Il Classicismo Augusteo E Il
Nuovo Sistema Di Generi
Nell'età di Cesare si scoprono la soggetività e la
dimensione privata in contrasto con le tradizioni romane. Si affermarono la
poesia alessandrina e neoterica. Vengono soprattutto scritti: epilli mitologici
e poesie d'occasione (amorose), del lusus e della nuga. Il pensiero epicureo si
volgeva verso la dimensione individuale con conseguente disinteresse per la
vita pubblica. Anche nella storiografia non si trattava più di Roma,
bensì di avvenimenti: gesta del singolo o di una fazione. Differente
dagli altri era stato cicerone, che in effetti
si era trovato in conflitto col mondo. Bisognava riannodare il legame
tra civitas e letteratura (restaurazione di tragedia ed epica). I poeti
dovevano reintegrarsi nella vita sociale, recuperare il proprio senso civico à poeta vates. Molti poeti si erano
però formati sulle opere precedenti, ma dovevano sentire la
necessità di una svolta. Virgilio nelle Bucoliche rivendica il
passato,per poi passare alle Georgiche (idillo pastorale) e all'Eneide. Orazio
e Properzio invece utilizzano la recusatio per poi accogliere le istanze
augustee, l'uno con il Carmen Saeculare e l'altro con le elegie romane. Si
trattò di una convergenza di intenti e una libera rielaborazione dei contenuti
ideologici proposti da Augusto. Non fu un letteratura unicamente
proandistica e celebrativa, ma un accordo. I poeti sono consapevoli del
proprio ruolo devono solo conciliare esigenze diverse con l'impegno politico à equilibrio tra perfezione artistica e
meditazione.
Ci fu inoltre un mutamento di modelli si
amplia l'orizzonte letterario (ellenismo + poesia greca arcaica e classica) e
si rielaborano i propri modelli, ad es. L'Eneide risente sia dell'influsso
omerico che ellenistico, oppure le Metamorfosi di Ovidio (epos classico + poema
didascalico, epigramma, tragedia,..)
Ritorno all'epica (Virgilio), alla satira
(Orazio) e alla storiografia annalistica (Livio) Orazio emula i modelli greci,
l'unico settore trascurato è il teatro. Era cessata la spinta creativa,
il pubblico preferiva spettacoli più grezzi come il mimo.Augusto voleva
far rivivere il teatro tradizionale per il rapporto che poteva istituire col
pubblico. Orazio si dsinteressa del teatro, nella commedia operano G. Melisso (trabeatae,
indumento equestre) e Bacillo (pantomimo) entrambi protetti da Mecenate.Ancora
più deludente è la tragedia, Vario Rufo scrive il Thyestes
in cui il mito veniva sfruttato politicamente, premiato da Augusto. Ovidio si
prova con la Medea. Al di fuori del circuito augusteo ci fu il Brutus di
Cassio Parmense, eliminato da Ottaviano. L'influenza di Augusto sulle lettere
romane fu grande, dà nuova vita a epica e satira, crea un'atmosfera di
forte tensione creativa. Opere. Georgiche e Eneide di Virgilio, Storie di Tito
Livio, le Odi civili di Orazio, le Elegie di Properzio e i Fasti di Ovidio à Roma e sua funzione civile. Spesso
parlano della Roma primitiva. Nascono nuovi modelli formali classificati con
l'etichetta di "classicismo augusteo"
(nata in Germania il secolo scorso): ricerca di un equilibrio formale fondato
sulla misura e sull'armonia di un tono severo e nobilmente dignitoso, di uno
stile puro, chiaro e semplice. Richiamo mondo classico soprattutto in
architettura e scultura, l per conferire auctoritas e maiestas. Si
giunge al compimento del processo di appropriazione dei modelli greci de alla
coscienza di una pari dignità della letteratura romana rispetto a quella
greca à processo di emulazione e di superamento
dei modelli greci. Ovidio stende un canone dei poeti latini accanto a quello
dei grandi poeti greci. Roma diventa la nuova Grecia delle lettere e della
cultura. Nel 13 alla consacrazione dell'Ara Pacis entrano in un periodo
di involuzione : scandali, problemi dinastici, morte di molti scrittori. Augusto
s'incupisce e si attuano interventi repressivi e censori (Ovidio a Tomi e
inonda Roma di versi adulatori nei confronti del princeps). Dunque nella
seconda fase ci sono profondi mutamenti nei rapporti e gli scrittori iniziano
ad adulare eccessivamente Augusto. Ad es. Ovidio sembra solo preoccupato di
indicare al lettore il punto che la sua parola occupa all'interno del sistema
letterario à fatuità mondana, dopo l'esilio
è capace solo di fare lamenti da cortigiano.
