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Esordio Filosofico
Tutti gli uomini, che spirano a essere superiori agli altri animali, conviene che si adoperino con la massima forza, affinché non trascorrano la vita nel silenzio come le bestie, che la natura creò prone e obbedienti al ventre.
Ogni nostra forza è situata nell'anima e nel corpo: dell'anima utilizziamo più il potere, del corpo più l'obbedienza; una è a noi comune con gli dei, l'altra con le bestie. Perciò mi sembra più giusto cercare la gloria con le forze dell'ingegno che con le forze fisiche e, poiché la vita stessa di cui usufruiamo è breve, rendere il ricordo di noi il più duraturo possibile. Infatti la gloria delle ricchezze e della bellezza è fugace e fragile, la virtù è considerata illustre e eterna.
A lungo tra i mortali ci fu una grande discussione se l'arte militare riuscisse di più con il vigore del corpo o con il valore dell'animo. Infatti sia prima di cominciare bisogna riflettere sia, dopo aver riflettuto, bisogna agire opportunamente; così mancando entrambe di per se agiscono l'una con l'aiuto dell'altra.
Il ritratto di Catilina
Lucio Catilina, nato di nobili origini, fu di grande forza sia dell'animo sia del corpo ma di indole malvagia e depravata. A questo fin dall'adolescenza furono gradite guerre intestine uccisioni rapine discordie civili, trascorse in mezzo a queste la sua gioventù. Il corpo tollerante del digiuno del freddo della veglia più di quanto da chiunque è credibile. L'animo sfrontato ingannevole mutevole, simulatore e dissimulatore di qualsivoglia sentimento, abbastanza eloquenza poca sapienza. L'animo insaziabile desiderava sempre cose smoderate incredibili troppo alte. Questo dopo la dominazione di Lucio Silla era invaso dal grandissimo desiderio di impadronirsi della repubblica e non si curava affatto in quali modi ciò era ottenuto, purché egli acquisisse il potere. L'animo feroce era agitato sempre di più nei giorni per la scarsità del patrimonio familiare e per la coscienza dei delitti che entrambi con i suoi comportamenti, che sopra ho ricordato, aveva aumentato. Inoltre lo incitavano i costumi corrotti della città, che ospitavano due mali pessimi e diversi tra loro: la lussuria e l'avarizia.
Questo stesso argomento sembra esortarmi, poiché l'occasione mi ha ricordato dei costumi corrotti dei cittadini, a ritornare indietro e a esporre in breve gli istituiti degli antenati in pace e in guerra, in che modo abbiano avuto la repubblica w quanto grande l'abbiano lasciata, e come mutando a poco a poco si sia fatta da nobilissima e migliore a sciagurata e corrotta.
La carriera
Fin dalla prima giovinezza Catilina aveva fatto molte azioni empie, con un vergine nobile, con una sacerdotessa delle Vestali, altre di tal maniera contro il diritto divino e umano. Infine preso dall'amore per Aurelia Orestilla, della quale mai uomo dabbene lodò nulla fuorché la bellezza, poiché ella dubitava di sposare quello, temendo il liastro di età adulta, si ritiene per certo che, ucciso il lio, aveva reso la casa vuota per le scellerate nozze. Questa cosa in verità a me sembra soprattutto che fosse la causa dell'affrettare la congiura. Infatti l'animo impuro, nemico degli dei e degli uomini, non poteva calmarsi né nella veglia né nel sonno:e così la coscienza devastava la mente sconvolta. Allora il colorito esangue, gli occhi torvi, il passo ora rapido ora lento: insomma c'era la follia nella faccia e nell'aspetto.
Sempronia
Tra queste c'era Sempronia, che molto spesso aveva commesso misfatti di audacia virile. Questa donna fu abbastanza fortunata per le origini, per la bellezza nonché per il marito e per i li; istruita nelle lettere Latine e Greche, cantava con la cetra e ballava più raffinatamente di quanto conviene alle donne oneste, molte altre cose che sono strumenti della lussuria. Non distingueresti facilmente se risparmiasse meno il denaro o la reputazione; era così accesa dal desiderio che più spesso desiderava lei gli uomini di quanto era desiderata. Ella spesso prima d'allora aveva mancato la parola data, aveva negato di avere ricevuto un credito, era stata complice di un uccisione: per la lussuria e per la povertà era andata sempre più in basso. Eppure il suo ingegno non era inopportuno:sapeva comporre versi, divertire, esprimersi o con modestia o con dolcezza o con insolenza; insomma aveva molto umorismo e molta grazia.
Il campo di battaglia dopo l'ultimo scontro
Finito il combattimento, allora in verità avresti potuto vedere quanta audacia e quanta forza d'animo fosse nell'esercito di Catilina. Infatti per lo più il posto che ciascuno aveva preso da vivo combattendo, lo occupava con il corpo da morto. Pochi poi, che la corte Pretoria aveva diviso nel mezzo, erano caduti poco più lontano, ma tutti tuttavia per ferite ricevute nel petto.
