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(TRATTI DAL LIBRO "LINGUA LATINA")
Fallimento di un assalto notturno.
Circa alla sesta ora i Cesariani arrivano a Ebro e dispongono l'accampamento. Il legato ordina di fermarsi, deporre i bagagli, piantare le tende, costruire una palizzata dall'accampamento all'acqua, fortificare l'accampameno con la palizzata, costruire dei fossati, disporre la trincea, disporre le difese nelle rive. Di notte i Pompeiani trovano un basso fondale, fanno passare le milizie di Ebro, eludono le sentinelle e irrompono nell'accampamento. Ammoniscono le sentinelle, che erano di presidio e gridano "all'armi!". I legionari Cesariani indossano la corazza e l'elmo, impugnano le spade, e cacciano i Pompeiani dai castelli. Il giorno dopo il legato dei Cesariani lascia una centuria a difesa come impedimento, conducono le milizie fuori dai castelli, esamina la natura del luogo e si avvicinano alla collinetta, dove i Pompeiani si erano radunati. Un grande numero di avversari spaventa gli animi dei Pompeiani, i quali voltano le spalle e fuggono.
I Belgi e i Celti abitano la Gallia e fra di loro differiscono per la lingua. Matrona e Sequana dividono i Celti dai Belgi. I Belgi distano molto dalla provincia, ignorano il commercio e il lusso e dimostrano grande audacia. I Belgi spesso facevano invasioni contro i Celti, attaccavano battaglia e prima da lontano lanciavano le frecce e le lance e poi assalivano con le spade da vicino e mettevano in fuga. Dopo la fuga dei Celti, i quali abitano sparsi per villaggi e si occupano l'agricoltura, i Belgi saccheggiavano e incendiavano le capanne, devastavano i campi e tornavano nei loro territori. Ma frattanto i Celti preparavano delle insidie contro i Celti e li tenevano lontani dal loro territorio e pertanto vi era un grande odio fra Belgi e Celti.
L'aquila, la faina e il cinghiale.
L'aquila costruisce il nido su un alto platano, la faina si ripara nel buco centrale, il cinghiale pone i suoi piccoli ai piedi del platano. La furba faina sale fino al nido dell'aquila e dice:"Guarda il pericoloso cinghiale, che tutti i giorni scava la terra: ha intenzione di rovesciare il platano e opprimere i nostri poveri piccoli". Dopo striscia sino alla tana del segoso cinghiale e dice:"I nostri li sono in grande pericolo: infatti l'aquila medita di lasciare il nido e rapire i nostri piccoli". Mentre l'aquila e il cinghiale restano nascosti nel nido e nella tana giorno e notte, la faina portava il cibo ai suoi piccoli grazie ai suoi frequenti attacchi notturni, il giorno però restava nascosta nel cavo paurosa. Infine l'aquila e il cinghiale muoiono per la mancanza di cibo e i piccoli della faina le procurano lussureggianti vivande.
Gli dei greci e romani.
Molti dei erano adorati dai Greci e dai Romani, specialmente Mercurio e Vulcano. Mercurio era il dio dei viaggi e dei commerci, delle ricchezze e dei furti. Anche le mense degli dei nell'Olimpo erano preparate da Mercurio e da lui erano serviti i cibi, in terra erano portate le sentenze, gli ordini, i comandi degli dei: infatti era il messaggero degli dei e prestava molti favori agli dei e alle dee. Era anche il dio degli Inferi perché conduceva con una grande verga le ombre dei morti verso il regno infernale. Da Mercurio non sono stimate solamente le scuole e i giochi, ma anche il commercio e l'eloquenza e il suono felice della lira e della cetra. Vulcano era un fabbro e viveva con i suoi aiutanti nell'officina dell'Etna, dove gli operai e i fabbri modellavano i metalli, e fabbricavano le armi e gli scudi.
Eutropio considera Tiberio un uomo pavido, un padrone crudele, e lo biasima con parole orribili. Velleio combatté a lungo con Tiberio in Germania, vedeva con gli occhi la perizia nella guerra, la giustizia con gli alleati e la clemenza nei prigionieri. Fortificava gli accampamenti con Tiberio, rifaceva le strade con l'imperatore, difendeva la riva del Reno, e ascoltava i consigli segreti del padrone nel pretorio e vicino al fuoco. Quindi dava una sentenza buona, né senza giusta causa. Eutropio trovava in antichi libri contro i fatti e le sentenze di Tiberio. Poi nei libri nascondeva spesso la rabbia e lo studio degli scrittori veramente fatti. Perciò, amici, credete alla memoria di Velleio, disprezzate la parola di Eutropio e l'impero di Tiberio, a lungo oppresso con invidia, finalmente apprezzate.
La fanciulla raccoglie i capelli sparsi nel nodo.
La tempesta agita gli alti platani e i popoli in pianura.
Claudio ha bisogno del bastone.
Le pupille della mia fanciulla risplendono.
O fanciulle, cingete la chioma con corone d'alloro.
La sentenza di Sabino supera le sentenze degli ambasciatori.
Perché le pupille dell'Italia, o villetta mia, non visiti?
Translatio, 67 (61)
Cesare pone l'accampamento vicino al muro.
L'empio non osi placare l'ira degli dei con le offerte.
Il tempietto è un piccolo luogo con altare, consacrato al dio.
I tori brucavano lontano i rigogliosi pascoli.
Amavo Pompeio Saturnino e lodavo il suo ingegno.
I druidi non ano i tributi.
Le capre raggiungono le rocce scoscese.
(Vi) Ammonisco, evitate il male.
I Romani portavano la guerra lontano dalla patria.
Gli Svizzeri sono superiori ai Romani in guerra.
Le foglie cadono sia in terra che in acqua.
I lampi risplendono nel cielo nuvoloso.
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