I circoli poetici
Lo studio dei capolavori prodotti
nell'età augustea può facilmente eclissare le opere dei letterati
minori (alcuni, minori solo per la perdita dei testi) e soprattutto la vita
intellettuale della capitale, con i suoi 'dilettanti' di talento,
come Mecenate, Messalla, Asinio Pollione. Due autori ebbero diretta influenza
sul giovane Virgilio, Cornelio Gallo che, a giudicare dalle testimonianze
indirette, è senz'altro un'eminente voce poetica nel periodo storico tra
la morte di Cesare e la battaglia di Azio. Ai tempi delle Bucoliche (42-39 AC), Virgilio Gallo
è un autore ormai affermato, la sua produzione è il più
importante tramite fra la poesia neoterica e la poesia d'amore dell'età
augustea. Gallo, coetaneo di Virgilio (70-19 AC), termina prestissimo e
immaturamente la sua attività letteraria, infatti, muore suicida nel 26,
mentre si sviluppa la generazione degli elegiaci augustei. Poco più
vecchio di Virgilio, ma più longevo, è Vario Rufo, lodato da
Virgilio nelle Bucoliche. Rufo è tra gli amici che Orazio cita
più volentieri in tutto il primo libro delle Satire, è lui ad
introdurre il poeta presso Mecenate ed è l'uomo che Augusto sceglie per
il delicato compito di pubblicare il testo dell'Eneide dopo la ssa di
Virgilio. Vario, probabilmente vicino agli ambienti epicurei, è un
protagonista dell'ambiente letterario augusteo, si occupa di epica e, di certo,
compone una tragedia. Forti coloriture epicuree segnano la prima produzione di
Virgilio, l'opera di Orazio e un'atmosfera ed anche la vita privata di
Mecenate. Intorno a Mecenate (70-8
AC), gravita la generazione poetica augustea. Mecenate
è insieme un aristocratico e un 'borghese', infatti, è
un Aretino di nobilissima famiglia etrusca, ma, per sua libera scelta, come
cittadino romano, non progredisce mai oltre lo stato di cavaliere e non occupa
mai cariche ufficiali. Negli anni delle guerre civili Mecenate è stato
un importantissimo consigliere diplomatico e politico di Ottaviano e, dopo la
costituzione del nuovo regime, continua ostentatamente a non
'integrarsi' nel tradizionale sistema politico romano, del quale
Augusto, formalmente, pare assicurare la continuità. Aristocratico per
nascita, comune cittadino per scelta, amico disinteressato di Augusto e grande
uomo di potere nella realtà politica, Mecenate è ura
paradigmatica dei tempi nuovi. Il rifiuto delle cariche ufficiali coesiste con
un'intensa attività non ufficiale e con un ironico distacco dalle
'pubbliche virtù' del tradizionale uomo politico romano.
Mecenate ostenta il gusto del lusso e dei piaceri privati, l'estetismo, il
culto dell'amicizia privata, e non si cura di mascherare il carattere personale
della sua devozione al principe. Con straordinaria lucidità, Mecenate
promuove una letteratura 'nazionale', non una letteratura di massa
(le masse non leggevano libri), ma una letteratura a forte impegno ideale: le
Georgiche e l'Eneide di Virgilio, le Odi e le Epistole di Orazio. Il suo circolo,
fondato su stretti legami privati e individuali, mira, però, a una
letteratura di grande diffusione, non più ripiegata (come era stato
l'ambiente dei poetae novi)
su temi privati e su difficili elaborazioni d'avanguardia. Personalmente
Mecenate coltiva una poesia nugatoria, intimistica e ironica, senza ambizioni
letterarie e ancora più scarse sono le aspirazioni letterarie del
principe. Augusto è un protagonista politico troppo lucido e
disincantato per illudersi sui propri talenti letterari, anzi, allude
ironicamente ad un suo esperimento poetico, la tragedia Aiace, ammettendo che
il suo Aiace invece che di spada (come l'eroe di Sofocle) è morto di
spugna (la spugna per cancellare), non cerca dunque pubblicità per i
propri privati divertimenti letterari. Una autobiografia scritta
dall'imperatore e rimasta incompiuta, ebbe però una discreta
circolazione e, probabilmente, fu utilizzata dagli storici di età
imperiale. Si ricava l'impressione che Augusto avesse una cultura media e che
scrivesse con proprietà, ma senza particolari compiacimenti letterari.
