La morte di Achille
Achilles, victoria elatus, ad urbem ipsam adire ausus est. Cum iam portas
refringere incepissent, Apollo ei infestus occurrit. "Noli longius prodire, ne
quis immortalium te perdat.". At ille: "Cur Troianis auxilium tulisti? Ad
superorum sedes redi, ne manus tibi inferam, quamquam deus es". Quae cum
dixisset, pedem rettulit et Troianorum eos,
quos fors ei obtulerat, aggressus est, qui perterriti in omnes partes
ferebantur. Apollo autem ne verba illa temere dicta impune ferret, Paridem cohortatus
est ut sagittam in Achillis calcem immitteret. Hic mortiferum vulnus sibi
illatum sensit et Apollinem suae mortis auctore cognovit, cum recordatus esset
quid mater olim sibi praedixisset. Summis doloribus affectus, procubuit, sed ne
morti quidem cedens, rursus surrexit et
cladem hostium fecit, dum examinatus concidit.
Achille,
insuperbito per la vittoria, osò persino attaccare la città (di
Troia). Poiché avevano già iniziato a sfondare le porte della
città, Apollo apparve minaccioso davanti a lui. "Non avanzare più
a lungo, affinché qualcuno degli immortali non ti uccida". Ma quello (disse):
"Perchè hai prestato soccorso ai Troiani? Ritorna nella dimora degli
immortali, affinché io non ti metta le mani addosso, anche se sei un dio". Dopo
aver detto queste cose si ritirò e assalì quelli fra i Troiani
che la sorte gli aveva offerto e che, terrorizzati, scappavano da tutte le
parti. Invece Apollo, per non lasciare impunite quelle parole pronunciate
avventatamente, esortò Paride a scagliare una freccia nel tallone di
Achille. A questo punto comprese che gli era stata inferta una ferita mortale e
riconobbe Apollo con responsabile della sua morte, essendosi ricordato di
ciò che una volta sua madre gli aveva predetto. Tormentato da terribili
dolori, cadde a terra, ma non cedendo neppure alla morte, si alzò di
nuovo e fece una strage di nemici, finchè non
cadde privo di vita.