Catilina in verità fu ritrovato lontano dai suoi tra i cadaveri dei nemici, che respirava ancora un poco e aveva in volto quella ferocia d'animo, che aveva avuto da vivo. Infine tra tutte le milizie né in combattimento né in fuga fu catturato alcun cittadino libero: così tutti allo stesso modo avevano risparmiato la propria vita e dei nemici. E tuttavia l'esercito del popolo Romano non aveva raggiunto una vittoria lieta e incruenta; infatti ciascuno dei più valorosi o aveva ucciso nel combattimento o era rimasto gravemente ferito. Molti poi che erano usciti dall'accampamento per vedere o per saccheggiare, rivoltando i cadaveri dei nemici avevano ritrovato alcuni un amico, altri un ospite o un parente; ci furono inoltre quelli che riconobbero i propri nemici. Così in modo diverso si agitavano per l'accampamento felicità, tristezza, lutto e gioia.
La secessione della Plebe
E così conclusasi bene in tre luoghi la guerra, ne la plebe ne i senatori avevano rinunziato alla cura dell'esito degli affari interni; gli usurai avevano preparato con tanta influenza e abilità, che ingannarono non solo la plebe ma anche lo stesso dittatore. Infatti Valerio, dopo il ritorno del console Vetusio, tra tutte le proposte di legge trattò per prima in senato quella a favore del popolo e propose cosa si doveva deliberare dei debitori. E la quale richiesta essendo stata respinta disse:<< non piaccio come promotore della concordia. Fra poco desidererete, che Giove mi aiuti, che la plebe romana abbia patroni simili a me. Per quanto mi riguarda, né deluderò oltre i miei cittadini, né sarò invano dittatore. Le discordie intestine e la guerra esterna hanno fatto si che la repubblica abbia bisogno della magistratura: la pace fuori è assicurata, dentro è impedita, interverrò alla lotta da privato piuttosto che da dittatore>>. Così uscito dalla curia abdicò la dittatura. Apparve chiaro alla plebe, che sdegnato per la sua sorte si fosse ritirato dalla magistratura, così pensando che avesse mantenuto fede alla parola data, poiché non era dipeso da lui, se non si era potuto mantenere la promessa, lo accomnarono verso casa con il favore e con le lodi.
L'apologo di Menenio Agrippa
La paura dunque prese i senatori, che se si fosse dimesso l'esercito, sarebbero ricominciate di nuovo adunanze segrete e congiure. Così, benché fosse stata fatta la leva dal dittatore, tuttavia, poiché avevano giurato nelle mani dei consoli, ritenendo che i soldati fossero ancora legati al giuramento, col pretesto di una ripresa di ostilità da parte degli Equi ordinarono che le legioni fossero condotte fuori dalla città. Con questo fatto fu accelerata la ribellione. E si dice che all'inizio furono agitati riguardo all'uccisione del console, affinché fossero sciolti dal sacramento; informati poi che nessun vincolo religioso potesse essere sciolto, per incitamento di un certo Sicinio, senza l'autorizzazione del console si ritirarono sul monte sacro - è al di là del fiume Aniene a tre miglia da Roma . Questa è più diffusa che quella di cui è autore Pisone, che fosse stata fatta sull'Aventino. - Qui senza nessun comandante, fortificarono l'accampamento con un terrapieno e un fossato, tranquilli, prendendo come vitto nessuna cosa se non necessaria, per parecchi giorni né subirono attacchi né attaccarono a loro volta.
C' era grande paura nella città ogni attività era stata sospesa per timore reciproco. La plebe abbandonata dai suoi temeva una violenza da parte dei senatori, i senatori temevano la plebe rimasta in città, incerti se preferissero che rimanesse e andasse via. Per quanto tempo poi sarebbe stata tranquilla la moltitudine, che si era allontanata? Cosa sarebbe successo poi, se nel frattempo fosse scoppiata qualche guerra esterna? Nessuna rimanente speranza certamente ritenevano se non nella concordia dei cittadini: questa a qualunque costo doveva essere ristabilita dalla città Piacque quindi di mandare alla plebe come portavoce Menenio Agrippa, uomo eloquente e caro alla plebe, poiché era discendente da quella. Si dice che questo introdotto nell'accampamento con quell'antico dire e in modo disadorno nient'altro che questo narrò:<< in un tempo nel quale nell'uomo le membra non costituivano ancora un tutt'uno armonico, ma ciascuna di esse aveva un suo modo di pensare e di parlare, le altre parti indignate di dover provvedere con il loro affanno, e con faticosi servizi a tutte le cose del ventre, ventre che tranquillo nel mezzo godeva di nient'altro che dei piaceri ricevuti, cospirarono quindi che né le mani avrebbero portato il cibo alla bocca, né la bocca si sarebbe aperta per prenderlo, né i denti che lo ricevevano lo avrebbero masticato.
Per questa ira, mentre volevano domare il ventre con la fame, le membra stesse insieme e tutti il corpo tutto erano ridotti all'estrema consunzione.
Quindi capirono che anche l'opera del ventre non era inutile: nutriva tanto quanto era nutrito restituendo a tutte le parti del corpo sangue - Componenti del sangue, Il plasma, I globuli rossi, I globuli bianchi, Le piastrine" class="text">il sangue, dal quale viviamo e riceviamo forza, distribuito equamente per le vene e arricchito dal cibo digerito>>.
Quindi
col paragonare che la ribellione interna delle parti del corpo fosse simile alla
rabbia della plebe nei confronti del senato, Menenio riuscì a farli
ragionare.
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