Augusto, però, aveva, come Mecenate, un forte senso della proanda, il
suo autoritratto è consegnato alle Res
gestae, concluse poco prima della morte, avvenuta nel 14 DC-
L'opera, di estremo interesse storico e ideologico, non cerca di competere con
la diffusa narratività dei Commentari di Cesare. Si tratta, infatti, di
un testo destinato ad essere riprodotto in pubbliche iscrizioni e sopravvissuto
per via epigrafica. La testimonianza più importante viene dal Monumentum Ancyranum, ritrovato presso
Ankara, in Anatolia. Nelle versioni destinate ai paesi ellenizzati, il testo
era accomnato da una versione greca. In uno stile essenziale ed
apparentemente semplice, ma calcolatissimo nei toni, Augusto dichiara di aver
liberato la repubblica romana dal pericolo costituito dagli assassini di Cesare
e poi da Cleopatra. Le guerre civili sono descritte come
'liberazione' dell'Italia dai tiranni e dalle minacce esterne. Il
principe spiega con particolare cura che la fonte delle sue cariche è la
volontà del senato e del popolo ed enumera diffusamente i benefici e i
doni distribuiti a Roma e ai cittadini. Le Res
gestae Divi Augusti sono un testo di proanda ideologica e
politica. La ricchezza culturale dell'età augustea non si esaurisce
nella cerchia di Augusto e Mecenate. Asinio Pollione è testimone della
vitalità di una cultura non integrata nel nuovo regime. Pollione ha poco
da invidiare a Mecenate, ma ha scelto, in politica, la parte sbagliata,
sostenitore di Antonio, Pollione ha abbandonato la politica prima del disastro,
ritiratosi a vita privata, esercita una forma di dissenso culturale al nuovo
regime, distinguendosi per senso critico e impegno letterario. Fonda la prima
biblioteca pubblica di Roma nell'atrio del Tempio della Libertà e
incoraggia la consuetudine delle recitationes,
conferenze pubbliche che servivano a divulgare in anteprima i nuovi testi,
forse preoccupato per l'estinguersi della tradizione oratoria, conseguente al
nuovo assetto politico. Pollione è lodato da Orazio e da Virgilio nelle
Bucoliche (ma è assente nelle successive opere virgiliane) come autore
di tragedie. La sua opera più significativa furono le Historiae, andate perdute. Pollione
seppe affrontare il periodo di storia fra il primo triumvirato e la battaglia
di Filippi (42 AC),
un tema ancora sgradito a molti, inoltre si segnalò, per senso critico e
anticonformismo, opponendosi alla crescente diffusione di memoriali
tendenziosi, scritti nell'ottica dei vincitori. Più sfumata è la
posizione di Marco Valerio Messalla (64 AC- 8 DC), noto soprattutto per il suo
legame con il poeta Tibullo. Messalla ha precedenti politici complicati, milita
prima con i repubblicani uccisori di Cesare e poi con Antonio, ma sceglie al
momento opportuno un aggancio con Ottaviano e rie come uomo pubblico in
tutta l'età augustea, anche se non collegato alla più intima
cerchia del principe. Messalla esercita un autonomo patronato letterario e il
più noto dei suoi protetti, Tibullo, è un poeta poco inserito
nelle tendenze dominanti della letteratura augustea. L'influenza di Messalla
non è paragonabile a quella di Mecenate. Pare che Messalla sia stato
soprattutto un notevolissimo oratore, ma sono testimoniati anche numerosi
scritti di carattere erudito, grammaticale e retorico e poesie bucoliche in
greco. Presumibilmente, tutti i testi raccolti nel Corpus Tibullianum sono collegati alla cerchia di
Messala. In suo onore è composto il Panegirico tramandato nel Corpus, uno scritto d'occasione di
media qualità, dovuto certamente ad uno dei suoi protetti.