello stesso momento e ora sopraggiunse da Dioniso l'altro con le leggi.
La singolare operosità
Catone fu in ogni cosa di singolare operosità, infatti fu sia abile agricoltore sia conoscitore del diritto sia grande comandante dei quali studi sebbene li aveva raggiunti vecchio di 50anni, tuttavia in questi fece progressi tanto che completamente nessuna cosa può essere trovata, né dai Greci, né dagli Italici che a lui sia stata sconosciuta. [ . ]
Sin dall'adolescenza fece orazioni, nelle quali aveva riconosciuto molto vigore; da vecchio si diede a scrivere storia. Di quelle sono i libri, dei quali il I° contiene le imprese dei re del popolo romano, il II° e III° contengono quale sia stata l'origine delle singole città Italiche, per la quale cosa tutti i libri sembra che abbia chiamato "Origines". Nel IV° invece c'è la prima guerra punica, nel V° la seconda. Allo stesso modo i resti delle guerre accomnarono fino alla pretura a Servio Golba che lacerò i Lusitei. Inoltre non nominò i comandamenti di queste guerre, ma indicò senza nomi alle cose.
Ma in tutti i suoi libri e molta cura e diligenza, nessuna dottrina. Ma Catone invece mi sembra importantissimo il fatto che dall'adolescenza fino all'età estrema la causa della repubblica non lascerà affrontare con inimicizia.
Antioco
E' dovere di un buon imperatore offrire esempi di limitazione e moderazione , perché ai militari inte cosa faccia o di quali usanze sia l'imperatore.
Adesso mi viene in mente Antioco, re della Siria, che contro i Romani condusse in Grecia tante truppe quanto mai nessun imperatore in Oriente. Tuttavia, questo sconfitto dai Romani , perché egli stesso e il suo esercito avevano dimenticato la disciplina militare. Infatti, avanzato a Calcide, sedotto dall'amore di una fanciulla di aspetto straordinario quasi come fosse nel mezzo di una pace, celebra le nozze e, dimentico della guerra, trascorse il resto dell'inverno in banchetto e ozio, tralasciando la cura di tutte le circostanze.
Quella stessa vita sfarzosa allettò gli ufficiali che erano stati posti al comando dovunque negli accampamenti invernali nella Beozia. In quella stessa lasciarono andare anche i militari, né servizi di vigilanza, né qualcuno fece ciò che era proprio del lavoro e dell'obbligo militare, ma si dimenticò di ogni conoscenza militare.
E così all'inizio della primavera, dopo che, il re giunto a Cheronea
Poco, sconfitto verso Termopiri, fu espulso dalla Grecia da Manio Acilio Gabbione, console romano, e la maggior parte dei suoi militari furono o presi o uccisi in quella stessa battaglia.
Nessun luogo è più dolce della patria
Tutte le cose sono nella guerre ai civili, ma niente è più misero della stessa vittoria che, sebbene viene ai migliori, rende gli stessi [ . ] feroci e [ . ] prepotenti: moltissime infatti, dopo la vittoria, sono le cose da fare dal vincitore, anche se contro voglia, affinché il giudizio soddisfaccia e favorisca di quelli che ebbe in guerra come soci e fautori.
Se dunque fu di grande animo, non essere supplice del vincitore e porre [ . ] tra le cose trascurabili e prenderti maggior cura della repubblica, vedi che non sia di animo superbo or dunque respingere la libertà del vincitore.
Ora infatti nessun luogo deve essere a sé più dolce della patria e non devi amare di meno quella poiché è malridotta, ma piuttosto avere compassione, né quella ormai privata di molti uomini illustri, privare persino del tuo ausilio.
Se è meglio essere privo di una patria più degna [ . ] la quale le armi contro
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