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GIULIO CESARE
VITA:
Sommo sacerdote di Giove, carica istituita dal re Numa Pompilio (Livio Ad Urbe condita, Libro I, cap. 20, 2). Questo sacerdozio, riservato ai patrizi, era una delle cariche più onorifiche della repubblica. Il flamine diale aveva un seggio in Senato ed il diritto di indossare la veste ricamata di porpora, come i magistrati (ibid.). Era preceduto da un littore e da un battistrada che avvertiva gli operai, al suo apparire, di sospendere ogni lavoro, perché questo era uno dei numerosi e curiosi interdetti della carica, come anche quello di non poter salire a cavallo, di non poter uscire fuori Roma (Livio Ad Urbe condita, Libro V, cap. 52, 13) ecc. La moglie del flamine, che doveva essere necessariamente essere patrizia, come lui stesso, partecipava a numerose cerimonie ed era circondata da uguale rispetto. Non poteva essere ripudiata e, alla sua morte, il flamine doveva dimettersi. Cesare era stato designato flamine, ma non fu mai insediato nella carica. Per un curioso destino, coloro (Silla) che volevano perseguitarlo togliendogli un sacerdozio, sommamente onorifico ma puramente religioso e pacifico, gli consentirono in seguito, col togliersi tutti gli interdetti, di dedicarsi alla politica e alle armi. F(i)lamen, inis - designa un sacerdote romano, recante un cappello con al cima di lana; gli antichi per questo facevano derivare flamen da filamen (= filamentum).
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