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Grazie, Simonide, per aver inventato l'arte della memoria! - Cicerone
È molto importante per un oratore ricordare
perfettamente tutti gli argomenti di un discorso nell'ordine prestabilito. A
tal proposito Cicerone racconta uno strano episodio che permise al poeta
Simonide di scoprire un sistema molto efficace per aiutare la memoria: quello
di collegare gli argomenti ai luoghi di un percorso ben preciso.
Gratiam habeo Simonidi illi Cio, quem primum ferunt artem memoriae protulisse.
Dicunt enim, cum cenaret Crannone in Thessalia Simonides apud Scopam fortunatum
hominem et nobilem cecinissetque id carmen, quod in eum scripsisset, in quo
multa ornandi causa poetarum more in Castorem scripta et Pollucem fuissent,
nimis illum sordide Simonidi dixisse se dimidium eius ei, quod pactus esset,
pro illo carmine daturum; reliquum a suis Tyndaridis, quos aeque laudasset,
peteret, si ei videretur. Paulo post esse ferunt nuntiatum Simonidi ut
prodiret; iuvenis stare ad ianuam duo quosdam, qui eum magno opere evocarent; surrexisse
illum, prodisse, vidisse neminem: hoc interim spatio conclave illud, ubi
epularetur Scopas, concidisse; ea ruina ipsum cum cognatis oppressum suis
interisse: quos cum humare vellent sui neque possent obtritos internoscere ullo
modo, Simonides dicitur ex eo, quod meminisset quo eorum loco quisque
cubuisset, demonstrator unius cuiusque sepeliendi fuisse; hac tum re admonitus
invenisse fertur ordinem esse maxime, qui memoriae lumen adferret. Itaque eis,
qui hanc partem ingeni exercerent, locos esse capiendos et ea, quae memoria
tenere vellent, effingenda animo atque in eis locis conlocanda; sic fore ut
ordinem rerum locorum ordo conservaret, res autem ipsas rerum efies notaret
atque ut locis pro cera, simulacris pro litteris uteremur.
Cicerone, De Orat. 2. 351-354
Ringrazio quel famoso Simonide di Ceo che, a quanto si dice1, inventò per primo l'arte della memoria. Dicono infatti che, mentre Simonide cenava a Crannone in Tessaglia a casa di2 Scopa, uomo ricco e nobile, e dopo che ebbe cantato3 quel carme che aveva scritto in suo (= di Scopa) onore, nel quale a scopo di ornamento4, secondo il costume dei poeti, erano state scritte molte lodi per Castore e Polluce, costui (= Scopa), con un comportamento davvero taccagno5, disse a Simonide che per quel carme gli avrebbe dato la metà di quello che era stato pattuito; chiedesse il resto ai suoi Tindaridi, se gli sembrava opportuno, visto che li aveva elogiati nello stesso modo. Raccontano che poco dopo fu annunciato a Simonide di uscire; alla porta (infatti) stavano due giovani che chiedevano di lui con grande insistenza; egli si alzò, uscì fuori, (ma) non vide nessuno: nel frattempo6 quella sala, dove Scopa banchettava, crollò; durante quel crollo lo stesso Scopa morì schiacciato insieme ai suoi parenti: poiché i parenti delle vittime7 volevano seppellirli e non potevano riconoscerli in alcun modo, perché erano surati, si dice che Simonide indicò8 ciascun uomo da seppellire grazie al fatto che ricordava in quale posto ciascuno di loro fosse seduto a tavola; messo così in avviso da questo fatto, si dice che abbia scoperto che è soprattutto l'ordine che fa luce alla memoria. Pertanto quelli che vogliono esercitare questa facoltà della (loro) mente, devono prendere dei luoghi e devono rafurare nella mente, e collocare in quei luoghi, quei concetti che vogliono tenere a memoria; così l'ordine dei luoghi conserverà l'ordine degli argomenti, mentre la rafurazione dei concetti indicherà i concetti stessi, e noi ci serviremo dei luoghi come della cera e delle immagini come delle lettere.
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