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EPISTULAE AD LUCILIUM (99)

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EPISTULAE AD LUCILIUM (99)


(7) Respice celeritatem rapidissimi temporis, cogita brevitatem huius spatii, per quod citatissimi currimus, observa hunc comitatum

generis humani eodem tendentis, minimis intervallis distinctum, etiam ubi maxima videntur: quem putas perisse praemissus est. Quid autem dementius quam, cum idem tibi iter emetiendum sit, flere eum, qui antecessit ?

(8) Flet aliquis factum quod non ignoravit futurum ? Aut si mortem in homine non cogitavit, sibi imposuit. Flet aliquis factum quod aiebat non posse non fieri ? Quisquis aliquem mortuum esse, queritur hominem fiusse. Omnis eadem condicio devinxit : cui nasci contigit, mori restat.

(9) Intervallis distinguimur, exitu aequamur. Hoc quod inter primum diem et ultimum iacet, varium incertumque est: si molestias aestimes, etiam puero lungum, si velocitatem, etiam seni angustum. Nihil non lubricum et fallax et omni tempestate mobilius ; iactantur cuncta et in contrarium transeunt iubente fortuna, et in tanta volutatione rerum humanarum nihil cuiquam nisi mors certum est. Tamen de eo queruntur omnes in quo nemo decipitur.






















(7) Considera come il tempo passa velocemente e come è breve questo terreno cammino che percorriamo in gran fretta; osserva questa schiera di uomini che tendono alla stessa meta, a brevissima distanza l'uno dall'altro, anche quando gli intervalli a noi sembrano lunghissimi: quello che tu credi sso ti ha solo preceduto. Ora dovendo percorrere anche tu quella via, vi può essere una stoltezza maggiore che piangere colui che è andato avanti?



(8) Può uno lagnarsi di un'avvenimento se sapeva che doveva avvenire? Se poi non sapeva che l'uomo è destinato a morire, ha voluto ingannare se stesso. Chi può dolersi di un fatto quando sa che è inevitabile. Lamentarsi per la morte di uno significa lamentarsi che quello sia stato un uomo. Siamo tutti soggetti a uno stesso destino: chi nasce deve morire.

(9) Anche se in tempi diversi la conclusione è sempre la stessa. Il tempo che passa fra il prio e l'ultimo giorno non è determinato e può variare: inrelazione agli affanni, è lungo anche quello di un bimbo; se si guarda la velocità degli anni, è breve anche quello di che vive fino alla vecchiaia. Non v'è niente che non sia labile, fallace e mutevole nel tempo: ogni cosa è instabile e al primo colpo di fortuna si volge al suo contrario, e in tanto agitarsi di umane vicende, niente è certo, tranne la morte. Tuttavia tutti si lagniano di questa, che è la sola a non ingannare nessuno.



















































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