latino |
De Officiis, Liber I, Cap. da 93 a 96
Resta da trattare di una sola ed ultima parte dell'onestà, nella quale si capisce il pudore e quasi come ornamenti della vita, la temperanza e la moderazione e la completa padronanza dei moti delll'animo e la misura di ogni cosa. In questa parte è compreso quello che in latino si può dire decoro, infatti in greco il decoro è detto prepon. La sua natura è tale da non potere essere separata dall'onesto; d'altra parte quale differenza ci sia tra l'onestà e il decoro, si può più facilmente intuire che spiegare. Infatti qualunque cosa c'è che sia decorosa, quella si manifesta quando sia preceduta dall'onestà. Quindi non solo nella temperanza della quale in questo luogo bisogna disquisire ma il decoro appare anche nelle tre parte precedenti. Infatti è cosa conveniente fare saggio uso della ragione e della parola, compiere con ponderatezza la proprie azioni, e in ogni cosa vedere che cosa ci sia di vero e rispettarlo, e invece lo sbagliarsi, l'errare, il cadere in fallo, il lasciarsi ingannare è altrettanto sconveniente che il delirare e il perdere senno; e tutte le cose giuste sono decorose, al contrario le azioni ingiuste, come sno turpi, così cono sconvenienti. Le stesse argomentazioni valgono per la fortezza. Infatti tutte le azioni compiute virilmente e con magnanimità, quelle appaiono degne per l'uomo e decorose, invece, come sono disoneste, così offendono il decoro. Per la qual cosa è pertinente senza dubbi ad ogni parte dell'onestà ciò che dico, il decoro, ed è così pertintente che non si scorge per via di qualche ragionamento astratto, ma è in piena evidenza per tutti. C'è infatti un qualcosa che è decoroso e ciò si capisce in ogni virtù; e questo può essere separato dalla virtù più in teoria che in pratica. Come la grazia e la bellezza del corpo non può essere prodotta dal valore, così ciò del quale parliamo, il decoro è bensì nel suo complesso mischiato con la virtù, ma si distingue da essa per astrazione e teoricamente. D'altra parte è duplice la sua partizione; infatti sia in generale capiamo un decoro, che dimora in ogni onestà, e un altro a questo subordinato, che riuarda le singole parti dell'onesto. E il primo così all'incirca si è soliti definire che è decoro ciò che è conforme alla superiorità dell'uomo in quanto la sua natura si differenzia da quella degli altri esseri animati. Quella parte poi che è subordinata al genere, la definiamo tale che vogliono che sia decoro ciò che è così conforme alla natura che in esso appaiono moderazione e temperanza con un certo aspetto di signorilità.
Cicerone.
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